Stragi, torture e milioni di morti per fame nello Yemen sotto il tallone dell'Arabia Saudita...
L'Onu e le organizzazioni umanitarie internazionali lanciano appelli, rimasti inascoltati. Le pesanti complicità degli Stati Uniti.
Ayoub Mohammed Ruzaiq, 11, poses for a photograph at a garbage dump where he collects recyclables and food near the Red Sea port city of Hodeidah, Yemen, January 13, 2018. "We eat and drink the food that is thrown away," said Ayoub. "We collect fish, meat, potatoes, onions and flour to make our own food." REUTERS/Abduljabbar Zeyad SEARCH "FAMILY DUMP" FOR THIS STORY. SEARCH "WIDER IMAGE" FOR ALL STORIES.
Umberto De Giovannangeli
Per non dimenticare una guerra "dimenticata". Volutamente dimenticata, nonostante una tragedia umanitaria che eguaglia e per certi aspetti supera anche quella siriana. E per ricordare a chi ha vinto le elezioni in Italia di un impegno che va mantenuto. Lo Yemen è afflitto da una delle peggiori carestie mai viste al mondo negli ultimi anni, una piaga che si aggiunge a quella di una guerra senza fine. "Non è come la carestia che abbiamo visto in Sud Sudan all'inizio dell'anno, sofferta da decine di migliaia di persone. Non è come la carestia che costò la vita a 250mila somali nel 2011. È la più grande carestia che il mondo abbia mai visto in decenni, con milioni di vittime", spiega Mark Lowcock, sottosegretario generale agli affari umanitari e coordinatore degli aiuti per le emergenze delle Nazioni Unite.
Ecco alcuni numeri della catastrofe: più di 20 milioni di persone, inclusi 11 milioni di bambini, hanno bisogno di assistenza sanitaria. Almeno 14,8 milioni di persone non hanno accesso alle cure di prima necessità, i casi di colera sono arrivati a oltre 900mila e quelli di difterite a quasi 200. La popolazione è ridotta alla fame: 17 milioni di persone non sanno quando potranno avere il prossimo pasto e 400mila bambini sono malnutriti. Le più grandi organizzazioni umanitarie sono impegnate a far fronte a questa immane catastrofe, ma sanno che solo una soluzione politica, condivisa dalle potenze globali e regionali responsabili della guerra yemenita, può salvare la vita a milioni di persone. Ma questa soluzione è lontana dal determinarsi. Perché non è solo una guerra dimenticata, quella in Yemen. E' anche qualcos'altro. E di peggio. E' la vergogna dell'Occidente e in esso dell'Europa (Italia compresa). E' la sanguinosa riprova che alla base dello sfacelo mediorientale c'è la pervicace doppiezza di un "mondo libero" che non si limita, e già questo griderebbe vendetta, ad assistere silente al massacro di civili, ma quel massacro lo alimenta vendendo armi, e garantendo in sede Onu la copertura politica, all'attore regionale che attua un terrorismo di Stato.
Yemen, la vergogna dell'Europa. Yemen, dove l'Arabia Saudita perpetra da tempo crimini contro l'umanità. Ciò di cui non si parla, volutamente, nei consessi internazionali, è che dopo tre anni di operazioni militari si continua a morire nello Yemen nella campagna lanciata dalla coalizione panaraba guidata dall'Arabia Saudita, per rispondere alla minaccia posta dai ribelli Houthi, sostenuti a loro volta dall'Iran. L'anno scorso, rimarca Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, l'Arabia Saudita riuscì a convincere la maggioranza degli Stati del Consiglio Onu dei diritti umani a votare contro l'istituzione di una commissione internazionale sui crimini di guerra commessi in Yemen. Venne invece approvata una inutile risoluzione a sostegno della neo-istituita commissione nazionale yemenita sui diritti umani che, da quello che si è visto nel primo anno di attività, non stabilirà la verità né favorirà la giustizia.
Ma la Giustizia non si concilia con gli affari. Gli sporchi affari che l'Occidente continua a intessere con Riad. Affari miliardari. Nel suo viaggio in Medio Oriente, maggio 2017, il presidente Usa Donald Trump. ha avuto modo di fare il piazzista d'armi a Riad, con contratti che hanno raggiunto i 132 miliardi di dollari, con un obiettivo dichiarato di andare oltre i 380 miliardi. Non basta. I militari statunitensi si sono resi complici di torture, abusi e violenze contro sospetti terroristi, compiute dalle forze armate degli Emirati Arabi Uniti e dello Yemen sul loro territorio. È quanto emerge da un lungo reportage pubblicato dalla Associated Press, che sostiene il coinvolgimento di soldati americani negli interrogatori compiuti nelle prigioni segrete del Paese arabo. Le carceri sono controllate da ufficiali di Abu Dhabi e Sana'a e i dettagli che emergono dai racconti dei testimoni sono raccapriccianti. I prigionieri sono chiusi all'interno di container per spedizioni, cosparsi di feci e urina, bendati per settimane. E ancora, i sospetti sono picchiati e legati a una griglia circondata dal fuoco. A questo si aggiungono gli abusi a sfondo sessuale e interrogatori compiuti all'interno di navi segrete da parte di "esperti psicologi" ed "esperti di poligrafia" statunitensi. Secondo alcune testimonianze anonime rilanciate da Ap, sarebbero centinaia i sospetti terroristi, appartenenti alla rete di al Qaeda, finiti nella rete degli abusi e delle violenze delle carceri segrete in Yemen. Esse sorgono all'interno di basi militari, di porti, aeroporti, ville private e anche club notturni. Gli informatori riferiscono che gli abusi sono "una routine" e le torture inflitte "estreme". Altre fonti parlano di circa 2mila persone scomparse, che sarebbero ancora oggi rinchiuse all'interno delle carceri. Familiari, parenti, amici hanno promosso proteste e iniziative per la loro liberazione, finora invano. Attivisti e associazioni pro diritti umani non credono alla versione ufficiale dei vertici di Washington e del Pentagono, parlando di maldestro tentativo di lavarsi le mani e minimizzare responsabilità e coinvolgimenti.
Nell'inferno yemenita a essere colpiti sono innanzitutto i più indifesi. I bambini. I dati e le testimonianze raccolti da "Save the Children" a supporto di una campagna internazionale di sensibilizzazione lanciata da 6 organizzazioni internazionali - Action Contre La Faim, CARE, Intersos, Norwegian Refugee Council, Oxfam and Save the Children - danno conto di un orrore che non conosce limiti. E a essere alla guida della coalizione che questi crimini ha perpetrato, non è il Daesh ma un Paese che fa parte del consesso delle Nazioni Unite; un Paese col quale l'Occidente intrattiene floridi rapporti d'affari: l'Arabia Saudita. Le 6 organizzazioni internazionali hanno chiesto ripetutamente all'Onu di intervenire, di usare tutti gli strumenti di pressione politico-diplomatica per fermare la mano a Riad. La risposta del libero Occidente è stata di vendere ancora più armi ai sauditi. E tra queste armi che fanno strage di civili, ci sono anche bombe italiane, realizzate in Sardegna. Bombe della serie MK8, identificabili dalle matricole A4447, come rivelato da una inchiesta del New York Times. Lo scorso gennaio, la Germania ha deciso di stoppare la fornitura di armi ai Paesi coinvolti nella guerra in Yemen, e dunque in primis all'Arabia Saudita. In Italia, nel suo programma elettorale, il Movimento 5 Stelle, che il voto del 4 marzo ha indicato come primo partito, s'impegna, se avrà la guida del nuovo governo, di seguire l'esempio di Berlino e di quanto affermato da una risoluzione approvata dal Parlamento europeo che va nella direzione "tedesca". La speranza è che Di Maio e company siano di parola. In politica estera, sarebbe un buon inizio...
(HUFFPOST)
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