Sofia Zago morta di malaria, infermiera indagata: non cambiò guanti o siringa?...



TRENTO – Un’infermiera è indagata per la morte della piccola Sofia Zago, la bambina di Trento deceduta a 4 anni per malaria lo scorso settembre.

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Secondo quanto emerso dall’indagine conclusa venerdì 23 marzo, la morte di Sofia sarebbe stata causata da un errore umano: per questo è indagata un’infermiera degli Spedali Civili di Trento.

Sofia era stata trasferita là d’urgenza, dopo che la sua situazione clinica era inspiegabilmente precipitata. In quei giorni era ricoverata nella sua Trento per altre patologie e senza essere stata in Paesi dove la malaria è endemica. Prima di allora era infatti andata al mare in Veneto con la famiglia, dove era finita in ospedale a Portogruaro (Venezia), ma per altri problemi.

L’indagine ha via via liberato il campo da ipotesi diverse da un errore, andando a  cercare anche possibili zanzare vettore che fossero presenti nell’ospedale di Trento nel periodo di ricovero della giovanissima paziente. L’avviso di chiusura indagine poi è stato comunicato nei giorni scorsi all‘indagata per omicidio colposo, che peraltro è stata sentita dal pubblico ministero e ha negato la possibilità di un errore, ribadendo di avere seguito le procedure.

Fatto è che il momento del contagio sarebbe stato individuato nella giornata del 17 agosto, quando Sofia era ricoverata a Trento, contemporaneamente ad alcuni membri di una famiglia tornata dal Burkina Faso con i sintomi della malaria, tutti poi guariti.

Un giorno, quel 17 agosto, nel quale dal registro di pediatria risultano essere stati effettuati nove prelievi di sangue e sarebbe stato proprio questo il momento decisivo per il contagio, dunque per la vita della bambina di Trento. L’errore sarebbe avvenuto con il contatto di sangue infetto, a causa, forse, di guanti monouso non cambiati per distrazione o di un lavaggio della cannula della flebo che i pazienti avevano al braccio effettuato con la stessa siringa, anche in tal caso non cambiata per errore.

Circostanze che l’infermiera esclude, aggiungendo tra l’altro che il prelievo ai pazienti affetti da malaria e quello alla piccola non sarebbero avvenuti in sequenza, bensì con in mezzo a quelli ad altri bimbi. L’inchiesta però, supportata da una serie di perizie, chiude sull’errore umano, anche se non è scontato il rinvio a giudizio per l’infermiera, per cui la Procura dovrà decidere. Prima, in ogni caso, ci sono i venti giorni che la difesa ha a disposizione per decidere il da farsi...

(blitz quotidiano)

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