Il grande predatore muore di fame. L’orso ucciso dal clima che cambia...
Fa il giro del mondo il video del fotografo di Sea Legacy girato in Canada. “Tra 100 anni questa specie non esisterà più, vogliamo rompere l’apatia di tutti”
Non ce la fa più White. Gli arti non lo tengono più su. Si trascina allo stremo, inciampa sulle zampe molli e senza forze. Di lui e della sua maestosa immagine di Re delle nevi restano solo pelo bianco e ossa, mentre si accascia a terra negli ultimi giorni di vita. Il digiuno se lo sta mangiando vivo. Poco dopo queste ultime immagini del fotografo Paul Nicklen che lo ritraggono spettrale e scheletrico, la fame lo ucciderà.
Il più grande predatore della Terra, l’orso dell’Artico, non ha più il cibo sufficiente per nutrirsi. Il riscaldamento globale sta sciogliendo i ghiacci polari, costringendo le specie che vi abitano a percorrere grandi distanze, anche a nuoto, in cerca di qualcosa da mangiare. E la sofferenza di White (il nome è di fantasia, anche se per la fantasia in questa storia c’è ben poco spazio) sembra descritta dai suoi occhi neri semichiusi, che dicono che l’orso bianco si sta estinguendo, così come sta scomparendo un’immensa porzione della banchina polare sotto le sue zampe. Gli scienziati stimano la scomparsa della specie più amata dai bambini nell’arco di 100 anni. «Io penso ad una popolazione di 25 mila esemplari che morirà nello stesso modo», dichiara Paul Nicklen, fondatore della ong Sea Legacy, autore di un reportage video-fotografico sull’Isola di Baffin, in Canada, che aveva lo scopo di denunciare la condizione disastrosa dei ghiacci e degli oceani.
L’attivista, che è anche biologo, ha assistito agli ultimi momenti di vita dell’orso denutrito e rantolante, vittima del cambiamento del suo ecosistema. «Avevamo le lacrime agli occhi mentre filmavamo. Abbiamo scelto di condividere il video per rompere il velo di apatia della nostra società. Perché non ho fatto niente per aiutarlo? Avrei solo ritardato la sua morte, e poi non vado in giro con una pistola tranquillante o con 400 chili di carne di foca», ha spiegato in un’intervista al National Geographic. Senza contare che dare da mangiare agli orsi polari selvatici in Canada è illegale.
Uno studio pubblicato su Nature Climate Change rivela che c’è il 90% di probabilità che, entro la fine del secolo, le temperature medie mondiali cresceranno tra 2 e 4°. Se il mondo non ferma la folle corsa del suo surriscaldamento e non riduce le emissioni dei gas serra, non ci saranno ancora molte generazioni di bambini che potranno ammirare gli orsi polari.
Il video della lenta morte di White, postato su Instagram, ha invaso i social per un giorno, ma la commozione non basta. Il fotografo, che invita a sostenere la causa di Sea Legacy, spera che la sua testimonianza possa smuovere la politica a correre ai ripari, a riprogettare le economie su scala globale e a ridurre l’inquinamento galoppante. Che costringe gli orsi a camminare sulle coste per procacciarsi cibo, a mangiare uova di uccello, muschio, alghe e quello che trovano, come barboni dei ghiacci. Secondo gli scienziati canadesi, per ogni settimana di anticipo sulla fusione dei ghiacci, gli orsi perdono 10 chili di peso, hanno difficoltà ad allattare i cuccioli e le loro condizioni di salute diventano sempre più precarie. Per questo rimangono più a lungo sulla terra ferma, prolungando i periodi di digiuno. Fino a che non ce la fanno più...
(La Stampa.it)
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