Yemen, vergogna sul mondo...




Lo Yemen si sta disintegrando sotto lo sguardo complice dell’occidente.
Quando, in che momento e a quali condizioni una volontà internazionale può diventare abbastanza forte per dire “basta” a una guerra che viola tutte le regole prodotte da un secolo e mezzo di conflitti?
Colpe e interessi occidentali.



Diritti umani parenti poveri della diplomazia

Lo Yemen si sta disintegrando sotto lo sguardo passivo del resto del mondo: i colpi della guerra condotta dall’Arabia Saudita e alleati sunniti, la guerra civile sunniti sciiti in cui la prima vittima è la popolazione civile.
Quando, in che momento e a quali condizioni uno sdegno, una volontà internazionale può diventare abbastanza forte per dire “basta” a una guerra che viola tutte le “regole” prodotte da un secolo e mezzo di conflitti? Se lo chiede Pierre Haski, su L’Obsfrancese, e ce lo chiediamo con lui.
La situazione è così grave che si è formata una coalizione di 57 organizzazioni non governative internazionali tra le più importanti per chiedere alle Nazioni Unite di aprire un’inchiesta sugli abusi compiuti in questo paese dalle diverse fazioni.
Rivolte tradite delle primavere arabe
La lotta per il potere nello Yemen, conseguenza di una rivoluzione incompiuta, è servita da pretesto per formare, nel marzo del 2015, una coalizione condotta dalla vicina Arabia Saudita. Riyadh -sintesi su Internazionale- voleva dare una dimostrazione di forza all’Iran, accusato di essere dietro i ribelli houthi, e uno dei protagonisti della crisi yemenita. In gioco anche il prestigio personale del giovane principe Mohamed bin Salman, appena nominato ministro della difesa dell’Arabia Saudita. Il “risveglio sunnita” nei confronti dell’influenza iraniana in Libano, Siria, Iraq, Yemen, e una dimostrazione di forza personale nei giochi di potere della monarchia wahhabita. Nel giugno scorso Mohamed bin Salman è diventato il principe ereditario saudita ma il massacro nello Yemen continua.


Massacri tecnologici
Eserciti molto ben equipaggiati di Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti contro un paese tra i più poveri del mondo. E ‘Tempesta decisiva’ combattuta sopratutto con raid aerei. ‘I bombardamenti, tutt’altro che mirati, hanno portato il paese indietro di decenni con la distruzione delle città e delle infrastrutture’, denuncia Pierre Haski. Oltre la guerra, carestia ed epidemie: sei milioni di persone rischiano di morire di fame. L’ultima è stata l’epidemia di colera di questa estate. Un contagio che, secondo Libération, ha dato allo Yemen il triste primato della più grande epidemia di colera dal quando sono stati raccolti dati ufficiali. Il think tank Crisis group, sede a Bruxelles, afferma che la fame di cui soffre il 60 per cento degli yemeniti non è affatto dovuta a cause naturali ma “all’azione voluta dei belligeranti. Oltre all‘indifferenza non casuale di parte della comunità internazionale.
Gli equivoci occidentali
La Francia aveva sostenuto l’entrata in guerra dell’Arabia Saudita nel marzo 2015, e anche se il presidente Macron ha ora preso le distanze da Riyadh nel suo discorso di politica estera a settembre a Parigi rifiutando di “scegliere” tra sunniti e sciiti, si è comunque astenuto dal citare lo Yemen. La situazione è ancora peggiore per quanto riguarda Trump, che in occasione della sua visita a Riyadh –il suo primo viaggio internazionale nel maggio scorso– ha criticato soprattutto l’Iran. Il realtà gli Stati Uniti sono direttamente coinvolti. È proprio sullo Yemen che Trump ha autorizzato la prima operazione delle forze speciali del suo mandato, conclusasi pure con un fallimento, e diverse decine di raid aerei. Servilismo diplomatico, interessi petroliferi, di miliardi di armamenti e calcolo strategico contro l’Iran.
Conflitto semi nascosto
Il reclutamento di bambini soldato, le strutture sanitarie fatte bersagli, il bombardamento dei quartieri residenziali. Human rights watch, Amnesty international, Medici senza frontiere o la Rete araba di informazione sui diritti dell’uomo con sede la Cairo, chiedono l’apertura di un’inchiesta delle Nazioni Unite. ‘La diplomazia europea potrebbe farsi portatrice di questa istanza’, azzarda Pierre Hasky, idealista, ricordando, al giovane presidente Macron, il suo elogio dei diritti umani: «Non solo valori occidentali, ma princìpi universali, norme giuridiche liberamente adottate da tutti i paesi del mondo che dobbiamo continuamente spiegare, difendere e migliorare».
Ma i diritti umani sono diventati negli ultimi anni i parenti poveri della diplomazia. Il cinismo dominante nelle relazioni internazionali di questo inizio di terso millennio, e gli yemeniti sono i primi che ne pagano in silenzio le conseguenze...

(RemoContro)

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