Myanmar: esercito fa fuoco con mortai contro civili Rohingya in fuga...




Un giornalista dell'Afp conferma la dura rappresaglia dei governativi in risposta all'attacco portato giovedì contro la polizia da miliziani della minoranza musulmana. Prese di mira le persone ammassate al confine con il Bangladesh in cerca di salvezza




L'esercito del Myanmar, ex Birmania, il Paese guidato dal Nobel della pace Aung San Suu Kyi, ha fatto fuoco sui civili in fuga dai villaggi abitati dalla minoranza musulmana dei Rohingya, poco più di un milione di persone. Lo ha riferito un giornalista dell'agenzia France Press sul posto, indicando che i militari hanno utilizzato mortai e mitragliatrici nei pressi del valico di frontiera di Ghundhum, dove i civili erano intrappolati da venerdì a causa dei combattimenti in corso nello stato di Rakhine, nel nord del Paese. Sui social media, i difensori dei diritti della minoranza Rohingya hanno riportato di molti raid sui villaggi da parte delle forze governative, con uccisioni e case bruciate. Notizie accompagnate dai video dei civili in fuga


Nella notte di giovedì, miliziani musulmani di etnia Rohingya avevano attaccato decine di postazioni della polizia e guardie di confine. L'azione era stata rivendicata dal gruppo  Arakan Rohingya Salvation Army (ARSA), motivandola con la difesa della comunità Rohingya brutalizzata dalle forze governative. Nello scontro che ne era seguito, aveva riferito l'ufficio di Aung San Suu Kyi, erano morti 12 agenti e 77 membri della minoranza musulmana. A quanto pare, la rappresaglia dei governativi è stata durissima, contravvenendo alla raccomandazione giunta dal Dipartimento di Stato americano affinché la risposta del governo di Myanmar non accendesse ulteriormente le tensioni. Incalzati dalle forze di sicurezza, migliaia di Rohingya sino sono diretti verso il Bangladesh in cerca di salvezza. Mohammad Nur, uno dei leader della comunità musulmana, dal campo improvvisato nel distretto di Cox's Bazar in Bangladesh ha affermato di aver sentito di circa 100mila Rohingya ammassati al confine. Cifra al momento non confermata.












Dopo l'attacco di Arsa nella notte di giovedì e gli scontri di venerdì, una portavoce del Dipartimento di Stato, Heather Nauert, da Washington aveva chiesto che le forze governative, nel prevenire ulteriori violenze e assicurare gli autori dell'attacco alla giustizia, lo facessero nel rispetto della legge e soprattutto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. La portavoce aveva sottolineato che gli attacchi contro la polizia di Myanmar evidenziavano quanto fosse importante che il governo realizzasse le misure raccomandate nel rapporto della commissione Onu presieduta dall'ex segretario generale Kofi Annan.

Le conclusioni dell'organismo erano state pubblicate proprio giovedì scorso, individuando in un rapido miglioramento dello sviluppo economico e della giustizia sociale nello stato di Rakhine lo strumento per sedare le violenze tra la maggioranza buddista e i Rohingya. Facendo probabilmente riferimento anche al lavoro della commissione Onu, Aung San Suu Kyi aveva condannato l'attacco dei miliziani musulmani, "un calcolato tentativo di vanificare gli sforzi di quanti lavorano alla costruzione della pace e dell'armonia nello stato di  Rakhine"...

(R.it Esteri)

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