Tutto il mondo contro Trump...




Il Vaticano: «Scelta Usa terribile per l’umanità». Al summit di Bruxelles patto Cina-Ue: «Cop21 non si tocca, andiamo avanti». Anche Putin, a desti stretti contro. La rottura dal G7 e nel giro di una settimana una specie di accordo planetario contro Trump isolazionista dentro e fuori gli Stati Uniti.



Ripicca contro Obama
Il premio Nobel Paul Krugman, sulle pagine del New York Times, commenta che la decisione di Trump non è basata sul nazionalismo ma è una «pura ripicca» nei confronti del predecessore. La linea della «ripicca» è generalizzata: cancellare ogni cosa fatta da Obama.
Ripicca e irrazionalità. L’America fuori dal futuro.
Dopo la rottura al G7, Donald Trump ha annunciato di voler abbandonare l’Accordo di Parigi contro buona parte dell’industria Usa, inclusa quella petrolifera e contro gli stati più importanti e economicamente rilevanti a partire dalla California.
Dopo il trauma, la rivolta. Politica, economica, culturale. La parte largamente maggioritaria dell’America, secondo i sondaggi, reagisce con rabbia alla decisione di Trump di stracciare l’accordo globale sul clima. Ma il presidente non torna indietro.
Vaticano: sconcerto e inquietudine
Papa Francesco gli aveva persino regalato il testo della Laudato Si, consigliandogli la lettura della prima enciclica dedicata all’emergenza ambientale, una sorta di Sos planetario declinato dal punto di vista della morale cattolica.
I primi a reagire, portavoce di un dissenso ampio e trasversale nel mondo cattolico, sono i vescovi americani. Il loro comunicato è di una inusitata durezza ed è stato concordato con la Santa Sede. «La conferenza dei vescovi americani, assieme a Papa Francesco e l’intero mondo cattolico hanno costantemente sostenuto gli accordi di Parigi come un importante meccanismo internazionale per promuovere la causa ambientale e mitigare i cambiamenti climatici. La decisione del Presidente Trump di non onorare gli impegni americani di Parigi è profondamente preoccupante. Le Scritture affermano i valori di prendersi cura della creazione e tutelarle in modo solidale (…)».
Anche Putin a denti stretti contro
Alleanza storiche sul fronte Atlantico incrinato e nuove presunte alleanze in difficoltà. «Adesso non vorrei giudicare il presidente Trump per la decisione di uscire dagli accordi di Parigi sul clima. Forse pensa che non fossero ben ponderati, forse pensa che non ci siano le risorse necessarie, tutto questo va studiato con attenzione». Prudentissime considerazioni di Vladimir Putin, che però aggiunge.
«Secondo me poteva evitare di uscire dagli accordi perché si tratta di un’intesa di massima e difatti avrebbe potuto cambiare gli obblighi degli Stati Uniti nel quadro degli accordi di Parigi». A denti stretti anche Putin contro, mentre Trump prova a recuperare almeno fuori casa.
“L’America resta impegnata sul fronte dell’alleanza transatlantica e degli sforzi per proteggere l’ambiente” è la rassicurazione che Donald Trump ha dato ad Angela Merkel, Emmanuel Macron, Theresa May e Justin Trudeau nei colloqui telefonici avuti dopo la decisione di ritirare gli Usa dall’accordo di Parigi sul clima.
Tutto il mondo sensato contro
Oltre la dinamica interna agli Stati Uniti, la cosa più rilevante è che la difesa dell’Accordo di Parigi si è estesa a molti altri Paesi. La conferenza stampa tra Unione Europea e Cina per ribadire gli impegni assunti a Parigi è probabilmente un fatto storico, scrive Giuseppe Onufrio, Direttore di Greenpeace Italia su il Manifesto. Cosa serve infatti per realizzare l’Accordo di Parigi?
«Volendo metterla in «soldoni» vanno circa triplicati gli investimenti annuali in tecnologie pulite. Nel 2015 gli investimenti globali nelle fonti rinnovabili sono stati di circa 286 miliardi di dollari con in testa nettamente la Cina che, da sola, ha investito più di Europa e Usa messe assieme: quasi 103 miliardi contro i circa 49 dell’Europa e 44 degli Usa. E negli Usa già oggi il settore del solare occupa più del carbone che invece continua a perdere terreno».
Silicon Valley contro Trump
La decisione del Presidente degli Stati Uniti è stata fortemente criticata dai colossi della tecnologia.
L’intervento più duro è quello di Elon Musk. «Il cambiamento climatico è reale. Abbandonare Parigi non è positivo né per l’America né per il mondo», ha scritto, l’Amministratore delegato di Tesla e SpaceX in un Tweet con cui annuncia il suo ritiro dalla posizione di consigliere tecnologico della Casa Bianca dopo la scelta di Trump.
Quasi tutti i grandi colossi della tecnologia hanno espresso commenti analoghi. Tim Cook, CEO di Apple, ha affidato ad un tweet la posizione ufficiale dell’azienda, pur mantenendo per il momento il proprio ruolo da consigliere della Casa Bianca. Il CEO di Google, Sundar Pichai, il CEO di Salesforce, Mark Benioff, e il Presidente di Microsoft Brad Smith.
Ha twittato anche Jack Dorsey, fondatore di Twitter, mentre Mark Zuckerberg, Facebook, ha ufficializzato la posizione del social network con un post sul suo profilo.
Il partito dei governatori
Il fronte di opposizione americano più importante è quello formato, per ora, da tre governatori e 30 sindaci. L’alleanza tra Jerry Brown, alla guida della California, Andrew Cuomo, dello Stato di New York e Jay Inslee, di Washington, tutti democratici, che rappresenta un quinto del Pil Usa. Dalla Silicon Valley alla Grande Mela fino a Seattle, la città della Boeing.
La California, che da sola produce la stessa ricchezza della Francia, ha avviato da tempo massicci investimenti nelle rinnovabili, mentre a Washington il governatore Inslee sta sovvenzionando l’acquisto di auto elettriche. Cuomo ha promosso fondi ambientali per oltre 200 milioni di dollari. Il californiano Brown si sta muovendo come un primo ministro. Ieri era in Cina per discutere proprio di clima. Allo studio un vertice con Canada e Messico.
Poi i sindaci. Bill de Blasio (New York), Muriel Bowser (Washington DC), Steve Adler (Austin), Tom Barrett (Milwaukee) e William Peduto (Pittsburgh), rafforzeranno le misure anti inquinamento. Tra le prime cento città statunitensi, 67 sono guidate da sindaci del partito democratico...

(RemoContro)

Commenti

Romualdo Magno ha detto…
Non direi:http://www.jedanews.it/blog/attualita/antonio-zichichi-riscaldamento-globale/
Romualdo Magno ha detto…
Antonio Zichichi: “Il riscaldamento globale è la più grande bufala di tutti i tempi”. Ecco perché…
Home » Attualità » Antonio Zichichi: “Il riscaldamento globale è la più grande bufala di tutti i tempi”. Ecco perché…

Posted on novembre 16, 2016
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effetto serra antonio zichichi

Antonio Zichichi è un fisico e divulgatore scientifico italiano e professore emerito del dipartimento di fisica superiore dell’Università di Bologna. ecco perchè secondo lui il riscaldamento globale evocato dagli scienziati sarebbe la più grande bufala di tutti i tempi.

Di liberoquotidiano.it

“Proibiamo di immettere veleni nell’aria con leggi draconiane” ma ricordiamoci che “l’effetto serra è un altro paio di maniche, e noi umani c’entriamo poco. Sfido i climatologi a dimostrarmi che tra cento anni la Terrà sarà surriscaldata. La storia del climate change è un’opinione, un modello matematico che pretende di dimostrare l’indimostrabile”. Antonio Zichichi, 85 anni, in una intervista a Il Mattino avverte: “Noi studiosi possiamo dire a stento che tempo farà tra quindici giorni, figuriamoci tra cento anni”.E poi si chiede Zichichi: “In nome di quale ragione si pretende di descrivere i futuri scenari della Terra e le terapie per salvarla, se ancora i meccanismi che sorreggono il motore climatico sono inconoscibili? Divinazioni”.

Lo scienziato spiega che “per dire che tempo farà tra molti anni,dovremmo potere descrivere l’evoluzione del tempo istante per istante sia nello spazio che nel tempo. Ma questa evoluzione si nutre anche di cambiamenti prodotti dall’evoluzione stessa. È un sistema a tre equazioni che non ha soluzione analitica”. Quindi perché molti scienziati concordano sul riscaldamento globale? “Perché hanno costruito modelli matematici buoni alla bisogna. Ricorrono a troppi parametri liberi, arbitrari. Alterano i calcoli con delle supposizioni per fare in modo che i risultati diano loro ragione. Ma il metodo scientifico è un’altra cosa”.

E “occorre distinguere nettamente tra cambio climatico e inquinamento. L’inquinamento esiste, è dannoso, e chiama in causa l’operato dell’uomo. Ma attribuire alla responsabilità umana il surriscaldamento globale è un’enormità senza alcun fondamento: puro inquinamento culturale. L’azione dell’uomo incide sul clima per non più del dieci per cento. Al novanta per cento, il cambiamento climatico è governato da fenomeni naturali dei quali a oggi gli scienziati, come dicevo, non conoscono e non possono conoscere le possibili evoluzioni future. Ma io sono ottimista”.

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