Festa del lavoro che cambia, scontri nel mondo...




Primo maggio come? La festa del lavoro che cambia. Scontri nella Parigi elettorale, 4 poliziotti feriti. Disordini a Istanbul, 200 arresti. In Germania arrestate 100 persone. In Venezuela, scontri a Caracas in due contrapposte manifestazioni pro e contro il governo Maduro.
Primo maggio, dall’orgoglio alla memoria. Cosa è cambiato e cosa sta ancora cambiando.



Primo maggio sempre meno festa vera dei lavoratori, e sempre più rito, eppure nel mondo è ancora una diffusa occasione di scontri, un tempo si sarebbe detto di ‘lotta di classe’.
Manifestazioni sindacali e giorno festivo un rituale nel mondo ma soprattutto in Europa, anche se tutto nasce negli Stati Uniti. Da quel 1° maggio 1886, giorno in cui i sindacati americani avevano chiesto di manifestare e di scioperare in nome di una giornata lavorativa di otto ore.
Questa iniziativa aveva provocato delle violenze e otto operai erano stati condannati a morte. Quattro erano stati giustiziati e tre anni dopo a Parigi il congresso fondatore della seconda internazionale, decideva di fare del 1° maggio la giornata internazionale delle rivendicazioni operaie.
Cosa rimane oggi di questo movimento operaio le cui battaglie avevano imposto nelle grandi democrazie e soprattutto in Europa la protezione sociale e le politiche di welfare?
Prima andiamo a vedere cosa è accaduto ieri nel mondo ancora contrastato del primo maggio.
Francia a sei giorni dal ballottaggio presidenziale, con due candidati, una dell’estrema destra e uno centrista liberista, la Francia operaia e ancora di sinistra vive tutte le sue contraddizioni. A Parigi si sono verificati scontri tra polizia e black bloc incappucciati, sul percorso della manifestazione sindacale per il Primo maggio, durante il corteo tra Place de la République e la Bastiglia: secondo i quotidiani parigini online, ci sono quattro poliziotti feriti, uno dei quali in modo grave. Cinque persone sono state arrestate. Nei 311 cortei organizzati in tutto il Paese per le celebrazioni del 1 maggio, secondo il ministero dell’Interno francese hanno partecipato 142 mila persone.
Germania, cento arresti. Disordini anche in Germania durante una manifestazione per il Primo maggio che non era stata autorizzata, ma che era stata tollerata fino all’esplodere di tensioni a causa della presenza di black bloc. È avvenuto nella città di Apolda, nella parte Est del Paese: cento le persone finite in manette, prima che le autorità dichiarassero la situazione sotto controllo. Il gruppo di contestatori, vestito di nero, ha iniziato a lanciare pietre e petardi contro le forze dell’ordine e ha urlare slogan come “flood the G20”.
Istanbul. La Turchia post democratica di Erdogan. Anche a Istanbul, come ogni anno ormai dai divieti di Erdogan, il Primo maggio ha visto scontri tra manifestanti e agenti. 200 gli arresti. La polizia turca ha usato gas lacrimogeni per disperdere un gruppo di circa 200 persone che volevano radunarsi in piazza Taksim, per celebrare il Primo maggio nonostante il divieto di riunirsi in questo luogo simbolico. Il gruppo di manifestanti, diversi gruppi di sinistra, sventolava delle bandiere con degli slogan contro il governo, come ‘Lunga vita al Primo maggio, no al dittatore’.
Venezuela. Le forze di sicurezza venezuelane, in assetto antisommossa, si sono scontrate a Caracas con manifestanti del Primo maggio organizzate dall’opposizione. I sostenitori del governo del presidente Nicolas Maduro hanno da parte loro dato vita a una contromanifestazione nella Plaza Bolivar della capitale. Nei disordini verificatisi nelle manifestazioni di protesta antigovernative dell’ultimo mese almeno 28 persone hanno perso la vita in tutto il Paese.
Primo maggio, dall’orgoglio alla memoria
Oggi i sindacati sono indeboliti e lo stesso vale per i partiti socialisti o laburisti che in molti paesi gli sono legati, ricorda Bernerd Guetta nel suo commento su Internazionale. “Molto potente nei trent’anni anni successivi alla liberazione, il movimento operaio è oggi in difficoltà per due motivi fondamentali”.
La rottura della alleanza di classe tra il mondo operaio e le classi medie iniziata attorno agli anni settanta. Poi la rivoluzione conservatrice prima in Gran Bretagna poi negli Stati Uniti, dove una parte degli elettori si allontana dalla sinistra per votare la destra liberista che vuole chiudere le frontiere e fermare il libero scambio
La seconda ragione è tecnica: la riduzione delle distanze. Immensi mercantili, l’aereo e l’informatica permettono di delocalizzare le produzioni, il capitale può sempre più liberarsi dal diritto del lavoro e dai salari dei paesi sviluppati. I sindacati e i loro partiti non possono più far vincere le loro rivendicazioni e neppure proteggere i risultati ottenuti dal movimento operaio perché posti di fronte al problema della concorrenza dei paesi emergenti. Una concorrenza che il capitale gioca contro i lavoratori dei paesi sviluppati.
Per questo motivo una parte sempre più grande di operai e di impiegati si allontana dalla sinistra in favore della destra nazionalista che, in tanti paesi, promette loro di chiudere le frontiere e di rompere con il libero scambio.
E siamo così arrivati alla pertita in corso con le elezioni presidenziali francesi...

(RemoContro)

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