Tra freddo e malattie: la disumana sofferenza dei migranti...
L'accordo Ue-Turchia ha trasformato la Grecia in un laboratorio di politiche fallimentari e spietate: la denuncia delle Ong
Ci lamentiamo dei muri di Trump. Ma poi l'Unione Europea alla fin fine non sa far altro che delegare altri stati a costruire barriere. Tipo la Libia e la Turchia.
Ma ad un anno dalla sua adozione, l'accordo Ue-Turchia ha trasformato la Grecia in un 'laboratorio' per le fallimentari politiche di chiusura dell'Unione Europea nei confronti di decine di migliaia di migranti, costretti a sopravvivere in condizioni disumane, spesso in strutture sovraffollate nelle isole greche. E' la denuncia lanciata oggi da Oxfam, insieme a International Rescue Committee e Norwegian Refugee Council con il rapporto 'La realtà dell'accordo Ue-Turchia', dove si sottolinea che sono stati oltre 29 mila arrivi registrati dall'Unhcr dal 20 marzo 2016, in gran parte di persone provenienti da paesi come Siria, Iraq e Afghanistan (circa l'86%).
L'accordo, che permette all'Europa di rimandare indietro i richiedenti asilo dalla Grecia alla Turchia, delegando a quest'ultima la responsabilità di garantire la protezione delle persone che hanno cercato un rifugio in Europa, sta causando sofferenze indicibili ai migranti bloccati sulle isole greche.
A confermarlo, nel rapporto lanciato oggi, la valutazione dell'impatto dell'accordo nelle isole greche di Chio, Lesbo e Samos - le tre isole nelle quali è arrivata la maggior parte dei richiedenti asilo - attraverso le interviste e le testimonianze di migranti, di legali e altri operatori.
Le persone più vulnerabili come donne e bambini (rispettivamente il 21% e il 28% degli arrivi dal marzo scorso), oltre al trauma di essersi dovuti lasciare un'intera vita alle spalle per scappare da guerre e persecuzioni, negli ultimi 12 mesi hanno dovuto vivere in condizioni ''disumane''. Moltissimi hanno passato l'inverno sotto le tende, esposti al freddo e alle malattie, senza assistenza medica o sostegno psicologico. Le procedure di richiesta d'asilo sono inoltre poco chiare, rese impossibili da infiniti ostacoli, di fatto la negazione del diritto a ricevere protezione. "L'accordo tra Turchia e Unione europea ha portato a una situazione in cui i più basilari diritti umani dei migranti vengono negati ogni giorno - afferma Elisa Bacciotti, direttrice delle campagne di Oxfam Italia - Si tratta di un accordo che costituisce un precedente pericoloso perché - come sta già avvenendo - potrebbe portare altri paesi a sottrarsi dall'obbligo di garantire protezione internazionale e accoglienza a chi è in cerca di una vita dignitosa in Europa". "L'accordo Ue-Turchia gioca d'azzardo con la vita delle persone più vulnerabili. - aggiunge Panos Navrozidis, direttore per la Grecia dell'International Rescue Commitee - Trovare un rifugio sicuro in Europa, per loro è ormai una missione impossibile".
L'Unione Europea ha indicato l'accordo Ue-Turchia come un modello per nuovi accordi con altri paesi terzi per affrontare i flussi migratori verso l'Europa. A fronte di questa prospettiva Oxfam, International Rescue Commitee e Norwegian Refugee Council denunciano perciò come i diritti umani e il diritto di cercare protezione internazionale siano a rischio, se gli Stati membri dell'Unione europea continueranno a non dare una risposta adeguata all'arrivo dei migranti sulle coste europee. La convenzione di Ginevra del 1951 stabilisce chiaramente il diritto dei rifugiati a vedere esaminate le loro richieste d'asilo su base individuale, come misura essenziale per la loro protezione. Tuttavia osservando quanto accade sulle isole greche l'interesse primario sembra quello di far tornare le persone in Turchia. . Il rapporto inoltre sottolinea la totale assenza di assistenza legale per orientarsi nelle complesse procedure di richiesta asilo, che lascia migliaia di persone in balia di regolamenti confusi e mai definitivi. Uno degli ultimi provvedimenti adottati in Grecia, per esempio, impedisce ai minori di provare l'età con il certificato di nascita, pretendendo il passaporto o la carta di identità, anche laddove il rilascio di questi documenti non era previsto per i minori di 18 anni nei paesi di provenienza...
(Globalist)
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