Quegli uomini che odiano l'Islam ma con le donne sono peggio dell'Isis...
La prostituzione non va mai
in crisi. E sono tanti i 'signor Rossi' che ci circondano, pronti a comprare un
corpo come fosse una merce qualunque. Anche di una bambina. Senza comprendere
la violenza di cui si fanno complici. Un problema prima di tutto culturale. A
cui la tivù, e in primo luogo la Rai, deve porre rimedio.
Esistono
luoghi al mondo dove degli uomini infilano il proprio pene in un buco nella
parete al di là del quale c’è qualcuno che lo muove su e giù fino a che non ne
esce lo sperma liberatorio. Lo descrive molto bene il film Irina Palm, storia
di una pensionata che per sostenere economicamente il nipote ammalato si scopre
masturbatrice talentuosa. L’idea del buco in cui infilare il pene viene
confermata dal detto «basta che respiri» e dal florido mercato delle bambole
gonfiabili i cui modelli più costosi non solo respirano, appunto, ma si
riscaldano per farti godere al caldo. Bambole che oggi si trovano anche nella
versione bambine, perché si sa che il mondo è vario come vario è «l’
utilizzatore finale». Bambole che oggi si stanno trasformando in veri e propri
robot di cui, se ti basta un pompino, con 10 mila dollari potrai comprare solo
la testa.
IL MERCATO DELLA PROSTITUZIONE
NON VA MAI IN CRISI. Il mercato - perchè di corpo-merce si
tratta anche quando non è in silicone - della prostituzione non conosce crisi,
e l’idea di potersi comprare un corpo altrui rafforza quell’altro detto, «o
sante o puttane» che distingue le donne tra quelle da sposare e far figliare e
quelle da scopare quando hai bisogno di “sfogarti" e di sentirti potente
in virtù delle banconote che hai in tasca. Anche l’idea di riaprire i bordelli,
apparentemente orientata a colmare carenze di igiene o equilibri fiscali, non
fa altro che cercare di istituzionalizzare quella distinzione nonché rafforzare
quel potere di sfruttamento che coinvolge vittime sempre più giovani.
UN GIRONE INFERNALE CHE PER
ALCUNI È IL PARADISO. Uso il termine vittime nel caso non sia
chiaro che non occorre che le vittime gridino per definirla violenza. Le
vittime della tratta, ad esempio, hanno gridato prima di finire in strada.
Sembrano saperlo meglio dei loro padri i ragazzi che incontro nelle scuole,
come il 18enne che prese il microfono per dire ai suoi compagni che «se vai con
una prostituta sai che sta su quel marciapiede perché è stata stuprata prima di
farla prostituire, e allora sei complice anche tu di quegli stupri». Tutti
sanno e nessuno sa, e intanto la Spagna diventa il nuovo “paradiso sessuale”
per gli europei (e lo chiamiamo anche noi paradiso, come quello che
garantiscono sia popolato di 72 vergini) dove la mafia controlla un giro di
prostituzione che coinvolge ragazze sudamericane, africane e dell’est europeo.
Tutti sanno e nessuno sa ma molti clienti sono sposati in famiglie cosiddette “tradizionali” con cui a volte santificano le feste, compresi quelli che in Thailandia o Indocina, vuoi per vacanza o per viaggio aziendale, si ritrovano a girare nei “quartieri giusti” alla ricerca di ragazze minorenni o addirittura bambine. Quando di fronte alle spose bambine ci indigniamo, condannando giustamente le culture dei Paesi che lo permettono, dimentichiamo che europei e italiani in quegli stessi Paesi pagano per avere a disposizione bambine - e bambini - anche di nove e 10 anni nei cui piccoli buchi - o meglio fessure - infilare il proprio pene, che a quelle bambine deve sembrare davvero gigantesco.
LE ACCUSE AI SOLDATI FRANCESI IN CENTRAFRICA. Nel luglio 2014 un rapporto dell’ Onu testimoniava violenze sessuali e abusi su bambini da parte dei soldati francesi in missione di pace nella Repubblica Centrafricana. In questi giorni il progetto Zero Impunity ha lanciato una petizione per chiedere a Hollande di intervenire contro l’impunità dei militari entro la fine del suo mandato.
LA SPOSA BAMBINA DI MONTANELLI. Indro Montanelli, indubbiamente uomo di grande cultura, disse che «in Africa è un’altra cosa», a proposito della sua «sposa bambina» 12enne in Abissinia (è possibile ascoltare il giornalista che racconta del suo «animalino docile», «comprato regolarmente» dal minuto 10.20 del video sottostante); sembrava non capire che a 12 anni sei una bambina in tutto il mondo.
E il mondo è
pieno di bambine che non hanno scelta, perché quei pochi soldi da portare a
casa significano sopravvivenza. Gli uomini che partono dal lindo occidente si
comprano le bambine come schiave per un’ora, per una mezza giornata, per il
tempo di un viaggio di piacere, magari tra colleghi, magari pagato da una
società per la quale hai raggiunto un fatturato e allora ti meriti un premio
proprio come lo jhiadista che in battaglia si è comportato bene. È sempre uno
stupro di guerra, è sempre un bottino da spartirsi, fatto di donne e bambine.
LE ARMI POSSONO ANCHE ESSERE I
SOLDI. Oggi si parte - anche - armati di euro e
dollari, con la camicia ben stirata e un ghigno di onnipotenza da dimostrare al
mondo attraverso un corpo in pubertà che piange in silenzio e ti lascia finire.
Sia i dati del turismo sessuale - Italia ai primi posti delle classifiche con
“viaggiatori” sempre più giovani, che non è più roba da vecchi sporcaccioni-
sia quelli della pedofilia e degli abusi sessuali in famiglia ci dicono che
forse certa indignazione per le “spose bambine” porta con sé una sorta di
invidia per chi di fatto può stuprarsi una bambina tutte le sere senza tanti
sotterfugi.
VERSO LE DONNE MOLTI UOMINI NON
SONO DIVERSI DALL'ISIS. Non si può certo generalizzare, ma le
cifre sono esorbitanti e nessuno se le inventa e dovremmo leggerle nonostante
il malessere e la nausea che provocano. Così, per ricordarci che tutto il mondo
è Paese quando si parla di sesso e sfruttamento e violenza, e non sono soltanto
i cattivi dell’ Isis a considerare le donne delle schiave a disposizione, ma
anche tanti signor Rossi, anonimi e insospettabili, che chiedono bambine
vergini per una notte di sesso o per girare un filmino porno o anche per farle
sparire, perché è solo questione di prezzo (se state pensando che stia
esagerando guardate qui e qui).
Nessuna parità nella
relazione sessuale, domanda, offerta, consumo, tutto finisce qui. Un pensiero
strisciante che incontro anche tra i banchi di scuola, anche per bocca delle
stesse ragazze, perché la cultura in cui cresciamo è la stessa per tutti e
tutte noi. Ed è proprio per questo che si incontrano tante donne anche nei
gruppi Facebook che in questi giorni fanno scandalo, come se “stuprare
virtualmente” una donna fosse qualcosa di estraneo alla nostra condotta
sociale. Invece di chiederci perché una ragazza indossa gli shorts o di
meravigliarci per tanta social-violenza, proviamo a chiederci perché lo stupro,
lo stupro di gruppo, lo stupro di guerra, non sono mai argomento per riempire i
talk show. Eppure i casi nei telegiornali non sono mancati, non mancano mai.
LA FRAGILITÀ DEL MASCHIO
CAMUFFATA. Perché la violenza sessuale è un tabù a
reti unificate? Forse perché la sessualità è un tabù, in un Paese che usa il
sesso quotidianamente e morbosamente per richiamare attenzione e mercificare e
vendere qualsiasi cosa e dove una barzelletta sul sesso fa ridere indistintamente
dei dodicenni come dei settantenni. Urge riflettere sulla fragilità degli
uomini camuffata da forza attraverso potere e denaro che compromette in primis proprio la loro sessualità mortificata da
una perenne ansia da prestazione; quante volte l’identità maschile sembra
affermarsi - ancora?! - sfidandosi a chi ce l’ha più duro o grida più forte? A
chi si può permettere di comprarsi le donne più belle e più giovani?
LO SGUARDO PATRIARCALE DOMINA
ANCORA LA SOCIETÀ. L’unico programma che ha provato a
raccontarci la prostituzione in Germania, dove è stata legalizzata, è stato Presa diretta di Riccardo Iacona, su Rai3. Un ottimo
lavoro dall’unico giornalista che anche con i suoi libri si è posto delle
domande sul maschile, ma a cui non sono seguiti simili approfondimenti, come se
non fosse urgente capire che significa essere uomini, cosa si cerca per essere
felici. La Rai ripropone invece ogni anno Amore criminale, programma
che racconta di femminicidio con modalità contraddittorie quanto il titolo. Se
nelle scuole si è cominciato - tiepidamente e con ridicola prudenza - a parlare
di stereotipi e violenza, alla tivù tutto tace e quando qualcosa affiora lo
sguardo non cambia, non è lo sguardo delle donne. È lo sguardo patriarcale (che
non è un termine vintage come ci fanno credere) che detta ancora le regole in
questa società apparentemente emancipata ma tutt’ora ancorata al delitto
d’onore, alle sante e puttane, alla “regina” della casa a cui “concedere delle
libertà” anzichè rispettarne i diritti.
La
cultura si cambia in un solo modo, con l’educazione, a scuola come a casa
La
violenza contro le donne ha tanti volti, sono tanti pezzi di un puzzle che
dobbiamo cercare di ricomporre. Sono molti i ragazzi ma soprattutto gli uomini
adulti impauriti anziché affascinati dalla forza delle donne, lo vediamo anche
dalle piccole cose, come quando rifiutano di adeguare il linguaggio alla lingua
italiana e chiamare sindaca una donna che ricopre il ruolo di prima cittadina o
chirurga colei che opera in ospedale. Può sembrare una sciocchezza ma non lo è
perché anche in questo rifiuto («Oh, come suona male!» dicono) c’è il timore di
perdere uno scettro tutto al maschile, che non si vuole mollare in modo più o
meno patetico, più o meno subdolo, più o meno violento.
IL TREND SI CAMBIA SOLO CON
L'EDUCAZIONE: A SCUOLA E A CASA.Invece le cose possono cambiare e il fatto che la violenza -
come lo sfruttamento delle donne - sia sempre esistita non significa che debba
esistere per sempre. Siamo una società di uomini e donne e gioverebbe a tutti
riequilibrare la disparità di ruoli, in ogni ambito. Il patriarcato è una
gabbia anche per gli uomini. Nell’abc delle relazioni c’è il riconoscimento
dell’altro, del suo valore in quanto essere umano, persona. Ma in questa
cultura dove sta la persona, dove stanno i diritti umani? Chi ci insegna a
prenderci cura gli uni degli altri? La cultura si cambia in un solo modo, con
l’educazione, a scuola come a casa.
IL SERVIZIO PUBBLICO NON ABDICHI ALLA SUA
MISSIONE. La tivù è un mezzo potente, nelle case entra e parla alle persone, a
milioni di persone; gioverebbe a tutti che ci parlasse di sesso e relazioni e
violenza in termini non spettacolari o vojeristici ma approfonditi e
costruttivi, e non soltanto quando gli autori della violenza sono musulmani, e
non soltanto con interviste e interventi che anziché smantellare gli stereotipi
li solidificano. È notizia di questi giorni che la Rai ha chiuso il 2016 con un
calo di ascolti. Il “servizio pubblico” potrebbe rilanciare il proprio ruolo
con proposte rivoluzionarie, nuovi programmi, un diverso modo di raccontare la
vita e le persone. Nei talk show, ad esempio, potrebbe invitare in studio donne
e uomini che non gridino ma siano capaci di confrontarsi e ascoltarsi. Nel nostro
Paese risorse ed esperienze non mancano. Ci vuole coraggio, ma si può fare. Si
deve fare. Perché con Irina Palm abbiamo anche riso, ma se così continua ad
andare il mondo non c’è niente da ridere...
(Lettera 43)
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