La battaglia di #Aleppo all'epilogo, ma è stallo tra Russia e Occidente...
(askanews) - Sembrano due storie differenti, e invece è lo stesso conflitto raccontato da Est e da Ovest. Bashar Assad sta serrando sempre più la stretta sui ribelli ad Aleppo, seconda città della Siria, in attesa dell'attacco finale. E sono 50.000 gli sfollati nelle ultime 48 ore, secondo quanto ha annunciato oggi il ministero della Difesa russo che provocatoriamente ha invitato l'Occidente a fare quanto promesso da tempo e mandare assistenza umanitaria: "È il momento di verificare la validità delle vostre intenzioni", ha detto il portavoce della Difesa da Mosca, generale Igor Konahenkov. Intanto a Ovest la diplomazia parla di "catastrofe umanitaria" ma palesa una chiara sensazione di impotenza, mentre pensa già al dopo Aleppo: ossia Raqqa, altro centro ribelle. In particolare in un incontro ministeriale a Parigi, con rappresentanti dei 10 Paesi che sostengono l'opposizione siriana, compresi gli Usa, il Regno Unito, la Germania. Annunciati anche rappresentanti dall'Italia. I capi della diplomazia di Francia, Usa, Qatar e Germania hanno concluso l'incontro con appelli alla pace, ma nessun annuncio concreto. Il segretario di Stato americano John Kerry - che lascia l'incarico il 20 gennaio, senza essere stato in grado di risolvere il conflitto siriano - ha denunciato "crimini contro l'umanità e crimini di guerra del regime" siriano su Aleppo e ha chiamato alla "compassione" Mosca e Damasco. "Ci può essere una soluzione, ma dipende da decisioni importanti e magnanime della Russia", ha detto Kerry, ricordando che gli esperti russi e statunitensi si sono incontrati proprio oggi a Ginevra per cercare di raggiungere un piano per "salvare Aleppo". Sembra tuttavia chiaro che Assad e il suo principale alleato, la Russia, abbiano gran fretta di concludere la vicenda. In questi ultimi giorni c'è stata un'accelerazione e il controllo di Damasco su Aleppo Est è passato dal 70 a quasi il 95% dei quartieri. Molto è determinato da una guerra troppo lunga: solo per i russi dura da ben oltre un anno e che si sta concentrando su zone troppo distanti dalla base aerea di Latakia o dalle coste, dove si trovano le corazzate russe. E quindi costosa in termini di perdite e persino di carburante. C'è poi il fattore umano: solo nell'ultima settimana è rimasto ucciso un colonnello russo e due persone del team medico. Con tutta probabilità, non sarà la fine della guerra in Siria, ma il regime di Damasco e i suoi alleati russi e iraniani potrebbero nel breve periodo imporre il proprio scenario sul Paese mediorientale a fronte di una amministrazione americana uscente. Secondo gli osservatori, la perdita per i ribelli della loro principale roccaforte in Siria, Aleppo, sembra inevitabile e a segnare un punto di svolta nella guerra iniziata a marzo 2011 è stato l'intervento militare russo a settembre 2015, che ha contribuito a invertire la situazione. "Tutti sanno che Assad avrebbe dovuto essere impiccato. Ma ha scommesso sulla Russia e ha vinto", ha detto l'esperto russo Pavel Felguenhauer. Il mondo sta assistendo alle fasi finali della battaglia di Aleppo e l'evacuazione dei civili dovrebbe essere la priorità, ha detto l'inviato speciale delle Nazioni Unite in Siria Staffan de Mistura. In un'intervista con il canale Sky News Arabia, Staffan de Mistura ha detto che i civili in fuga dalle zone ribelli della città bombardata dalle forze del regime di Damasco devono essere posti "sotto la supervisione delle Nazioni Unite". Il tutto dopo che ieri l'Onu ha denunciato numerose "sparizioni" di civili passati da Est a Ovest, nonchè casi di civili presi di mira dagli insorti che ne vogliono bloccare la fuga. L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ieri ha votato per chiedere un cessate il fuoco immediato in Siria, che permetta l'accesso degli aiuti umanitari d'urgenza in tutto il paese e la fine di tutte assedi. Un voto non vincolante, ma che potrebbe avere un peso politico. Secondo le stime delle Nazioni Unite ci potrebbero essere fino a 100.000 persone costrette in una sempre più angusta sacca ribelle ad Aleppo orientale, con poco o nessun accesso a cibo, acqua o assistenza medica. Cgi/Int9
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