Il bus che porta nel 'buco nero' palestinese...






(di Aldo Baquis)
Gli automobilisti che attraversando Israele fra Nord e Sud sfrecciano sulla Highway 6 e appena giunti all'altezza della citta' palestinese di Kalkilya scorgono con la coda dell'occhio solo un alto muro di cemento. Dietro c'e' la Cisgiordania: per loro un 'buco nero', entro il quale milioni di palestinesi vivono da mezzo secolo sotto occupazione militare.
Sono rari gli israeliani i quali, non essendo essi stessi coloni oppure militari, se la sentano di avventurarsi dietro al muro. Per loro Yael, una pacifista del movimento Mahsom Watch, organizza visite guidate in autobus che consentono all'israeliano della strada di toccare con mano quella che in termini astratti passa come 'occupazione militare'. Una volta entrati nel 'buco nero', fra la ventina di partecipanti al viaggio a cui ha partecipato anche l'ANSA (quasi tutti di eta' avanzata) la prima reazione e' di sbigottimento. ''Ma come? I bambini palestinesi non possono mai andare al mare?'', chiede stupita una passeggera. ''Quando ci riusciamo - replica Yael - otteniamo per loro permessi speciali e li accompagniamo dalla Cisgiordania fino alla spiaggia'', distante mezz'ora da Kalkilya. ''Per loro e' la prima volta. Forse restera' l'unica''.
Dal villaggio di Hable (Kalkilya) si distinguono i grattacieli hi-tech di Tel Aviv. Ma qua il tempo ristagna. Per raggiungere la strada principale, gli agricoltori devono superare la pista militare approntata da Israele lungo la Barriera di Difesa, che si snoda in parte sui loro campi. Il cancello viene aperto alcune volte al giorno, ad ore prestabilite: sono state segnate con un pennarello sul retro di un cartone da imballaggio appeso ai reticolati. Un soldato verifica i permessi. Nel caso specifico e' un soldato della polizia militare, molto umano: ''La occupazione ci corrompe'' dice al giornalista. Ma la sua unita', assicura, si sforza di impedire ai commilitoni di infierire sui civili. Proprio dalle frizioni fra esercito e civili e' nato nel 2001 il gruppo Mahsom (in ebraico: posto di blocco) Watch. Le attiviste, alcune centinaia, si sono assegnate il compito di seguire da vicino il comportamento dei soldati per impedire prevaricazioni. Assistono anche i palestinesi nella richiesta dei permessi di transito o di lavoro: un labirinto dove e' facile smarrirsi. Un permesso inadeguato o scaduto, spiega Yael, puo' significare l'impossibilita' di raggiungere appezzamenti di terra venutisi a trovare al di la' di reticolati militari o di colonie.
Di recente l'esercito ha chiesto a Yael di parlare ai militari di leva per sensibilizzarli sulle esigenze dei civili palestinesi. Nel villaggio palestinese di Kadum (Nablus) - altra fermata del bus di Mahsom Watch - la strada principale e' bloccata ormai da anni per quelli che l'esercito definisce 'motivi di sicurezza' legati in apparenza alla protezione dei vicini coloni di Kedumim. Tanto più l'insediamento si estende, tanto più remote sono le speranze degli abitanti di Kadum di poter tornare ad utilizzare la loro arteria. La visita dello sparuto drappello di israeliani giunti da Tel Aviv rallegra comunque Sakher, un esponente del villaggio. ''Un giorno - dice - i coloni se ne andranno e vivremo tutti in pace''. Sia Sakher sia Yael sono probabilmente consci che nelle circostanze attuali sono prospettive aleatorie. Eppure, autobus dopo autobus, continuano a darsi appuntamento: perche', seppure di dimensioni minuscole, questi incontri ravvicinati servono - secondo Yael - ad infondere fiducia a chi lotta per la pace, al di fuori e dentro quel 'buco nero'...
(ANSA)

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