Controlli, nuovi Cie e rimpatri. Stretta sui migranti irregolari...




Il Viminale: basta con gli ordini di espulsione che restano sulla carta. La circolare del capo della polizia ai prefetti: “Rintracciate gli illegali”


ROMA

«Severità e integrazione», la nuova linea dettata in materia di immigrazione dal ministro dell’Interno, Marco Minniti. Che sta affrontando la gestione della sicurezza senza timore di prendere decisioni controverse per il «suo» mondo di centrosinistra. Così è stato per le festività blindate, così sarà per i clandestini, che dovranno essere rimpatriati sul serio, come vuole la legge. Minniti l’ha annunciato nel chiuso di un comitato per la sicurezza a Milano due giorni fa, presente il Governatore lombardo Bobo Maroni, che non a caso quand’è uscito sprizzava soddisfazione. Ora, a dare corpo alle direttive politiche del ministro, arriva anche una circolare del Capo della polizia, il prefetto Franco Gabrielli, che invita tutti i prefetti e i questori a predisporre un grande piano di «rintraccio» degli immigrati illegali, affinché siano portati nei Cie e rimpatriati in massa. Non ordini di espulsione che restano sulla carta (vedi quello intimato proprio a Amri nell’estate del 2015), ma accompagnamento fisico fino al Paese di appartenenza. 

S’annuncia dunque una nuova gestione muscolare della questione immigrazione, peraltro condivisa a livello di governi europei. Anche la Germania, dopo lo choc di Berlino, ha annunciato di voler procedere sul serio ai rimpatri degli immigrati che non hanno diritto a restare. L’Austria propone di ricontrattare gli aiuti internazionali per quei Paesi che non accettano i rimpatri. Il tema, insomma, è maturo. E anche l’Italia archivia l’approccio più lasco. 

Scrive perciò Gabrielli, che «il controllo e l’allontanamento degli stranieri irregolari» consentirà di «intercettare fenomeni di sfruttamento e di inquinamento dell’economia collegati a forme di criminalità organizzata». Non solo. Sullo sfondo c’è anche l’incubo del terrorismo. Il rischio è che i jihadisti approfittino dell’area grigia dell’immigrazione clandestina per nascondersi. Perciò - scrive Gabrielli - una seria attività di «rintraccio» e di espulsione degli illegali varrà anche come «prevenzione e contrasto nell’attuale contesto di crisi». Obiettivo finale: «Mantenere il territorio sotto controllo».  

Ebbene, «per le ragioni sopra esposte», il Capo della polizia dà indicazione ai prefetti e ai questori di predisporre, ciascuno nella propria provincia, a piani straordinari «attraverso una specifica attività di controllo delle diverse forze di polizia». Tutte le forze di polizia - dalla Ps ai carabinieri, alla Finanza, perfino ai vigili urbani - saranno coinvolti nel corso del 2017 in questo massiccio piano di controlli, identificazione, trattenimento ed espulsione coatta. Sarà una grande attività di «contrasto dell’immigrazione irregolare», ma anche al caporalato, «allo sfruttamento della manodopera» e alle varie forme di criminalità che «attingono al circuito della clandestinità».  

Naturalmente, perché il piano possa funzionare, occorrerà che tutto il sistema vada a regime. Serviranno nuovi Centri di identificazione ed espulsione (erano ridotti al lumicino, ma si sta lavorando a riattarli e sono già disponibili 1600 posti) e nuovi accordi di riammissione con i Paesi d’origine dell’immigrazione. Quelli che funzionano sono appena quattro, con Tunisia, Nigeria, Egitto e Marocco. Ne occorrono molti altri. Meglio se concordati a livello di Unione europea. Il nuovo ministro degli Esteri, Angelino Alfano, sa bene di che cosa si parla. Si era molto lamentato negli anni scorsi che non si spingeva abbastanza per i rimpatri; ora il tema è in cima anche alla sua agenda...

(La Stampa Italia)

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