#Turchia, il ‘chi se ne frega’ di #Erdogan al parlamento Ue...




“Il voto del parlamento dell’Unione Europea sul possibile congelamento dei negoziati per l’adesione della Turchia nell’Ue non ha alcun valore”. Così il presidente turco Erdogan mette la mani avanti sul voto di domani a Strasburgo. “Stati che non smettono di darci lezioni su diritti umani, democrazia e libertà sono incapaci di proteggere i bambini che si rifugiano da loro, in quanto non aprono le loro porte, ma al contrario li lasciano senza pietà dietro a fili spinati”, ha aggiunto Erdogan, sostenendo che “il destino di 10mila bambini costretti a migrare in Europa è sconosciuto”.





Il personaggio è sgradevole, autoritario, ma non ha tutti i torti quando invita l’Unione a farsi qualche esame di coscienza in casa prima di voler insegnare al mondo. Il presidente-despota turco Erdogan, nel suo discorso ad una conferenza per la Cooperazione islamica a Istanbul, ha sostenuto che «i Paesi del mondo musulmano devono alzare la loro voce contro i due pesi e due misure che recano danni ai nostri popoli. Non possiamo più sopportare oltre il fatto che gli Stati occidentali attribuiscano al mondo musulmano la responsabilità delle loro crisi e dei loro guai».
Poi la frase chiave: «Il voto del parlamento dell’Unione Europea sul possibile congelamento dei negoziati per l’adesione della Turchia in Ue non ha alcun valore». Versione ufficiale dell’agenzia di stampa Anadolu. E poi la stoccata difficile da contestare, «Stati che non smettono di darci lezioni su diritti umani, democrazia e libertà e sono incapaci di proteggere i bambini che si rifugiano da loro, in quanto non aprono le loro porte, ma al contrario li lasciano senza pietà dietro a fili spinati. Il destino di 10mila bambini costretti a migrare in Europa è sconosciuto».
Immediata la replica della cancelliera tedesca Merkel nel suo intervento al Parlamento: «Dobbiamo mantenere aperto il dialogo con la Turchia, ma ciò non esclude il fatto che si parli chiaramente dello sviluppo di eventi allarmanti in quel paese». Merkel ha ricordato che la Germania ha condannato il tentativo di colpo di Stato in Turchia nel luglio scorso, ma ha aggiunto che ciò non giustifica l’abbandono dei principi chiave dello Stato di diritto da parte di Ankara. Replica indiretta di Erdogan, che ironizza sulla elezione americana di Trump contestata in casa e da applaudita.
Cosa sta accadendo di fatto. I negoziati per l’adesione della Turchia all’Unione europea, avviati oltre dieci anni fa in pompa magna, sono a un punto morto da tempo. Domani il Parlamento dovrebbe votare per il congelamento della trattativa con Ankara, voto puramente consultivo. Eppure, rileva il Financial Times, fino a cinque anni fa la Turchia era considerata l’esempio di un matrimonio possibile tra l’islam e la democrazia. «Ma dal 2013 l’autoritarismo di Erdoğan, primo ministro e oggi presidente del paese, ha squalificato di fatto la Turchia come possibile componente dell’Ue».
Dopo il golpe fallito di metà luglio, seguito da purghe su vasta scala decise dal regime, Bruxelles mantiene un atteggiamento critico nei confronti di Ankara. «Non pensiamo che nelle attuali circostanze ci sia la credibilità necessaria per proseguire il dialogo sull’adesione all’Ue», ha dichiarato la relatrice per la Turchia del Parlamento europeo, Kati Piri. Impossibilitati a influenzare la politica di Erdoğan, l’Ue e gli Stati Uniti (sino ad oggi, con l’amministrazione Obama), osservano la Turchia, paese della Nato, scivolare verso l’autocrazia e voltare le spalle all’Europa, e le preoccupazioni sono molte.
La settimana scorsa Erdoğan ha dichiarato che la Turchia organizzerà un referendum sul processo di adesione se Bruxelles non deciderà entro la fine dell’anno sul proseguimento dei negoziati. Referendum “Turkexit”. Ed Ankara potrebbe entrare nell’Organizzazione di Shanghai per la cooperazione politica ed economica di cui fanno parte la Cina, la Russia e le ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale. Ma, come scrive il Washington Post, «L’Ue ha le mani legate dalla questione dei migranti». Oltre al timore che una volta tagliati i ponti, il paese possa scivolare definitivamente nella dittatura...

(RemoContro)

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