Migranti, Calais e le altre vergogne di Francia...





Non solo Calais. Le baracche nel fango di Dunkerque, i diritti dei minori violati, quel no agli africani delle ex colonie. Hollande maglia nera europea sui profughi.




Le autorità francesi hanno iniziato a sgomberare la Giungla di Calais dalle migliaia di migranti che la popolano da un paio di anni, anche se in realtà le prime tende risalgono al 1999.
Baracche e tendopoli si sono moltiplicate con le ondate dei profughi dai Balcani e dall'Africa sui cumuli di una discarica tossica dismessa, mentre il governo socialista d'Oltralpe negoziava con i britannici milioni di euro per innalzare muraglie di calcestruzzo a ridosso dello Stretto della Manica.
TRA 8 E 10 MILA ACCAMPATI. Si stimano tra gli 8 mila e i 10 mila accampati a Calais.
Per demolire la favelas ingrossata nel cuore dell'Europa occorre almeno una settimana: più di 1.200 poliziotti sono stati mobilitati, migliaia di stranieri vengono caricati sui pullman.
RISPEDITI IN ITALIA E GRECIA. Alcuni saranno smistati in 164 centri di comuni sparsi in tutta la Francia, altri protestano perché rispediti in Italia e in altri Paesi di primo approdo, come la Grecia, dove per il regolamento di Dublino avrebbero dovuto chiedere asilo e fermarsi.
Tutti sperano, in un modo o nell'altro, in sistemazioni migliori: peggio della Giungla di Calais non lo si crede possibile. E invece non è detto.

In nessun altro Paese d'Europa esiste un luogo in condizioni così estreme

Un africano abbandona la Giungla di Calais.
(© Getty) Un africano abbandona la Giungla di Calais.
Il Paese dell'Illuminismo e della Rivoluzione francese è anche quello che, per l'emergenza migranti del 2015, sta dando la prova peggiore: non esiste in nessun altro Paese d'Europa (neppure nell'Ungheria), un luogo come Calais dove anche 1.300 minori non accompagnati venivano abbandonati in condizioni tanto indegne e pericolose.
Per chi da lì tenta di raggiungere amici parenti in Gran Bretagna le prospettive del piano tardivo di Parigi non si profilano molto migliori.
SI ALZANO BARRICATE. In diversi dei comuni, francesi e anche stranieri, destinati ad accogliere i migranti della Giungla si alzano barricate, anche in Italia i cittadini protestano.
A Loubeyrat, nella Francia centrale, un centro d'accoglienza è stato incendiato.
Si teme che, da Calais, gli stranieri riescano a sfuggire allo sgombero forzato, costruendosi ripari di fortuna in altre zone del Nord, creando altre Giungle.
Nel marzo 2016 metà insediamento di Calais era stato già evacuato, ma in pochi mesi migliaia di nuovi migranti l'hanno ripopolato.
A DUNKERQUE ALTRE BARACCHE. Fino all'inverno del 2015 a poche decine di chilometri a Nord di Calais c'era anche un'altra baraccopoli: oltre 2.500 migranti dormivano nei boschi di Dunkerque, in condizioni che il presidio di Medici senza frontiere (Msf) reputava le «peggiori in 20 anni di assistenza umanitaria».
Scabbia, febbre, persino tubercolosi si propagavano tra i bambini costretti a vivere senza elettricità né riscaldamento, con i materassi che affondavano nel fango: a marzo fu appunto aperto nella zona un campo profughi con delle mini-casette di legno dall'aspetto di prigioni, comunque meno malsane delle vecchie slums e date anche ad alcuni richiedenti asilo di Calais.
POCHI SOLDI DALLO STATO. Un'una tantum, comunque, non una svolta nelle politiche francesi sull'immigrazione.
Degli oltre 3 milioni di euro per costruire il campo di Dunkerque, 2 milioni e 600 mila arrivavano da Msf e dai bilanci delle amministrazioni locali.

L'inutile braccio di ferro di Hollande con Londra

Il presidente francese Hollande a Calais.
(© Ansa) Il presidente francese Hollande a Calais.
Per sanare la Giungla di Calais lo Stato francese ha calcolato 15 milioni di euro, parte dei quali chiesti al Regno Unito per l'accoglienza, che al contrario ha versato all'Eliseo 2,5 milioni di euro per alzare due chilometri di muro sulla Manica.
Il presidente francese François Hollande continua a esortare Londra a «fare la sua parte nello sforzo umanitario», ma su questo il numero 10 di Downing Street è sempre stato categorico nel non voelr collaborare.
MURO DEI BRITANNICI. Eppure i britannici si sono fatti carico di far entrare i bambini rimasti bloccati a Calais, non senza le proteste dell'ala dura dei Tory che vorrebbe far fare loro le lastre ai denti: centinaia di minori stanno attraversando lo Stretto in questi giorni, i francesi neanche quello.
In seno all'Ue, come la Germania hanno aperto sulle quote dei «siriani» sorvolando sulle migliaia di nord e centroafricani delle loro ex colonie e di aree che, dalla Libia al Mali, anche in tempi recenti hanno contribuito e contribuiscono a destabilizzare.
IGNAVIA DI FRANÇOIS. Sotto la sua presidenza, Hollande ha trascinato il problema di Calais, annunciandone più volte lo smantellamento ma senza prendersi responsabilità.
È stato nella zona, ma per ragioni di sicurezza non ha neanche visitato la Giungla, dalla quale anche nell'autunno del 2016 un 14enne afghano è sfuggito dalle baracche per morire schiacciato da un camion mentre tentava di passare la Manica.
OK A 25 MILA PROFUGHI. Alla fine del 2015, l'Ufficio nazionale francese per la protezione dei rifugiati ha annunciato di aver accettato il 31,5% delle poco più di 80 mila richieste d'asilo presentate: un numero in aumento del 23% dal 2014, ma esiguo a fronte dell'oltre milione di ingressi in Europa del 2015 e delle centinaia di migliaia di irregolari che da allora gravitano tra gli Stati dell'Ue.
Per loro, in Francia, ci sono le giungle e i bulldozer di Calais...

(Lettera 43)

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