Nella Turchia di Erdogan manette ‘a mezzo stampa’...




COLPISCI 1 PER EDUCARNE 100  
«L’Occidente si faccia gli affari suoi», è la premessa di Erdogan che dall’occidente evidentemente si dissocia. Dopo aver arrestato metà dei vertici delle forze armate e un bel pezzo di magistratura che riteneva infedeli, ha deciso gli arresti domiciliari anche per un bel pezzo di Paese revocando 50 mila passaporti. Ma per i più pericolosi, ancora galera vera. Oltre i 10mila circa e conto perso. Portati davanti a un tribunale di Istanbul 21 dei 42 giornalisti turchi per cui lunedì era stato spiccato un mandato di cattura per presunti legami con Gulen. Gli altri sono ancora ricercati. Salvo poi concedere perdono a chi la insultato personalmente, ma solo per questa volta. Per gli altri c’è il cimitero dei traditori.


La veterana Nazli Ilicak
Partiamo subito dalla foto un po’ sgranata di copertina, dove una stupita e quasi sorridente signora non più giovanissima viene ‘accompagnata’, tenuta per la braccia, da due invece giovanissime poliziotte che esibiscono i contrassegni della loto autorità di poliziotte di Istanbul.
La signora che vediamo arrestata, è Nazli Ilicak, 72 anni, veterana del giornalismo turco.
Quasi una terrorista, la collega Nazli, a sentire le accuse.
Lei assieme ad altri 20 dei 42 giornalisti turchi contro cui lunedì era stato emesso un mandato di cattura per presunti legami con l’arcinemico Gulen.
Gli altri sono ancora ricercati. Sospettati di essere fuggiti all’estero, quando ancora avevano un passaporto in tasca. Per altri 50 mila turchi fuga impossibile: arresto domiciliari in Patria, senza passaporto tentatore, e in attesa di decisioni superiori sui loro destini.
Giornalismo da manette
In realtà l’arresto della collega Nazli Ilicak, a cui va tutta la nostra simpatia e solidarietà, non è certo una novità nella Turchia del dopo ‘quasi golpe’.
Oltre 130 media -16 reti televisive, 23 radio, 45 quotidiani, 15 magazine e 29 case editrici- sono stati chiusi negli ultimi giorni. Decine di giornalisti arrestati e accusati di aver appoggiato Fethullah Gulen, identificato da Erdogan come fautore del golpe fallito e primo nemico di Ankara.
Mahir Zewynalov, giornalista azero corrispondente per Today’s Zaman, editorialista per Al Arabiya, residente a Washington, ha pubblicato sul suo account Twitter gli scatti dei colleghi turchi arrestati, scrivendo per ognuno una breve didascalia.
La lui la foto che è copertina di una Turchia fuori di senno.
Il ‘Vaffa’ erdoganiano
Fuori dagli schemi certamente il suo presidente: «L’Occidente si faccia gli affari suoi», fuori dalla regole di qualsiasi democrazia sia pure solo formale, fuori di senno sospettano in molti. Andiamo subito all’incasso della promessa di perdono fatta ieri da Erdogan nei confronti delle persone ree di averlo insultato.
Ma attenti: «Per una volta soltanto, perdonerò e ritirerò tutti i procedimenti contro i molti insulti ed espressioni di disprezzo che sono stati scagliati contro di me»”, ha detto Erdogan, trasformando il perdono sul assato in una ancora più pesante minaccia per il futuro.
Avvertimento per tutti i sospetti di legami con la rete di Fethullah Gulen, indicata come una sorte di Spectre alla 007.
Oltre 18 mila le persone fermate, per 9.677 di loro è stato formalizzato l’arresto.
Rappresaglia continua
Come già accennato, passaporti revocati da 49.211 persone per sospetti legami con la rete di Fethullah Gulen, accusato da Ankara del tentato colpo di stato. Lo ha detto alla tv di stato il ministro dell’Interno, Efkan Ala, che ha aggiunto che sono oltre 18 mila le persone fermate e per 9.677 di loro è stato formalizzato l’arresto.
Gli ultimi 21 arrestati, giornalisti colpevoli lavorare per un editore oggi dichiarato nemico del presidente e quindi di tutta la Turchia, per esagerazione dell’ego presidenziale.
Proteste da tutto il mondo democratico e dalle più varie organizzazioni giornalistiche mondiali, Federazione della stampa italiana compresa.
S’è svegliata persino l’Unione europea, tra i destinatari del ‘Vaffa’ erdoganiano.
«Non possiamo rimanere in silenzio mentre decine di giornalisti vengono arrestati».
Sia il presidente Juncker e sia Federica Mogherini non spiegano al mondo, come «Altrimenti ci arrabbiamo».
Il cimitero dei traditori
Sulla scia di tante insensatezze, è stata annunciata la creazione di un “cimitero dei traditori”, creato appositamente per ospitare i corpi dei golpisti morti il 15 luglio scorso.
Lo spazio, identificato nella zona orientale di Istanbul, nelle vicinanze di un nuovo canilemunicipale in costruzione, è stato scelto già una settimana dopo il fallito golpe. Il cimitero ospiterà “coloro che non meritano una degna sepoltura”.
I golpisti uccisi, in una nuova direttiva emessa dal Directorate of Religious Affairs, non riceveranno alcun rito funebre e non potranno essere oggetto di preghiere. Queste persone, precisano nella direttiva a cura del Direttorato Responsabile degli Affari Religiosi turchi, hanno ignorato la legge di un’intera nazione e non meritano alcuna preghiera.
Turchia dei colonnelli per assenza di generali
Traditori ovunque, galere da vivi, fosse comuni o innominate da morti.
La Turchia si palesa la «La più grande prigione a cielo aperto ai confini dell’Europa…», come ha denunciato il giornalista Can Dundar che rischia l’ergastolo per aver scritto degli ambigui rapporti tra Erdogan e l’Isis.
Un realtà, la Turchia del golpe ‘vorrei ma non posso’, rischia oggi, era Erdogan fin che dura, di finire nella mani del colonnelli per ‘esaurimento scorte di generali’.
Sono 178 i generali e ammiragli arrestati finora in relazione al tentativo di golpe in Turchia.
Lo ha detto il ministro dell’Interno, Efkan Ala, precisando che per 151 di loro è già stato convalidato l’arresto. Si tratta di circa la metà del totale dei generali e ammiragli delle Forze armate. Ieri, 149 di loro sono stati congedati con disonore dall’esercito...

(RemoContro)

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