Repubblica Centrafricana: nuove accuse di abusi e violenze contro i caschi blu delle Nazioni Unite e dei francesi...
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Lo scandalo delle violenze sessuali e degli abusi perpetrati dai caschi blu delle Nazioni Unite della missione MINUSCA in Repubblica Centrafricana si allarga ogni giorno sempre di più con dettagli, nuove denunce e annunci di indagini approfondite.
L'evidente imbarazzo delle Nazioni Unite di fronte a questo scandalo la cui portata è ancora sconosciuta, e di cui probabilmente non conosceremo mai nei dettagli, è palpabile sin dall'inizio: tra le notizie non confermate e le promesse di fare chiarezza i contorni della vicenda continuano ad apparire foschi ed è difficile, se non impossibile, capire la reale portata di questo scandalo. Giovedì 31 marzo l'ONU ha annunciato di aver dato il via a una nuova indagine atta a verificare le accuse di violenze sessuali, spiegando di volersi concentrare in modo particolare sui presunti reati commessi dalle forze francesi dell'Operazione Sangaris e dai caschi blu burundesi e gabonesi.
Anche Parigi ha promesso di “fare chiarezza” ma la decisione di chiudere l'Operazione Sangaris, annunciata dal ministro della Difesa francese Jean-Yves Le Drian mercoledì durante il giuramento del nuovo presidente della Repubblica Centrafricana, sembra più orientata a voler nascondere sotto al tappeto le vergogne d'Oltralpe in centro Africa: “Le autorità francesi sono state informate che una squadra delle Nazioni Unite ha ricevuto segnalazioni circa alcuni uomini della forza Sangaris che avrebbero presumibilmente costretto alcune ragazze a fare sesso con degli animali in cambio di una somma di denaro. […] Abbiamo ricevuto segnalazioni di casi di bestialità che coinvolgono soldati francesi ma ancora non abbiamo alcuna conferma” ha dichiarato un funzionario delle Nazioni Unite di New York, citato da Jeune Afrique. L'Alto commissario ONU per i Diritti Umani Zeid Ra'ad Al Hussein sembra voler prendere molto sul serio le accuse ai soldati francesi ma la reazione dell'ambasciatore francese alle Nazioni Unite François Delattre è stata piuttosto tiepida: “I fatti descritti sono odiosi e rivoltanti, faremo luce su quanto accaduto” è stato il telegrafico e laconico commento alla stampa.
Diane Corner, rappresentante speciale aggiunto dell’ONU nel paese africano, ha garantito che le indagini non si fermeranno: fino ad oggi sarebbero un centinaio le vittime di abusi e stupri audite dagli investigatori delle Nazioni Unite e i tempi di indagine potrebbero non essere brevi. Fatti del genere hanno in sé inevitabili conseguenze anche sul profilo internazionale dell'immagine offerta da Nazioni Unite e dalla prima democrazia del mondo, la Francia: come si può pretendere di esportare valori, diritto e democrazia quando di fronte a questi fatti ci si ritrova inermi, sgomenti, a osservare le notizie che scorrono sullo schermo del computer?
Localmente i danni sono ancora più evidenti nell'emarginazione nella quale le vittime di abusi sono costrette una volta finito l'incubo: ragazze allontanate dal villaggio, rinnegate dalla propria famiglia, violate per sempre e quindi non più “maritabili”, oltre agli innumerevoli traumi psicologici, fisici e medici (molte ragazze hanno contratto malattie sessualmente trasmissibili) che centinaia, forse migliaia, di ragazze sono state costrette a subire. Non è forse lo stesso comportamento che ci aspetteremmo da un folle miliziano drogato di Boko Haram? Sì, ma in questo caso l'orco parla francese e non arabo e sulle spalle porta le mostrine militari dell'Operazione Sangaris, che prende il nome da unabellissima farfalla africana. A volte l'ironia crudele fa persino sorridere.
Secondo un recente rapporto pubblicato dalla ONG AIDS-Free World nel 2014 tre giovani ragazze centrafricane sarebbero state spogliate e costrette ad avere rapporti con dei cani all'interno di un campo militare delle forze francesi della Sangaris ricevendo in cambio l'equivalente di 9 dollari americani. 9 dollari per l'orrendo sollazzo di un gruppo di barbari. Vocì? Difficile: persino un tribunale francese ha aperto un'inchiesta per alcuni presunti abusi e stupri in Repubblica Centrafricana perpetrati dai militari durante l'Operazione Sangaris in un paese devastato da anni di guerra civile e ancora schiavo delle violenze tra milizie cristiane e musulmane.
La situazione attuale è ancora talmente instabile, come scrivevamo noi di IBTimes Italia, che persino il neo-presidente Faustin-Archange Touadéra si è detto preoccupato per la fine della missione francese: dopo aver prestato giuramento mercoledì, alla solenne presenza dei suoi principali protettori internazionali, i francesi (era presente, per conto del governo di Parigi, il ministro della Difesa), Touadéra ha detto che “la Sangaris deve essere oggi ancora molto, molto operativa. Certo, ci sono le forze delle Nazioni Unite, ma queste due entità militari si completano a vicenda nel loro operato. […] Abbiamo ancora tante preoccupazioni” ha dichiarato il presidente centrafricano, che dal suo punto di vista non ha poi torto.
La devastazione dell'amministrazione pubblica della Repubblica Centrafricana, la crisi economica, le violenze che quotidianamente vengono denunciate nelle zone rurali, i raid etnico-religiosi che avvengono ogni venerdì nelle moschee e ogni domenica nelle chiese, se il Paese viene lasciato al suo destino è quasi certo che non durerà molto. Nella Repubblica operano anche gli uomini dell'ugandese Joseph Kony e il rischio di una guerra civile è presente persino durante la missione dei caschi blu e dei francesi. Figurarsi senza.
Tuttavia, secondo alcune informazioni diffuse nei giorni scorsi, lo scandalo degli abusi da parte delle forze di pace potrebbe ulteriormente allargarsi e questa volta tra i fratelli africani: secondo nuove accuse soldati del Burundi e del Gabon del contingente MINUSCA, operativi tra il 2013 e il 2015, si sarebbero anche loro macchiati di crimini efferati ed abusi. La conseguenza di tutto questo? Il progressivo ritiro dei contingenti, che causerebbe nuovi guai al popolo centrafricano: “Gli stati che appartengono a questi contingenti internazionali devono colpire gli abusi, punire i colpevoli con pene adeguate e prevenire ulteriori violazioni. Il semplice rientro dei soldati sospettati o colpevoli in patria, o di interi contingenti, è una risposta del tutto inadeguata ad atti come lo stupro di minori” ha dichiarato Zeid Ra'ad Al Hussein.
In tal senso quindi la decisione francese di chiudere l'Operazione Sangaris e di lasciare sul campo solo un piccolo contingente, 300 uomini su 12.000 del MINUSCA, non sembra orientata al capire la verità e colpire i responsabili. Ma non sarebbe la prima volta che Parigi mostra con spietatezza la propria doppia morale. Je suis Sangaris? Non. ...
(International Business Times)
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