Il Papa a Lesbo: «La catastrofe più grande dopo la guerra mondiale»...




«Andiamo ad incontrare la catastrofe più grande dopo la seconda guerra mondiale».Viaggio lampo di Francesco nell’isola greca divenuta il primo approdo per tanti disperati in fuga dalla guerra, dalla violenza e dalla fame. Incontro anche ecumenico: cinque ore insieme al Patriarca Bartolomeo e all’arcivescovo ortodosso Ieronymos



«La catastrofe più grande dopo la seconda guerra mondiale». Papa Francesco non concede alibi e non fa sconti di fronte alle sofferenze inaudite di milioni di disperati nel mondo che fuggono da guerre, repressioni o fame. La dimensione di una catastrofe planetaria assimilabile ad una guerra.
«Siamo venuti per richiamare l’attenzione del mondo su questa grave crisi umanitaria e per implorarne la soluzione». Papa Francesco ha di fronte i profughi del Moria Refugee Camp, sull’isola greca di Lesbo col patriarca ortodosso Bartolomeo e l’arcivescovo Hieronimos, ma parla al mondo. «Speriamo che il mondo si faccia attento a queste situazioni di bisogno tragico e veramente disperato, e risponda in modo degno della nostra comune umanità».
Papa Francesco ripete il gesto del luglio 2013, con il suo primo viaggio fuori Roma, quando si recò a Lampedusa, avamposto dell’Italia e dell’Europa nel Mediterraneo e meta dei disperati delle carrette del mare. Ora la sua presenza a Lesbo, isola vicina alla Turchia e primo punto di approdo dei profughi che fuggono dalla guerra e dalla disperazione, diventata emblema dell’emergenza. Non solo a portare attenzione e pietà, ma per provare a scuotere il mondo.
Come aveva già fatto a gennaio col Corpo diplomatico accreditato in Vaticano, la sottolineatura alle responsabilità dell’Europa. Parole chiare: l’imponenza dei flussi, gli interrogativi sulle possibilità di ricezione, sulla modifica culturale e sociale dei Paesi di accoglienza, sul ridisegnarsi di equilibri geo-politici regionali. E i timori per la sicurezza, esasperati della dilagante minaccia del terrorismo internazionale. Analisi attento di realtà complesse.

Francesco non fa sconti. «Gran parte delle cause delle migrazioni si potevano affrontare da tempo. Si potevano prevenire tante sciagure o mitigarne le conseguenze più crudeli. Anche oggi, molto si potrebbe fare per fermare tragedie e costruire la pace. Rimettere in discussione prassi consolidate, a partire dal commercio degli armamenti, all’approvvigionamento di materie prime e di energia, agli investimenti, alle politiche finanziarie e sostegno allo sviluppo, fino alla piaga della corruzione»...
(RemoContro)

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