L'estrema destra francese si allena a Calais ?...




Mentre la Francia fa i conti con i vari rimpasti di governo e le conseguenze del terrorismo, l'estrema destra prende forma nel Nord del Paese





di Francesco Ditaranto

Mentre scorrono veloci i giorni più importanti della storia recente della Francia, tra rimpasti di governo, riforme costituzionali e allarmi sul pericolo di una nuova ondata di devastanti attentati terroristici, si ha notizia del fermo di sette uomini, legati alla galassia dell'estrema destra, sospettati di violenza gratuita nei confronti di alcuni migranti. I fatti sono avvenuti due giorni fa, nei pressi di Dunkerque, nel nord del paese, a 30 km da Calais, dove da mesi migliaia di profughi hanno trovato rifugio nella cosiddetta "giungla", in attesa di passare in Inghilterra. Sul posto, dove i sette sono stati fermati per l'aggressione ai danni di cinque curdi iracheni, sono state ritrovate sbarre di ferro e lacrimogeni. 

Non è la prima volta che accade. Da mesi, le organizzazioni umanitarie denunciano queste aggressioni mirate. Medici del Mondo e Medici Senza Frontiere hanno dichiarato che sarebbero almeno cinque i casi (pronti a essere denunciati alla magistratura) di violenze nei confronti di profughi perpetrate da parte di gruppi d'individui organizzati in squadre molto agili e preparate. Secondo le due associazioni, oltre alle modalità d'azione, esisterebbero elementi che porterebbero a individuare in questi gruppi delle vere e proprie milizie, capaci di pianificare spedizioni punitive di chiara matrice razzista, meglio note in Francia come "ratonnades". 

Una settimana fa, proprio a Calais, si era svolta una manifestazione contro i migranti, vietata espressamente dal prefetto. La mobilitazione era stata lanciata dal movimento xenofobo tedesco Pegida, e aveva visto partecipare circa cento persone, tra le quali l'ex-generale della Legione Straniera, Christian Piquemal. L'ex-ufficiale, ora animatore del circolo dei cittadini patrioti, era stato arrestato insieme con altre quattro persone. Per Piquemal, trattenuto per circa due giorni e trasferito in ospedale in seguito a un malore, l'udienza è fissata per il maggio prossimo. 

L'arresto del generale ha scatenato l'ira della destra e dell'estrema destra. Tra le reazioni più virulente, c'è stata quella della giovane promessa del Front National, Marion-Marechal Le Pen che, via twitter, ha denunciato "un arresto ingiusto e brutale" (anche se, a onor del vero, nel video dell'arresto non si evidenziano particolari elementi di brutalità). Nessuno, a destra, ha voluto rendersi conto di come il fermo dell'ex-generale fosse più che legittimo, avendo Piquemal partecipato a una manifestazione vietata. Si è preferito farne un eroe, un patriota arrestato da uno stato che difende gli estremisti di sinistra e lascia che i francesi siano rimpiazzati da un'orda di migranti. 

Sempre ieri, il prefetto di Calais, ha annunciato che la metà della "giungla" sarà rasata al suolo. I profughi hanno una settimana per scegliere se essere ospitati nel locale centro d'accoglienza o essere ricollocati in antri centri sparsi sul territorio francese. Ancora non è dato sapere quali saranno gli sviluppi nel campo improvvisato sul lato francese della Manica. 

Eppure quello che accade a Calais e Dunkerque non è un caso. Rappresenta perfettamente il momento drammatico che la Francia sta vivendo. C'è un governo, rimaneggiato per l'ennesima volta, che nella ricerca spasmodica di consensi non fa altro che dare il via alla campagna presidenziale per le elezioni del 2017. Nessuno crede più alle riforme. Sarebbe impossibile vederne i frutti nei prossimi quattordici mesi. 

C'è poi un paese, spesso, si dice, eccessivamente centralizzato, che si sta lentamente ripiegando su se stesso, quasi che all'autonomismo, inteso come visione dell'organizzazione dello stato, si fosse sostituito un campanilismo vuoto, soprattutto a sinistra. Non mancano le battaglie, ma sono locali, fin troppo locali. E manca la visione d'insieme. Anche in questo caso, soprattutto a sinistra. Dalla Bretagna alla Corsica fino a Nantes, dove da anni si fronteggiano favorevoli e contrari alla costruzione del nuovo gigantesco aeroporto internazionale, le lotte risultano essere una staccata dall'altra. Gli agricoltori bretoni bloccano le strade e assediano le prefetture perché non riescono a vivere del loro lavoro. Quelli interessati dall'esproprio dei loro terreni a Nantes, in vista della costruzione dell'aerostazione, sfilano contemporaneamente ai primi, ma da un'altra parte, spesso a pochi chilometri di distanza. I corsi, da parte loro, dichiarano che la Francia è un "paese amico" della Corsica. Tutti, insomma, sembrano concentrarsi sul qui e ora, senza la minima capacità di interpretare un contesto gravissimo che riguarda tutti. 

E allora succede che a Calais delle "milizie" compiano delle spedizioni punitive di chiaro stampo razzista. E succede anche che un ex-generale della Legione Straniera, si faccia arrestare durante una manifestazione a carattere xenofobo, e per giunta vietata, raccogliendo sostegni e facendo, così, il suo ingresso in politica. E succede inoltre che un giornale denunci di essere oggetto di minacce per aver definito fascisti due simpatici esaltati, onesti cittadini e sinceri patrioti, che puntano il fucile contro dei migranti che sfilano. Non è un caso. Tutto questo, mentre, in un'aula dell'Assemblea Nazionale praticamente deserta, i superstiti della democrazia rappresentativa, votano la riforma della costituzione in senso autoritario. 
I segnali ci sono tutti. Bisognerebbe saperli cogliere. Almeno a sinistra. Almeno finché se ne ha la possibilità...
(Globalist)

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