Yemen, nuova strage di civili della coalizione sunnita...




I raid sono avvenuti a Dhahian e hanno provocato almeno 18 vittime civili. Amnesty International accusa Riyad per il suo utilizzo di ammonizioni a grappolo. Tre giornalisti di al-Jazeera rapiti a Ta’ez.



Nuova mattanza di civili in Yemen. E’ quanto emergerebbe da un filmato amatoriale caricato su You tube giovedì notte in cui si vede un team di soccorritori colpito da un jet della coalizione a guida saudita. I raid, avvenuti nella città di Dhahian nella provincia settentrionale di Sa’ada, avrebbero provocato almeno 18 persone.
Il video di cinque minuti – la cui autenticità non può essere ancora verificata – mostra inizialmente un gruppo di civili che cercano dei sopravvissuti in un’area attaccata poco prima dai caccia della coalizione. Nel filmato donne e bambini urlano mentre alcuni operatori sanitari trascinano diversi feriti su dei camion. Mentre sono in corso le operazioni di salvataggio, arriva un nuovo bombardamento dagli esiti devastanti. A perdere la vita, oltre ai soccorritori presenti sul posto, vi è anche l’autista di un’autoambulanza appartenente ad una clinica di Medici senza Frontiere (Msf).
“L’ambulanza è stata colpita non appena è arrivata nel luogo di un precedente bombardamento. Quando le persone si sono riunite per assistere le vittime, lo stesso sito è stato colpito nuovamente” si legge in una nota di Msf. “Le persone sono soggette quotidianamente a questo tipo di violenza – denuncia il comunicato – nessuno, nemmeno gli operatori sanitari, vengono risparmiati”.
E’ il quarto attacco che subisce in Yemen Msf, organizzazione internazionale che si occupa di portare soccorso sanitario nelle aree del mondo a rischio. A inizio gennaio un jet della coalizione aveva colpito un centro di Medici senza Frontiere vicino alla città di Sa’ada facendo sei vittime. Raid simili erano già avvenuti ad ottobre e a dicembre nella provincia di Sa’ada nel distretto di Haydan e nella città di Taiz.
Ma a protestare per gli attacchi del blocco sunnita a guida saudita non è solo Msf. Ad alzare la voce è infatti anche Amnesty International (AI). In un rapporto pubblicato ieri, la ong internazionale per i diritti umani ha dichiarato che Riyad avrebbe usato ammonizioni a grappolo di fabbricazione Usa (illegali secondo le leggi internazionali) in un attacco a Sana’a avvenuto il 6 gennaio in cui perse la vita un sedicenne (6 i feriti). Il portavoce della forze militari della coalizione, il Generale saudita Ahmed al-Asiri, ha negato categoricamente l’utilizzo di bombe a grappolo sulla capitale ammettendo di averle usate soltanto in un raid a Hajjah nell’aprile del 2015.
Quanto è accaduto due giorni fa a Dhahian e la denuncia di Amnesty riportano nuovamente al centro del dibattito l’efferatezza della guerra in Yemen iniziata lo scorso marzo. Il conflitto ha già causato più di 6.000 morti (in buona parte civili), oltre 2 milioni e mezzo di sfollati interni e ha costretto alla fuga dal Paese 168.000 persone. A questi dati si aggiunga poi che l’80% della popolazione è a rischio malnutrizione.
Ad aggravare poi il quadro è l’alto numero di civili e combattenti rapiti. Due giorni fa la rete panaraba al-Jazeera ha confermato di non avere più notizie di tre suoi giornalisti di stanza a Taiz per seguire i durissimi scontri tra gli houthi e la coalizione. Di loro non si sa più niente da lunedì sera e si ipotizza un loro rapimento. Ma se Hamdi al-Bokari, Abdulaziz al-Sabri e Moneer al-Sabaiil sembrerebbero essere ancora in vita, destino diverso è toccato al reporter 35enne al-Migdad Mohammed Ali Mojalli ucciso in un raid saudita vicino a Sanaa. “La sicurezza in Yemen è peggiorata rapidamente lo scorso anno rendendo il Paese uno dei luoghi più pericolosi al mondo per i reporter” ha dichiarato giovedì notte Sherif Mansour del Comitato per la protezione dei giornalisti. “Invitiamo tutte le parti in lotta a non colpire gli inviati e a liberare immediatamente tutti i membri dei media che essi detengono”. Nena News

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