Moldavia, filorussi di piazza: c'è aria di Ucraina...







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Il Parlamento della Moldavia ha approvato mercoledì 20 gennaio 2016, con 57 voti su 101, la nomina diPavel Filip quale nuovo primo ministro dello Stato dell'ex blocco sovietico, racchiuso fra Romania e Ucraina. Membro del Partito Democratico della Moldavia (PDM, affiliato in Europa con i Socialisti Europei), tra il 2011 e il 2016 Filip ha ricoperto la carica di ministro delle tecnologie e della comunicazione. La sua nomina però non è stata senza conseguenze: il neoprimo ministro è infatti noto per le sue posizioni filo-UE e la decisione di investirlo della carica di primo ministro da parte del presidente Nicolae Timofti è stata duramente contestata dal popolo moldavo.
La nomina del primo ministro Filip è stata decisamente poco ortodossa: il portavoce del presidente Timofti si è dimesso in seguito alla decisione di anticipare la cerimonia del giuramento, affinchè non fosse pubblica, mentre Andrian Candu, Presidente del Parlamento, sosteneva fosse inutile andare a nuove elezioni. Sfidando temperature proibitive e marciando verso il parlamento di Chisinau, sia il 20 che il 21 gennaio, decine di migliaia di persone si sono riunite di fronte al palazzo dell'assemblea, e una decina di loro sono addirittura riusciti ad entrare, per chiedere che la nomina di Filip venisse annullata, elezioni anticipate e modifiche costituzionali.
Già nei giorni scorsi le manifestazioni avevano assunto connotati piuttosto violenti, persuadendo le autorità a formare sei cordoni di agenti in protezione dei palazzi istituzionali. Di fronte all'assalto al Parlamento la polizia moldava ha risposto con fumogeni e manganellate, ma il bilancio è decisamente dalla parte della piazza: 31 feriti di cui 27 agenti.
È da mesi che i moldavi scendono in piazza ed è dal 29 ottobre scorso che il Paese si trova senza un Parlamento democraticamente eletto. Le manifestazioni sono oramai quasi quotidiane, ma ancora non si era registrata un'affluenza così massiccia come negli ultimi giorni. Giorni che ricordano quelli di Kiev prima della fuga con disonore del filorusso Victor Janukovyc ma con un evidente ribaltamento dei ruoli: in questi giorni sono i filorussi a protestare. Nel paese il 78 per cento della popolazione è di etnia rumena, mentre un altro 14 per cento si divide tra russi e ucraini.
Il neo primo ministro Pavel Filip non ha mai nascosto, ed anzi lo ha sottolineato più volte, di voler riallacciare saldamente i buoni rapporti con Bruxelles ed allontanarsi dall'ombrello russo. Nel 2014 il paese ha firmato un Accordo di associazione alla UE sulla falsariga di quello già firmato dall'Ucraina a suo tempo e che il Cremlino considera pericoloso per i propri legami commerciali proprio con la Moldavia. L'ombra russa sulla Moldavia è stata ulteriormente proiettata da Dmitrij Peskov, il portavoce di Vladimir Putin, il quale ha invitato tutte le parti a rispettare la legge e ad astenersi dalla violenza, invito rivolto anche dall'ambasciata americana in Moldavia, che ha però chiesto alle autorità di affrontare immediatamente le preoccupazioni dell'opposizione. Nel paese più povero d'Europa, inoltre, essere accusati di corruzione può disintegrare una carriera politica, ed è esattamente quanto sta succedendo nei confronti del PDM, cui molti esponenti vengono accusati dai manifestanti di essere dei corrotti. Secondo molti la corruzione diffusa e l'instabilità politica associate ai partiti filo-UE rischia di lavorare a vantaggio dei filorussi. La Moldavia non è inoltre nuova al separatismo filorusso, visto che la sua parte orientale oltre il Dnestr si è separata dal resto del paese proclamandosi indipendente. Un'operazione appoggiata da Mosca.
Quello che la piazza lamenta a Filip sono gli stretti legami di quest'ultimo con l'oligarca moldavo Vlad Plahotniuc. Costui è l'uomo più ricco della Moldavia, noto per essere il rivale politico, ma non solo, di Vlad Filat, primo ministro tra il 2009 e il 2013, arrestato quest'autunno per essere stato coinvolto in uno scandalo enorme di banche e corruzione. Plahotniuc viene accusato dai manifestanti di controllare i mass-media e manipolare la classe politica, oltre ad essere stato protagonista di una presunta frode bancaria, per cui avrebbe fatto letteralmente sparire oltre un miliardo di dollari: più di un ottavo del PIL dell'intera Moldavia.
“La tua casa è la prigione” urlavano i manifestanti proprio verso Plahotniuc mentre Andrei Nastase, leader dell'opposizione filorussa, rilasciava dichiarazioni al vetriolo: “Siamo stati imbrogliati. Hanno calpestato la democrazia, le libertà, i diritti umani e la legge. […] Tutto questo avviene perché il primo oligarca di Moldavia, Vlad Plahotniuc, la sta usurpando”. L'opposizione chiede: la possibilità dielezioni presidenziali dirette; la riduzione del numero dei parlamentari da 101 a 71; la possibilità di perseguire i politici corrotti al di fuori dell'immunità parlamentare.
I tre leader dell'opposizione moldava, Igor Dodon, Renato Usatii e proprio Andrei Nastase hanno invitato il Presidente del Parlamento Candu ad annullare il voto parlamentare del 20 gennaio che ha dato la luce al nuovo governo di Filip, anche se più che di un invito si può parlare di ultimatum.
La Moldavia si trova di fronte ad una situazione decisamente problematica. Secondo Alina Inayeh di Black Sea Trust, citata dal Sole24Ore, il Paese è “una bomba a orologeria innescata”: secondo i sondaggi interni se si andasse a elezioni anticipate a prendere il potere potrebbero essere proprio i filorussi socialisti di Partidul Nostru di Dodon e Usatii, che hanno già annunciato di voler rinegoziare l'accordo di associazione con l'UE e di voler sviluppare legami più profondi con Mosca.
È impossibile oggi parlare di “rischio ucraino” per la Moldavia, ma certamente il piccolo paese dell'est Europa desta oggi non poche preoccupazioni, sia in termini economici che sociali. La società moldava è sempre più spaccata e le manifestazioni di questi giorni fanno molto discutere, in Moldavia e Russia, sull'opportunità di una svolta nelle relazioni politiche tra i due paesi. Europa permettendo...
(International Business Times)

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