C’ ERA UNA VOLTA Zar Putin Sultano Erdogan sfida antica come la storia...
Giovanni Punzo
Dodici le guerre russo turche, a partire dal 1568 sino alla prima guerra mondiale. Poi fine di Zar e Sultani
La sporca storia del petrolio rubato da Isis e venduto in Turchia dietro l’abbattimento del jet russo. In realtà un contenzioso tra due complesse realtà geopolitiche che risale agli imperi dello Zar e del Sultano ottomano. Pietro il Grande prima di Putin, altri sultani prima di Erdogan, simili arroganzeGiovanni Punzo
A raffigurare l’attuale scontro tra Putin ed Erdogan, circola da qualche tempo l’espressione «zar e sultano». Sintesi comunicativa brillante ed efficace, ma che rende solo in minima parte le dimensioni dello scontro storico che si consumò sulle sponde contrapposte del mar Nero, a cominciare dal fatto che durò secoli, non riguardò in particolare un solo zar o sultano e coinvolse anche potenze europee occidentali.
Non fu un breve duello, ma una lunga lotta fatta di fasi alterne, legate ad equilibri più complessi, ad alleanze o ad eventi politici spesso al di fuori del mar Nero o del Caucaso. La contesa si spense senza una vittoria definitiva perché entrambi gli imperi russo e ottomano dopo la Prima Guerra mondiale scomparvero ed incredibile fu che per un breve periodo fino alla metà degli anni Venti Russia bolscevica e Turchia di Ataturk invece collaborarono.
Il mondo ortodosso, dopo la caduta di Costantinopoli, aveva spostato il baricentro a nord fondando il mito della Terza Roma, ma si trattava di una comunità di diversi stati, più che di un vero proprio impero unitario. Solo dopo l’ascesa al trono di Pietro il Grande la Russia fu in grado di tentare la riconquista di territori occupati dai turchi cominciando dalla sponda settentrionale del mar Nero. Il primo tentativo nel 1695 si risolse in un fallimento: la fortezza turca di Azak (Azov in russo) che dominava lo sbocco del Don al mare non capitolò.
Grazie alla flotta – sebbene non fosse più il grande strumento militare di un tempo –, gli ottomani poterono continuare a rifornirla via mare, mentre l’attacco russo su terra si dimostrò troppo debole. Pietro non si perse d’animo e trasformò allora il villaggio di Voronez sul Don in un grande cantiere navale all’interno del quale furono impegnati più di ventimila operai guidati da quadri stranieri, in quanto la Russia non disponeva di tecnici.
L’attacco fu ripetuto nell’estate successiva e la fortezza cadde il 18 luglio 1696. Questa volta però, oltre ad una piccola flotta nuova di zecca, ben armata e organizzata, alle operazioni di assedio su terra avevano preso parte come consiglieri militari anche numerosi ufficiali del genio inviati dall’imperatore asburgico Leopoldo che a sua volta stava combattendo l’impero turco nei Balcani.
Pietro il Grande avrebbe voluto proseguire la guerra contro i turchi per assicurarsi lo sbocco al mar Nero attraverso la conquista dello stretto di Kerc, ma austriaci, polacchi e veneziani – sia pure per motivi diversi tra loro – intendevano comunque cessare le ostilità contro la Sublime Porta.
Rimasto politicamente isolato dopo la pace di Carlowitz (1699), Pietro fu costretto ad abbandonare temporaneamente la conquista di uno sbocco in mar Nero dopo l’esito infausto della guerra del Nord: la sconfitta subita nella battaglia di Narva (1700) dall’esercito svedese di Carlo XII.
Alla fine di questo primo capitolo di scontri tra zar e sultani, la Russia aveva acquisito uno status di potenza militare, ma non politica. L’accesso pieno al mar Nero fu possibile più tardi, ma non bisogna dimenticare che nel frattempo l’impero ottomano si era logorato: l’impero d’Austria era penetrato a fondo nei Balcani con una memorabile campagna del principe Eugenio (Sarajevo saccheggiata nel 1697) e gli ottomani erano stati sconfitti pesantemente in Transilvania.
Inoltre, mentre lo zar Pietro rimase saldamente sul trono, nello stesso arco di tempo a Costantinopoli si succedettero ben cinque sultani, dei quali due deposti per cospirazione. Solo dopo aver sconfitto gli svedesi nella battaglia di Poltava (1709), la Russia si liberò dai problemi del Baltico e grazie alla progressiva decadenza della Polonia, poté finalmente concentrare il suo sforzo a sud. Lo zar Pietro morì tuttavia nel 1725, prima di vedere la flotta russa libera di navigare in mar Nero.
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