Terrorismo, ecco il piano di sicurezza dell’Unione Europea...




Controlli sui contenuti che corrono sul web e schedatura dei passeggeri dei voli aerei: ecco il piano di Bruxelles per difendere l'Europa dalla minaccia terroristica. Ma ci sono già polemiche.




Combattere il terrorismo partendo dal Web e “schedando” tutti i passeggeri che si muovono in aereo. Dopo gli attentati di Parigi del 13 novembre e l’allarme terrorismo diffusosi in Belgio e nel resto d’Europa arriva il piano europeo sulla sicurezza deciso da Bruxelles.
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ANSA/ANGELO CARCONI

CONTENUTI WEB CONTROLLATI E PASSEGGERI AEREI SCHEDATI -

I dettagli del piano sono riportati da Repubblica: controlli più stringenti sui contenuti che viaggiano sul web e schedatura di tutti i passeggeri dei voli, in modo da controllare l’ingresso e l’uscita di eventuali foreign fighters. Scrivono Giuliano Foschini, Marco Mensurati e Fabio Tonacci:
I contenuti web verranno controllati periodicamente e quelli ritenuti più pericolosi saranno censurati o rimossi. Le chat, anche quelle sulle “piattaforme non convenzionali” come le console per videogiochi, saranno accessibili agli investigatori. Tutti i passeggeri dei voli verranno schedati, e i loro dati saranno conservati e resteranno a disposizione delle forze dell’ordine. Insomma, la nostra vita di europei, dopo i fatti tragici del 13 novembre, è destinata a cambiare per sempre. In queste ore a Bruxelles si sta decidendo come e quanto. Un piano operativo articolato in cinque cruciali punti, è al centro di un dibattito serrato e urgente in corso all’interno del Coreper Giustizia e Affari Interni, ovvero l’organismo che riunisce settimanalmente i rappresentanti permanenti degli stati membri presso la Ue; e, soprattutto, all’interno del Psc, il Comitato politico e di sicurezza, il gruppo tecnico “di alto livello” specializzato in tema di politica estera e difesa. L’obiettivo è approvare i primi punti – gestione dati dei passeggeri e controllo del web – entro la fine dell’anno, e non andare oltre i primi mesi del 2016 per il resto.
E dove andranno a finire questi dati?
Tutti i dati raccolti via web verranno poi “stoccati” nelle banche dati presso il Counter Terrorism Center, all’Aia. In quei server dovrebbero finire anche i dati ricavati dal Pnr (il Passenger name record), ovvero il codice numerico che viene associato ad ogni viaggiatore che acquisti un biglietto aereo e che contiene tutti i dettagli, anche personali, del viaggio. Oggetto da anni di una lunga polemica sulla tutela della privacy, ora dovrebbe sbloccarsi. Restano da limare alcuni termini della questione: 1) Quali voli dovrebbero essere tracciati: tutti gli europei o solo gli intercontinentali e comunque non i charter?; 2) per quanto tempo dovranno essere conservati i dati: trenta giorni come chiede il parlamento o 4 anni come chiede la commissione?; 3) quali reati ipotizzati possono permettere alle polizie di accedere alle banche dati: solo il terrorismo o anche altro? Un compromesso probabile dovrebbe essere un pnr esteso a tutti i voli europei, interni ed esterni, i cui dati associati verranno conservati per un anno in chiaro e per quattro anni criptati nei server dell’Europol che li potrà utilizzare per il terrorismo e per un elenco di reati ritenuti “gravissimi”.

ORLANDO: «NON SARÀ STATO DI POLIZIA» -

Non mancano le polemiche: sia per quanto riguarda le deroghe chieste dalla Francia alla Convenzione europea dei diritti umani, sia sul fronte della privacy, per quanto riguarda le intercettazioni. Su questo ultimo punto è intervenuto il ministro della Giustizia Andrea Orlando, che in un’intervista a Liana Milella per Repubblica ha assicurato che l’Italia «non diventerà uno stato di polizia»:
Ministro che succede? Dalla paura “politica” delle intercettazioni si passa alla voglia di intercettare tutto e tutti?
“Non è affatto così. Non abbiamo deciso di intercettare tutto e tutti. I magistrati che hanno partecipato al vertice di giovedì sera, hanno segnalato il rischio che gli strumenti di captazione oggi disponibili non siano aggiornati alle innovazioni tecnologiche utilizzate dalle reti criminali. Non si tratta di introdurre norme nuove. Le intercettazioni telematiche sono già previste e devono essere disposte sulla base della decisione di un giudice, come quelle telefoniche. Ma costruire strumenti più pervasivi e più efficienti, in grado di catturare molte più comunicazioni, pone il problema del loro corretto utilizzo, dell’accesso ad esse e del rischio di usi impropri. Quindi bisogna rafforzare le garanzie».
[...]
Non è che state approfittando della minaccia terroristica per accelerare il bavaglio sulle intercettazioni?
«In decine di occasioni ho chiarito che non ci sarà nessun bavaglio, né ci saranno restrizioni all’utilizzo delle intercettazioni come strumento di indagine. Ma vogliamo raggiungere l’obiettivo che suggerisce Michael Walzer, mentre si realizza un potenziamento delle capacità repressive d’indagine, evitare qualunque uso improprio di questi poteri ».
[...]
Non è forse il controllo totale?
«Assolutamente no. L’Italia sarà equilibrata e lungimirante. I terroristi vogliono mettere in crisi il nostro sistema di diritti, le nostre libertà. Andare verso una chiusura poliziesca segnerebbe la prima vittoria dell’Isis. Si può tutelare la sicurezza e rafforzare lo stato di diritto»...
(Giornalettismo) 

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