Germania: ecco come si guadagna sui migranti. L'Italia ha molto da imparare...







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Le cronache delle ultimesettimane parlano di "emergenza profughi in Germania", con centri di accoglienza stracolmi e rischio violenza tra musulmani e cristiani. "La situazione è al limite", ma nonostante ciò il progetto di dare ospitalità a rifugiati e migranti continua. Nel corso dell'ultimo anno, centinaia di migliaia di persone, provenienti soprattutto dalla Siria, sono arrivate a Berlino attraverso la Turchia, la Grecia e l'Ungheria e per il 2016 il Governo stima di accettare oltre 800mila richieste di asilo. Ma se realmente il Paese corre il pericolo di "collassare", per quale motivo Angela Merkel ha deciso di perpetuare la politica di accoglienza annunciata a inizio settembre? La risposta è semplice: la Germania "ha bisogno" dei migranti.
A differenza di quanto accade in Italia, dove le scelte politiche spesso e volentieri vengono prese per salvare la poltrona o l'alleanza con il partito di turno,  gli incomprensibili rappresentati tedeschi preferiscono basarsi su un'analisi delle conseguenze, nel breve e nel lungo periodo, che una determinata decisione può comportare, studiando costi e benefici. Ebbene, dal punto di vista economico, l'emergenza immigrazione, se ben gestita, nel corso dei prossimi anni potrebbe trasformarsi in un vero e proprio punto di forza, non solo per la Germania, ma per la maggior parte degli Stati Membri, Italia in primis. Il motivo è presto detto: i rifugiati, con adeguate leggi, diventano cittadini e i cittadini lavorano, consumano, pagano tasse e contributi pensionistici e accrescono la ricchezza di un Paese. 
Con ciò non si vuole affermare che la solidarietà nei confronti delle popolazioni più in difficoltà non c'entri nulla, ma semplicemente che quest'ultima possa diventare fonte di guadagno.
A confermare quanto appena detto sono arrivate le previsioni di crescita del PIL tedesco pubblicate venerdì da Deutsche Bank. Secondo gli analisti dell'istituto, il Prodotto Interno Lordo della Germania nel 2015 crescerà dell'1,9% e non dell'1,7% come precedentemente annunciato. Il motivo principale risiede in un incremento dei consumi pari allo 0,5% dovuto al crollo del prezzo del petrolio, al quantitative easing, ma anche all'enorme flusso migratorio verificatosi nell'ultimo anno. In altre parole, come sottolinea la banca "I consumi riceveranno un'ulteriore spinta dall'immigrazione" e questo contribuirà a far crescere il Paese. 
I primi benefici della politica d'accoglienza avallata da Angela Merkel si vedranno dunque sin da subito. Ma, ampliando l'orizzonte temporale d'analisi, nei prossimi anni Italia e Germania (e in generale l'Europa) avranno in comune un problema da risolvere: le pensioni. 
Il crollo della natalità attualmente in atto nella maggior parte dei Paesi UE e il conseguente invecchiamento della popolazione (causato anche dalla maggior aspettativa di vita) determinerà nei prossimi anni una parallela riduzione della forza lavoro. E chi è che tiene in piedi il sistema fiscale e pensionistico di uno Stato? Proprio i lavoratori che pagano le tasse, versano contributi e finanziano le pensioni degli anziani. 
In base a un rapporto della Commissione Europea, l'UE, entro 5 anni (e dunque immediatamente), avrà bisogno di 42 milioni di persone in più (257 milioni entro il 2060) per  evitare il crollo del welfare state. Ad oggi infatti, nel Vecchio Continente ci sarebbero in media quattro persone in età lavorativa, vale a dire tra i 15 e i 64 anni, per ogni pensionato e il rapporto scenderà a due per pensionato entro 25 anni. In Italia attualmente la percentuale dei lavoratori ammonta al 67% della popolazione (72% se sii tiene conto dei migranti), mentre in Germania l'emergenza sembra essere ancora più grave: quasi 24 milioni di pensionati contro poco più di 41 milioni di adulti. Sia Berlino che Roma hanno dunque bisogno di ovviare al problema e in questo caso  i migranti potrebbero rappresentare la soluzione. Lavorando, pagando le tasse, facendo figli e diventando dunque cittadini attivi, secondo l'analisi di Bruxelles, potrebbero rendere sostenibile ciò che ad oggi appare insostenibile. I tedeschi lo hanno capito e stanno attuando politiche volte a favorire l'afflusso di migranti e dunque l'arrivo di "giovane" forza lavoro, mentre gli italiani continuano a discutere e a dar retta a luoghi comuni che nel lungo termine potrebbero costare cari. 
A scanso di equivoci questo non significa "far entrare tutti indistintamente" allo scopo di far crescere il PIL e pagarci le pensioni, ma semplicemente creare delle normative sull'immigrazione e sulla cittadinanza che consentano di "sfruttare l'emergenza" trasformandola in beneficio. 
Parlando proprio dell'Italia, allo stato attuale dei fatti la situazione è la seguente: 
  • in base alle previsioni contenute nella nota di aggiornamento del DEF l'Italia crescerà dello 0,9% nel 2015 (un punto percentuale in meno rispetto alla previsione di Deutsche Bank per la Germania) e dell'1,6% nel 2016, ma il ritmo di crescita pre-crisi rimane ancora un'utopia e soprattutto i venti di tempesta in giro per il globo non lasciano presagire niente di buono;
  • l'età media è salita a 44,4 anni, la percentuale degli anziani (over 65) è aumentata al 21,7% mentre quella dei grandi anziani (over 80) è arrivata al record del 6,1%.  Gli under 15 rappresentano invece il 13,8% della popolazione;
  • il sistema pensionistico è regolato dalla legge Fornero, ma il Governo sta cercando di introdurre una maggiore flessibilità in uscita ed è alla disperata ricerca di risorse economiche per finanziarla. In questo contesto il presidente dell'INPS Tito Boeri ha sottolineato pochi giorni fa che gli immigrati hanno versato tre miliardi di contributi pensionistici senza poi ricevere a loro volta una pensione (6,8 miliardi di IRPEF solo l'anno scorso);
  • la legge volta a consentire agli immigrati di acquisire la cittadinanza, meglio nota come Ius Soli, si trova attualmente all'esame della Camera dei Deputati, ma non contribuirà a risolvere il "problema immigrazione" a causa dei parametri restrittivi inseriti all'interno del testo per non mettere a rischio le varie alleanze politiche. Il decreto si riferisce solo ai minorenni (escludendo totalmente gli adulti) che potranno diventare italiani solamente a condizione di aver frequentato un intero ciclo scolastico nel nostro Paese e di essere figli di genitori dotati di permesso di soggiorno di lunga durata.
Tirando le somme, l'Italia è un Paese che ha un disperato bisogno di crescere e di ripartire e, lo ripetiamo per l'ennesima volta, con l'ausilio di adeguate normative, l'immigrazione potrebbe diventare uno degli strumenti con cui farlo. Prima però occorre cambiare la visione che gli italiani hanno di questo fenomeno, poiché finché non si cambierà la cosiddetta percezione dello straniero uguale intruso (o delinquente, violento, usurpatore e chi più ne ha più ne metta) saremo condannati a vivere costantemente nel terrore "dell'altro", mettendo oltretutto a repentaglio il nostro futuro. ..
(Internazional Business Times)

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