La storia dell’unica taxista donna in Palestina...






Negli ultimi due anni Nadia Ahmad è stata l’unica taxista donna per le strade diHebron, nella zona sud della West Bank, attualmente occupata da Israele.
La sua figura è malvista in città, ma suo marito, un professore di Tecnologia informatica all’Università locale, non le ha mai imposto di cambiare carriera. “All’inizio- racconta Nadia ai microfoni di Al Jazeera– c’era un po’ di gossip intorno a questa storia. Quando mio fratello sentì altri autisti parlare di me, circa una “donna che guidasse un taxi”, venne a casa, si arrabbiò e  mi chiese di smettere subito”.
Dopo questo episodio allora Nadia smise di guidare per alcuni mesi, ma grazie al sostegno del marito, ella ha potuto riprendere il volante.
Le donne nella West Bank costituiscono solo un quinto della forza occupazionale e molte di esse ricoprono ruoli perlopiù tradizionali, come quello di maestra, infermiera o cameriera. Le donne che invece lavorano mentre i loro figli sono a casa di ritorno da scuola, sono malviste da tutti nel paese.
Nadia non è l’unica ad avere un sogno e a resistere per realizzarlo. “C’è un’altra donna che fa la pescatrice. È l’unica donna a fare questo lavoro qui, penso”- confessa ad Al Jazeera Nahid Abu Taima, che insegna ‘Femminismo nei media’ all’Università di Birzeit- “Non è facile, ma queste donne stanno aprendo le porte ad altre donne nell’ambito professionale, non sono in campi generici ma anche in alcuni campi veramente specifici, dove prima era impossibile prevedere una cosa simile”.
Nadia Ahmad sta ricevendo un forte sostegno dalla sua famiglia. Ella vorrebbe così iniziare una personale attività, comprando una serie di taxi guidati da donne, per sole donne. “I taxi avranno la luce verde per differenziarli da quelli regolari. Le donne, secondo il progetto di Nadia, potranno prenotare i loro taxi con una telefonata e inoltre potranno portare anche i loro figli a bordo, perché le vetture di Nadia avranno in dotazione anche sedili per bambini.
A giugno il progetto di Nadia è stato anche premiato dall’ADWAR, un’ong che finanzia progetti che servono a colmare i gap di genere nella società palestinese...
(Il Journal)

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