Nucleare, il disarmo resta un miraggio...





Putin annuncia 40 nuovi missili balistici. Usa e Nato avanzano nell'Est Europa. Tra investimenti e tecnologie, scatta la nuova corsa agli armamenti atomici.



Il vento della Guerra fredda torna a soffiare forte in Russia e Occidente. E porta con sé il timore di una nuova corsa agli armamenti atomici.
Il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato che Mosca aggiungerà al suo arsenale nucleare più di 40 nuovi missili balistici «in grado di superare anche il sistema di difesa tecnicamente più sofisticato».
PUTIN RISPONDE AGLI USA. Le parole dello 'zar' sono arrivate dopo lerivelazioni del New York Times, secondo cui gli Stati Uniti hanno intenzione di schierare cannoni e carri armati nei Paesi Nato dell'Europa orientale, ma anche missili nucleari in alcune aree del Vecchio Continente tra cui la Gran Bretagna.
Complice il conflitto in Ucraina e il coinvolgimento dei Paesi baltici, il braccio di ferro tra l'Occidente e la Russia rischia di andare ben oltre la cosiddetta guerra delle sanzioni, per sfociare in una nuova sfida tra super armamenti nucleari.
«UNA SECONDA GUERRA FREDDA». «Siamo nel pieno di una seconda Guerra fredda causata dal deterioramento dei rapporti tra Stati Uniti e Russia», spiega a Lettera43.it Maurizio Simoncelli, esperto di Geopolitica dei conflitti e vicepresidente di Archivio disarmo, istituto di ricerche internazionali.
L'aggiunta di 40 missili da parte del Cremlino «non cambia le cose militarmente, perché c'è già una sovrabbondanza di armamenti per distruggere il mondo con effetti catastrofici sull'ambiente». Basti pensare che Usa e Russia insieme hanno già circa 15 mila testate.
ARMI COME DETERRENTI. Ma gli armamenti, spiega Simoncelli, vanno a costituire «uno status di superpotenza nucleare e di influenza politica che fa da deterrente, perché ciò garantisce di non essere attaccati».
Per questo la Russia, nonostante il calo del prezzo del petrolio e l'impatto delle sanzioni occidentali sull'economia, continua a investire nei suoi armamenti, come dimostrano simbolicamente la fiera dell'industria bellica a Kubinka (Mosca) dal 16 al 19 giugno e la parata del 9 maggio scorso nella piazza Rossa.
 

 
I dati di un recente rapporto dello Stockholm international peace research institute (Sipri)mostrano che tutti i Paesi dotati di armi nucleari continuano a svilupparne nuove o ad aggiornare le scorte esistenti, nonostante una lieve tendenza generale al disarmo.
All’inizio del 2015, nove Paesi (Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna, Francia, Cina, India, Pakistan, Israele e Corea del Nord) possedevano 15.850 armi nucleari, di cui 4.300 schierate e operative. I programmi di innovazione nei Paesi in possesso di armi atomiche «suggeriscono che nessuno ha intenzione di smantellare i propri arsenali nucleari nel prossimo futuro», dice Shannon Kile, ricercatore del Sipri.
ANCHE L'EUROPA HA LE SUE COLPE. Secondo il rapporto, Stati Uniti e Russia continuano a lavorare su «programmi di lungo periodo, estensivi e costosi di ammodernamento», mentre le altre nazioni nucleari stanno costruendo nuove armi o hanno annunciato di farlo.
L'Unione europea, premio Nobel per la Pace 2012, non è esente da responsabilità visto che Gran Bretagna e Francia hanno arsenali atomici e altri Paesi (tra cui l'Italia) ospitano sul loro territorio testate nucleari.
UNA CORSA SENZA SOSTA. In questa situazione «diminuiscono le vecchie testate, ma allo stesso tempo crescono lo sviluppo e la ricerca tecnologica per arrivare a nuove armi», spiega Simoncelli.
La corsa agli armamenti sta dunque cambiando modalità rispetto al passato. Ma continua senza sosta...
(Lettera 43)

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