L’Isis dà una mano a chi odia l’Islam...
La guerra santa più crudele. Religione usata come strumento di potere e per il peggior proselitismo possibile. Arte, musica e filosofia proibite nelle scuole. Si autodefinisce stato, ma è una dittatura teocratica.
di Roberto Saviano
La spiritualità è cosa intima, personale. Per molte persone è parte integrante della propria vita. Non tutti però sono appagati dalla religione “ereditata” dal gruppo di appartenenza (famiglia, comunità); per queste persone cercare il proprio credo equivale a un viaggio, più o meno lungo, che spesso culmina in un gratificante approdo. Ma se in passato le conversioni avvenivano talvolta dopo percorsi di studio, e sembravano scelte laiche più che necessità di credere in qualcosa, oggi hanno cambiato sostanza e diventano spesso rifiuto della religione nella quale si è nati e cresciuti. Insoddisfazione verso la propria comunità di appartenenza. Voglia di voltare pagina. Le conversioni che più spaventano in questo momento - e spaventano naturalmente per superficialità - sono quelle all’Islam. I media di tutto il mondo, da anni, danno conto di conversioni che non sono verso una religione. Convertirsi all’Islam per unirsi alla Jihad non significa aver trovato un proprio percorso spirituale, ma aver aderito a una ideologia. Non significa entrare a far parte di una comunità che ha un capo spirituale (l’Imam), ma semplicemente aderire a un gruppo terrorista, essere affascinati da una vita che si immagina avventurosa. Essere protagonisti di un romanzo di formazione che non potrà avere alcun lieto fine.
Molti addirittura ipotizzano - e mi sento di concordare - che chiamare l’organizzazione guidata da Abu Bakr al-Baghdadi Stato Islamico (Isis) sia sbagliato perché suggerisce e insinua l’idea, radicalizzando la convinzione, che di stato nazionale si tratti. E invece, l’unico status che gli si può concedere è quello di regime. Un califfato autoproclamato e non riconosciuto dall’Onu, risultato di territori occupati in conflitti ancora non conclusi, che si palesa come la peggiore forma di stato: una teocrazia. Quello che l’Italia fortunatamente non è, nonostante il desiderio di alcuni di vedere i diritti civili plasmarsi su istanze non laiche.
Ma, senza banalizzare, quello che accade nei territori occupati dall’Isis è qualcosa di inspiegabile se non usassimo definizioni che credevamo di dover utilizzare solo riferendoci al Medioevo: religione come oppio dei popoli, religione usata per gestire la vita sociale e spirituale delle persone. Religione per fare il peggior proselitismo possibile. Religione per fare coercizione, per sedurre, per indottrinare. Quindi da un lato, chi si converte all’Islam - o chi è musulmano dove i musulmani non rappresentano la maggioranza della popolazione - deve scontare un fortissimo pregiudizio da parte della comunità di credo differente, dall’altro, nei territori dove l’organizzazione Isis è egemone, accadono cose difficili da giustificare e da comprendere.
Il califfo (ovvero colui che ritiene di essere il successore di Maometto) Abu Bakr Al-Baghdadi ha emanato le direttive per il nuovo anno scolastico che valgono per tutti i territori controllati dall’organizzazione Isis. È evidente la volontà di utilizzare la scuola per fondare il moderno Stato Islamico, a partire dalla scuola elementare, il luogo di maggiore permeabilità dell’individuo. Le direttive prevedono la cancellazione di ogni concetto di stato differente da quello di Stato Islamico, quindi non si potrà più parlare di Siria o Iraq. Non sarà più possibile studiare musica, arte, filosofia, sociologia, psicologia e storia. Non sarà più possibile studiare alcuna religione differente dall’Islam sunnita. Si potranno studiare fisica, chimica, matematica e scienze, ma dai libri di testo sarà eliminato tutto ciò che il califfo riterrà contrario all’Islam come ad esempio la teoria dell’evoluzione di Charles Darwin «perché la Terra è stata creata da Allah». Le lingue straniere resteranno nei piani di studi perché sarà fondamentale che le nuove generazioni parlino inglese e siano in grado di viaggiare senza trovare nella lingua un ostacolo. A questa apparente apertura alla modernità fa il paio la totale separazione tra maschi e femmine e l’obbligo di fermare le lezioni per le preghiere.
Gli annunci riguardano tutti, studenti, insegnanti e personale scolastico e sono vincolanti: «chiunque agirà in contrasto con quanto stabilito andrà incontro a dure punizioni».
E ci si ostina a chiamarlo Stato Islamico, sarebbe meglio definirlo dittatura...
Molti addirittura ipotizzano - e mi sento di concordare - che chiamare l’organizzazione guidata da Abu Bakr al-Baghdadi Stato Islamico (Isis) sia sbagliato perché suggerisce e insinua l’idea, radicalizzando la convinzione, che di stato nazionale si tratti. E invece, l’unico status che gli si può concedere è quello di regime. Un califfato autoproclamato e non riconosciuto dall’Onu, risultato di territori occupati in conflitti ancora non conclusi, che si palesa come la peggiore forma di stato: una teocrazia. Quello che l’Italia fortunatamente non è, nonostante il desiderio di alcuni di vedere i diritti civili plasmarsi su istanze non laiche.
Ma, senza banalizzare, quello che accade nei territori occupati dall’Isis è qualcosa di inspiegabile se non usassimo definizioni che credevamo di dover utilizzare solo riferendoci al Medioevo: religione come oppio dei popoli, religione usata per gestire la vita sociale e spirituale delle persone. Religione per fare il peggior proselitismo possibile. Religione per fare coercizione, per sedurre, per indottrinare. Quindi da un lato, chi si converte all’Islam - o chi è musulmano dove i musulmani non rappresentano la maggioranza della popolazione - deve scontare un fortissimo pregiudizio da parte della comunità di credo differente, dall’altro, nei territori dove l’organizzazione Isis è egemone, accadono cose difficili da giustificare e da comprendere.
Il califfo (ovvero colui che ritiene di essere il successore di Maometto) Abu Bakr Al-Baghdadi ha emanato le direttive per il nuovo anno scolastico che valgono per tutti i territori controllati dall’organizzazione Isis. È evidente la volontà di utilizzare la scuola per fondare il moderno Stato Islamico, a partire dalla scuola elementare, il luogo di maggiore permeabilità dell’individuo. Le direttive prevedono la cancellazione di ogni concetto di stato differente da quello di Stato Islamico, quindi non si potrà più parlare di Siria o Iraq. Non sarà più possibile studiare musica, arte, filosofia, sociologia, psicologia e storia. Non sarà più possibile studiare alcuna religione differente dall’Islam sunnita. Si potranno studiare fisica, chimica, matematica e scienze, ma dai libri di testo sarà eliminato tutto ciò che il califfo riterrà contrario all’Islam come ad esempio la teoria dell’evoluzione di Charles Darwin «perché la Terra è stata creata da Allah». Le lingue straniere resteranno nei piani di studi perché sarà fondamentale che le nuove generazioni parlino inglese e siano in grado di viaggiare senza trovare nella lingua un ostacolo. A questa apparente apertura alla modernità fa il paio la totale separazione tra maschi e femmine e l’obbligo di fermare le lezioni per le preghiere.
Gli annunci riguardano tutti, studenti, insegnanti e personale scolastico e sono vincolanti: «chiunque agirà in contrasto con quanto stabilito andrà incontro a dure punizioni».
E ci si ostina a chiamarlo Stato Islamico, sarebbe meglio definirlo dittatura...
(L'ESPRESSO)
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