Mosca, assassinato (un altro) dissidente di Putin: tutto quello che serve sapere su Boris Nemtsov...
Di Luca Lampugnani
Un'automobile, almeno sei colpi di arma da fuoco: Boris Nemtsov è caduto venerdì sera, freddato in quella che in tutto e per tutto somiglia ad una vera e propria esecuzione. L'omicidio, la cui notizia ha fatto in breve tempo il giro del mondo, si è consumato a pochi passi dal Cremlino.
Chi era Boris Nemtsov, in breve
55 anni, nato a Soci - dove nel 2014 si sono tenute le olimpiadi invernali - e fisico per formazione accademica, Nemtsov inaugurò la sua carriera politica agli inizi degli anni '90, divenendo governatore della città di Nizhny Novgorod. In seguito, sotto l'ala dell'allora presidente Boris Eltsin, nel 1997 Nemtsov divenne vice-primo ministro, guadagnandosi sempre più insistentemente la nomea di papabile candidato presidenziale del dopo-Eltsin. Tuttavia, complice la crisi economica che colpì la Russia nel 1998, lo stesso anno Nemtsov si dimise dalla carica di vice-primo ministro, perdendo probabilmente in quell'occasione il treno che nel 2000 avrebbe portato alla presidenza l'allora quarantottenne Vladimir Putin. Dopo averne inizialmente appoggiato la candidatura in quella che si potrebbe definire una breve parentesi di ammirazione (l'ex vice-primo ministro dichiarò di ritenere Putin un uomo "responsabile e onesto", scrive l'ABC News), Nemtsov ha negli anni cambiato radicalmente idea sull'attuale numero uno del Cremlino.
Nemtsov e Putin, tra opposizione e arresti
Co-fondatore dell'Unione delle Forze di Destra, nel corso del 2000 in poi Nemtsov ha guidato un forte e crescente sentimento di dissidenza nei confronti di Vladimir Putin. Dalla questione cecena alla rivoluzione arancione dell'Ucraina (e più di recente con gli ultimi fatti che riguardano l'Est del Paese), l'ex vice-primo ministro è sempre stato agli antipodi delle politiche messe in campo dall'attuale capo di Stato russo. In un crescendo di opposizione - strutturata tra manifestazioni e comitati - tra il 2004 e il 2011 Nemtsov è stato posto agli arresti più volte. La prima nel 2007, poi ancora nel 2010 e nel 2011, con l'accusa predominante di aver partecipato a proteste (contrarie a Putin) non autorizzate.
L'assassinio di Nemtsov e le reazioni internazionali che ha scatenato
Stando ai primi rapporti delle forze dell'ordine, riportati tra gli altri dalla britannica BBC, Boris Nemtsov sarebbe stato colpito da almeno 4 colpi di arma da fuoco alla schiena. L'omicidio, avvenuto poco prima della mezzanotte tra venerdì 27 e sabato 28 febbraio, si è consumato sul ponte Bolshoy Moskvoretsky sul fiume Moscova, nel pieno centro di Mosca. Secondo quanto riporta l'agenzia Interfax citando funzionari della polizia, i proiettili che hanno freddato Nemtsov sarebbero stati sparati da alcune persone (il numero non è chiaro) scese da un'automobile bianca.
L'esecuzione di Nemtsov è stata duramente condannata dalle principali cancellerie mondiali. Dalla Francia, il presidente Hollande ha parlato di un "assasinio odioso", posizione ribadita e rilanciata dalla Merkel, in Germania, da Obama, negli Stati Uniti e da Poroshenko, presidente dell'Ucraina.
La breve vita dei dissidenti: i precedenti dell'omicidio Nemtsov
Nel corso della leadership incontrastata di Putin in Russia, come ricorda la già citata BBC non sono pochi gli oppositori dell'attuale presidente morti in circostanze violente e mai del tutto chiarite. Tra questi, i più noti sono: Anna Stepanovna Politkovskaja (uccisa a Mosca il 7 ottobre del 2006, giorno del compleanno del numero uno del Cremlino), giornalista particolarmente dura con Putin a causa dell'operato dell'Esercito russo in Cecenia e dello scarso rispetto dei diritti umani in tutto il Paese; Aleksandr Val'terovič Litvinenko, ex agente dell'Intelligence russa poi divenuto un dissidente, morto nel novembre del 2006 in seguito ad un avvelenamento da polonio-210.
La risposta di Mosca all'omicidio, e una domanda: Putin può uscirne rafforzato?
Stando a quanto affermato da Dmitry Peskov, portavoce putiniano, il presidente ha duramente condannato l'assassinio e ha deciso di assumere il "controllo personale" delle indagini al riguardo. E a chi già guarda al Cremlino come al potenziale mandante dell'omicidio, lo stesso Putin risponde parlando di provocazione. Inoltre, come ha spiegato ancora Peskov, Nemtsov "era poco più che un cittadino medio", aggiungendo che con "tutto il rispetto per la sua memoria, politicamente non rappresentava alcuna minaccia". Come a dire: la figura dell'ex vice-primo ministro non era poi così fastidiosa per il Cremlino, che quindi non avrebbe avuto alcun interesse in ciò che è avvenuto.
Ad ogni modo, mentre è ipotizzabile che anche le indagini sull'assassinio di Nemtsov finiscano in un vicolo cieco senza uscita, una domanda sorge spontanea: Putin può uscirne rafforzato? Internamente è più che probabile, in effetti, mentre all'estero l'episodio non fa altro che allungare ombre sul Cremlino. Per quanto riguarda il primo punto, in questi ultimi mesi il presidente russo ha sempre goduto di un supporto interno pressoché plebiscitario, un gradimento che si è confermato anche nel recente periodo di crisi del rublo. Probabilmente, anche l'assasinio di Nemtsov sarà sfruttanto internamente e sventolato come un complotto, e come per il conflitto ucraino e altri episodi, l'aura di Putin non potrà che goderne.
(International Business Times)
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