L’Italia è già pronta alla guerra in Libia contro l’Isis...





Gli annunci di guerra in Libia sono stati congelati. Dopo l’escalation verbale dei ministri Gentiloni e Pinotti, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha chiarito che qualsiasi operazione deve essere valutata in ambito internazionale.
‘La Stampa’, in un articolo di Ilaria Lombardo, ha rivelato che Roma sta già muovendo la propria Marina militare nei pressi delle coste libiche.
Formalmente impegnati in un’esercitazione, anche se i connotati non sarebbero proprio quelli classici dell’addestramento: pronti a intervenire se la situazione dovesse precipitare. La notizia è stata confermata da diverse fonti. Le preoccupazioni di un improvviso precipitare degli eventi che potrebbero compromettere gli interessi strategici dell’Italia in Libia hanno fatto scattare l’allarme delle forze di difesa italiane. Tutto è accaduto tra giovedì e venerdì. I militari del reggimento San Marco sono arrivati alla Spezia nel cuore della notte. Hanno attraversato la città per poi costeggiare le vecchie mura dell’Arsenale e arrivare fino alla caserma del Comsubin (Comando subacquei e incursori), al Varignano, il promontorio a ovest del golfo. Lì gli incursori, già svegli, preparavano i mezzi, il necessario alla missione. Pronti a salire sulla nave San Giorgio, arrivata appositamente da Brindisi.
Il fronte del conflitto contro l’Isis, però, è soprattutto in Iraq, dove gli islamisti sono molto più consolidati sul territorio. Ilfattoquotidiano.it spiega come l’Italia sia impegnata su questo altro versante, sia pure senza l’impegno diretto.
Contro l’Isis “No boots on the ground“, dunque, ma tecnicamente sempre di missione militare si tratta. E, soprattutto, di una missione nuova, sottolineano i deputati di Sel (Sinistra ecologia libertà) che chiedono spiegazioni al governo. Anche perchè dalle tabelle allegate alle schede di lettura del decreto elaborate dal servizio Studi della Camera dei deputati si evince che il finanziamento della missione per il contrasto ad Isis si trova per la prima volta in questo decreto, diversamente da tutte le altre missioni all’estero che risultano sostanzialmente prorogate con un nuovo finanziamento. E per mettere ulteriormente le cose in chiaro, ancora più eloquente, nella stessa tabella, è il numero di “militari in teatro” impiegati in questa azione: 515 nei primi nove mesi del 2015, zero nel secondo semestre 2014.
(Il Journal)

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