Libia: teatro delle tensioni regionali tra Egitto, Qatar (e non solo)...





Di Luca Lampugnani

Centinaia di milizie, combattenti berberi, tuareg e di altre tribù. Islamisti, secolaristi e jihadisti di Ansar al-Sharia e dello Stato Islamico. Due governi, uno a Tobruk l'altro a Tripoli. La questione più impellente con cui la Libia - e forse soprattutto la Comunità Internazionale - deve fare i conti è sicuramente la propria balcanizzazione. Un processo, ad onor del vero, che si è aggravato dalla caduta definitiva quattro anni fa dell'ex ra'is, Mu'ammar Gheddafi.

Libia: il teatro delle divisioni tra Qatar ed Egitto

Tuttavia, quelle interne non sono certo le uniche crepe visibili sul volto del Paese. Come già capitato altrove, infatti, anche in Libia sta via via prendendo forma una sorta di guerra fredda regionale in realtà mai del tutto sopita. Un conflitto, insomma, che a colpi di politica e di sferzante diplomazia vede contrapposti in prima linea l'Egitto e il Qatar, ma che nel dietro le quinte nasconde altri e ben noti attori.
Non a caso, la Libia appare oggi come un teatro. Qui, dopo le tensioni dell'anno scorso attorno al tema dei Fratelli Musulmani, il Cairo e Doha sono tornati a mettere in scena i loro litigi. Il Qatar - che a settembre aveva parzialmente ceduto alle pressioni che erano nel frattempo giunte anche dal resto del Golfo - non ha certo gradito l'interventismo egiziano di inizio settimana in Libia, dettato principalmente dal sentimento di vendetta scaturito dalla barbara decapitazione di 21 lavoratori egiziani copti da parte dello Stato Islamico. Per tutta risposta, l'Egitto ha sostanzialmente accusato la leadership qatarina di appoggiare il "terrorismo", affermazione che ha portato Doha a ritirare il proprio ambasciatore al Cairo e ad una formale "respinta di accuse" da parte del Consiglio di Cooperazione del Golfo.

I due governi, le accuse di terrorismo e il nodo dei Fratelli Musulmani

Riassumendo all'estremo, Egitto e Qatar sono divisi attualmente dal diverso appoggio che rispettivamente garantiscono al governo di Tobruk e a quello di Tripoli. Il primo, riconosciuto a livello internazionale, è sostenuto oltre che dal Cairo da Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Il secondo, fortemente islamista e privo di un qualsiasi riconoscimento della Comunità Internazionale, gode principalmente dei favori di Doha, della Turchia e del Sudan. Oggetto del contendere, ancora una volta, l'appartenenza politica. Il governo di Tripoli e sostanzialmente presieduto da un ramo dei Fratelli Musulmani, formazione sostenuta ad Ankara come a Doha, ma ostracizzata dall'Egitto dell'ex generale Abdel Fattah al-Sisi e più recentemente da Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.
Prendendo in considerazione tale quadro, non stupisce che l'amministrazione libica di base a Tobruk (nella parte nord-orientale del Paese, ad un passo dal confine egiziano) abbia nelle ultime ore accusato la Turchia a sua volta di appoggiare il terrorismo, sventolando la minaccia di sanzioni di tipo economico. Allo stesso modo, non soprende che nel già citato messaggio del Consiglio di Cooperazione del Golfo si faccia da una parte scudo nei confronti del Qatar, e dall'altra si specifichi che l'Egitto ha tutto il diritto di bombardare e di intervenire in Libia contro lo Stato Islamico.

Il rischio di più profonde spaccature regionali in Libia

Come per la balcanizzazione, le rotture internazionali che si consumano in seno al caos libico rischiano sul lungo periodo di aggravare ulteriormente una situazione già al collasso. Da una parte, il governo di Tobruk chiede che le Nazioni Unite interrompano l'embargo in corso sulla vendita di armi all'esecutivo riconosciuto internazionalmente, dall'altra Tripoli e i suoi sostenitori frenano e spingono per la formazione preventiva di un governo di unità nazionale con cui, in seguito, dialogare. A preccupare è che nell'uno o nell'altro senso non si giunga ad una soluzione definitiva, mantenendo la situazione libica in pieno ostaggio delle divisioni interne ed internazionali, aumentando quindi le tensioni e aggravando ulteriormente il conflitto civile e tutti i suoi risvolti.   
LEGGI ANCHE


(International Business Times)

Commenti

AIUTIAMO I BAMBINI DELLA SCUOLA DI AL HIKMA

Post più popolari

facebook