La situazione in Libia: Italia in guerra contro l’Isis?...





L’Italia è chiamata a ricoprire un ruolo di primo piano nella crisi in Libia (qui il quadro della situazione sul territorio). Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, ha preso una posizione netta, annunciando la possibilità di un intervento diretto sebbene in quadro di “legalità internazionale”. Dunque, con il via libera degli organismi internazionali è possibile immaginare l’invio di un contingente.
La questione non è più relativa allo scontro tra Fajr Libia (alleanza guidata dal clan di Misurata con una frangia di guerriglieri jihadisti) e l’Operazione Dignità capitanata dal generale Haftar con il supporto dell’Egitto del presidente al Sisi. In gioco è entrato infatti l’autoproclamato Califfato.

I rapporti storici tra Italia e Libia

La Libia è un’ex colonia italiana e i rapporti tra Roma e Tripoli si sono protratti attraverso un legame economico, anche negli anni del regime di Gheddafi. Il territorio libico è una fonte preziosa – tra petrolio e gas – per l’Eni, oltre che per altre centinaia di aziende. Nonostante gli scontri tra la varie fazioni stiano andando avanti da mesi, gli affari non hanno conosciuto grossi problemi. Il governo di Tripoli presieduto da Omar al Hassi, non riconosciuto sul piano internazionale, rappresenta comunque un interlocutore.
In particolare il clan di Misurata conserva una componente laica che la rende sicuramente meno temibile in confronto ai jihadisti dell’Isis. Di sicuro è difficile cercare un dialogo anche economico con le milizie islamiste.

L’avanzata dell’Isis

La conquista della città di Derna da parte dell’Isis è ormai un fatto consolidato, ma nello scacchiere libico sembrava un episodio isolato. Il gruppo che faceva più paura era Ansar al Sharia, con sede a Bengasi (dove orchestrò l’attentato all’ambasciata statunitense), molto attivo nella rivolta contro Muammar Gheddafi. L’organizzazione non era collegabile direttamente ad Al Qaeda, anche se in alcune battaglie c’è stata una cooperazione.
Tuttavia Ansar al Sharia ha subito una grave perdita con l’uccisione del suo leader Mohamed al-Zahawi. Un fatto che ha indebolito il gruppo, favorendo un travaso di combattenti nell’Isis, che invece ha conquistato ampie porzioni di territorio con il minimo sforzo: l’entrata a Sirte è solo la conferma di voler prendere tutta la Libia. Tripoli compresa...
(Il Journal)

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