Dalla Giordania all’Iran: i Paesi arabi e la guerra all’Isis...





L’offensiva della Giordania contro l’Isis ha aperto il dibattito sulla posizione dei Paesi arabi moderati rispetto all’autoproclamato Califfato. L’obiettivo di Abu Bakr al-Baghdadi è quello di cancellare i confini nel modo in cui li conosciamo, come è già avvenuto tra Siria e Iraq, dove i miliziani dell’Isis hanno preso possesso di alcune città.

La Giordania capofila degli attacchi

Giordania – L’aviazione di Amman ha intensificato le operazioni contro le roccaforti dell’Isis, in particolare Raqqa considerata la Capitale del sedicente Stato islamico. Dunque la Giordania, dopo la brutale esecuzione del pilota Muad Kasasbeah, è disposta ad attaccare anche via terra. Le immagini di Re Abdallah, sunnita come i miliziani jihadisti, con abiti militari assomigliano a una dichiarazione di guerra.
Iran – I nemici naturali del Califfato sunnita sono gli sciiti della Repubblica islamica iraniana. Il regime degli ayatollah ha già fornito un supporto a Bashar al Assad, anche con il sostegno garantito alle milizie libanesi di Hezbollah impegnate direttamente sul campo. Tuttavia, è possibile un intervento più diretto da parte dell’esercito di Teheran.
Egitto – Il presidente al Sisi è alle prese con il problema del terrorismo dal suo interno. Secondo alcune fonti di intelligence l’ex generale ha usufruito di finanziamenti sospetti quando ha abbattuto il governo dei Fratelli Musulmani. Ora però combatte contro gli islamisti in Libia.
Curdi – Pur non avendo uno Stato riconosciuto, finora i curdi sono stati i più attivi nel fronteggiare l’avanzata dell’Isis. La resistenza e la riconquista di Kobane è stato il successo simbolico più importante nella guerra all’Isis. Anche nel nord Iraq i peshmerga hanno tenuto testa ai guerriglieri islamisti.
L’area grigia tra Arabia Saudita, Qatar e Turchia – La dinastia saudita ha da sempre una posizione ambigua rispetto al terrorismo islamico sin dalla fondazione di Al Qaeda, come evidenzia un recente dossier arrivato sul tavolo di Barack Obama. Ufficialmente l’Arabia è alleato degli Stati Uniti ed è anche all’interno della coalizione anti-Isis, ma non sembra un interlocutore affidabile.
Poi c’è il Qatar che da molti è indicato come il principale sostenere del progetto del Califfato. Infine c’è la Turchia che ha sfruttato i jihadisti per indebolire i curdi, da sempre spina nel fianco di Ankara per la richiesta di indipendenza del Kurdistan, e per acquisire un ruolo sempre più centrale nella regione...
(Il Journal)

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