La leggenda di Kyle cecchino inviato in Iraq a salvare i suoi uomini...



Chris Kyle fu mandato in Iraq con la missione di proteggere i suoi commilitoni: con le armi ha salvato un numero imprecisato di vite sul campo di battaglia




Chris Kyle fu mandato in Iraq con la missione di proteggere i suoi commilitoni: con le armi ha salvato un numero imprecisato di vite sul campo di battaglia tanto da guadagnarsi il soprannome di "The Legend". La sua reputazione è arrivata fino alle linee nemiche che hanno messo una taglia sulla sua testa, facendolo diventare il principale bersaglio dei ribelli. Dalla sua nativa Odessa, in Texas, ai Marines; quattro turni in Iraq come cecchino: 160 morti confermate, 255 ipotetiche. Il proiettile divenuto leggenda è datato 2008 e avrebbe centrato un bersaglio distante circa 2 chilometri. Nonostante il pericolo e la lontananza dalla sua famiglia, Chris ha prestato servizio per quattro terrificanti periodi in Iraq, incarnando il credo dei Seal: «non si lasciano indietro uomini». Ma una volta tornato a casa da sua moglie, Taya Renae Kyle e dai suoi figli, Chris scopre che è la guerra ciò che non riesce proprio a lasciarsi alle spalle. La storia di questo uomo-leggenda tra i cecchini delle Forze Armate statunitensi, ribattezzato Al-Shaitan (il diavolo) dalle milizie irachene, è ora diventato un film (da Capodanno al cinema), intitolato «American Sniper», diretto da Clint Eastwood e basato sull’omonima autobiografia di Kyle. Nei panni del protagonista c’è Bradley Cooper, affiancato da Sienna Miller (la moglie), oltre a Luke Grimes, Kyle Gallner e Sam Jaeger. «La religione non avrebbe dovuto insegnarci la tolleranza?», si domandava, in Iraq, il tiratore scelto del corpo speciale Navy Seal, Chris Kyle: dietro a quel dubbio si celava il desiderio di un mondo perfetto, ancora smembrato da carri armati, fucili e proiettili BB, 44 Magnum e Bibbia. Il dito di Chris, sin da bambino, si mostrava fin troppo fedele ai brothers-in-arms: sparare è un dono, gli diceva il papà mentre cacciava con lui cervi nel bosco; e poco dopo quello stesso padre (diacono), a tavola apriva il Vangelo insegnando alla famiglia di raccomandarsi al Testamento per sopravvivere, soprattutto nell’America del dopo 11 settembre, devastata da violenza, armi e bullismo.
«American Sniper» racconta il rito di iniziazione di un Seal che voleva fare il cowboy da rodeo e che per obbedire alla guerra si sottoporrà a delle scelte lontane da qualsiasi addestramento: dovrà, infatti, scegliere se sparare a una donna e al suo bambino prima che diventino dei kamikaze, oppure ammazzare un commilitone. Chris finirà anestetizzato dai convogli militari, battezzato nella polvere, con un trapano usato per bucare la testa a un ragazzino. E la cosa gli piace a tal punto da cancellare quasi il ritorno a casa, non fosse per la moglie incinta.
Nel volto di Bradley Cooper, ingrassato, sconvolto, sfondato dai nervi, c’è la fierezza tipica dell’archetipo di ub eroe sul campo di guerra. Con tanti fantasmi e rumori che restano nel cervello: ne sa qualcosa la moglie, Taya Kyle, per la maggior parte del tempo, nel film, al telefono con Chris, dalla sala parto all’annuncio in lacrime del ritorno a casa. Ora, Taya è vedova. Tornato in Texas dopo aver avviato una società d’addestramento e assistenza per forze dell’ordine, Chris è stato ucciso da uno dei veterani al poligono di tiro, uno degli uomini che, come lui, soffriva di stress post-traumatico: era il 12 febbraio 2013.
«Kyle è un simbolo: rappresenta, per certi versi, il fantasma dietro a tutti i veterani di guerra, quello che devono subire quando sono sul campo, l’altalena continua tra le zone di guerra e il ritorno a una vita normale, in famiglia - ha detto Cooper, attore e produttore del film - I toni dell’esperienza in Iraq di Kyle sono segnati dallo stile western: la frontiera, l’arma da fuoco, i cappelli, il deserto, la sabbia, gli stivali e lo stesso Kyle, da vivo, aveva individuato in Clint Eastwood l’autore più adatto per dirigere "American Sniper". L’eroismo di Kyle non risiede nel numero di persone che ha ammazzato, ma nel modo in cui è riuscito a confrontarsi con le ferite di guerra. Ha vissuto tutta la sua vita seguendo codici precisi: "Dio. Paese. Famiglia" non erano solo parole per lui, ma motivi di devozione. Dei veri e propri mantra. Non ho mai conosciuto Chris di persona, ma gli ho parlato per telefono e E dopo poco lui se ne è andato. Io e Clint abbiamo viaggiato verso il Texas per incontrare la famiglia di persona e ci hanno aperto le porte della sua vita»...
(Il Tempo.it)

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