Cina, attività religiose nel mirino: presto una lista ufficiale per i luoghi di culto...
Di Sneha Shankar
Presto gli ufficiali cinesi pubblicheranno una lista dove saranno riportati i luoghi in cui le persone si potranno riunire per condurre attività religiose, ha riportanto la Reuters citando l'agenzia di notizie del Paese Xinhua. La mossa è stata presa per identificare e estirpare quei gruppi che coltivano "attività religiose illegali".
Wang Zuoan, direttore dell'Ente Statale per Affari Religiosi, ha detto in una conferenza, secondo quanto ha riportato l'agenzia Reuters, che l'amministrazione cinese pubblicarà i nomi e gli indirizzi di tutte le sedi buddiste e taoiste nei prossimi due anni. Secondo Wang, la mossa aiuterà a frenare le attività religiose illegali all'interno del Paese.
Le istituzioni religiose dovrebbero dimostrare di essere leali al governo cinese, che negli ultimi anni ha dimostrato un po' più di indulgenza nei loro confronti. Tuttavia, il paese aveva scoraggiato la crescita di movimenti religiosi non autorizzati, identificati dalle autorità come sette. Lo scorso agosto la polizia cinese ha arrestato circa 1.000 persone, sospettate di far parte della setta di Quannengshen.
"Quannengshen imbroglia le persone, raccoglie denaro illegalmente e viola la legge grazie alla copertura della religione. Una serie di atti compiuti dai suoi membri ha danneggiato la vita e la prosperità delle persone e ha danneggiato la stabilità sociale", ha detto il Ministro della Pubblica Sicurezza secondo quanto riportato dalla CCTV, un network di notizie locali.
La chiesa di Falun Gong, che è considerata una delle maggiori oppositrice del Partito Comunista Cinese, è già stata bannata dalla Cina, come ha riportato la Reuters. Inoltre, Pechino è coinvolta da tempo in una disputa con il Vaticano sulla nomina dei vescovi cattolici e ha finito per rimuovere le croci dalle chiese cristiane e ha vietato il simbolismo di Natale.
Anche la comunità musulmana degli Uiguri, che vive nell'irrequieta regione autonoma dello Xinjiang, è stata fonte di preoccupazione per il governo cinese, che apprezza poco le pratiche musulmane. Il paese afferma che gli Uiguri hanno una visione separatista e li accusa per diversi attentati nella regione.
(International Business Times)
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