Se non ricicliamo di più tra due anni saremo sommersi dai rifiuti (e perderemo 15 miliardi)...





Di Paolo Bramante

Rischiamo di finire sommersi dai nostri rifiuti. È questa l'infausta previsione del primo report annuale WAS stilato da Althesys, think tank specializzato in ricerche su ambiente, energia, utilities e infrastrutture. 
Il rapporto presentato qualche giorno fa a Roma analizza il fenomeno dei rifiuti e, sebbene negli ultimi tre anni le tonnellate di rifiuti da noi prodotte siano diminuite (1,8 milioni di tonnellate in meno) e il riciclaggio sia aumentato (+4,6%), le previsioni non sono delle più rosee. Se le cose non cambieranno immediatamente si rischia il collasso delle discariche nel giro di due anni. 
Se siamo arrivati a questo punto è perché negli anni passati non c'è mai stata una visione globale e organizzata della gestione rifiuti in Italia, basti pensare che in alcune zone d'Italia oltre il 70% dei rifiuti finisce in discarica, quando buona parte di quei rifiuti potrebbe essere riciclato. Certo, non tutta l'Italia è uguale, ci sono regioni virtuose, come la Lombardia e l'Emilia Romagna e regioni le cui discariche scoppieranno a breve, come Calabria, Lazio, Liguria, Puglia e Sicilia. Queste ultime regioni hanno pochi impianti di termovalorizzazione e riciclano poco.
L'Unione Europea spinge (giustamente) per una maggiore raccolta differenziata e per la graduale chiusura delle discariche, gli obiettivi sono tracciati, 50% di riciclaggio entro il 2020 e 70% entro il 2030. Obiettivi ambiziosi che al momento sembrano difficili da raggiungere, ma la sfida, seppur in salita, non è impossibile da vincere. Si tratta di creare un circolo virtuoso, fatto anche di incentivi, affinché si ricicli di più.
Riciclare di più porta anche benefici economici, sempre secondo il rapporto del WAS, questi sono quantificabili in ben 15 miliardi di euro entro il 2030. Benefici economici che coinciderebbero anche con posti di lavoro, visto che aumenterebbero le aziende del settore del riciclaggio.
Adesso l'importante è agire con rapidità e varare un piano "rifiuti zero". I termovalorizzatori sono sicuramente una possibilità da valutare, ma solo per quanto riguarda i rifiuti non riciclabili e la maggior parte dei rifiuti è riciclabile. Non ha senso bruciare rifiuti riciclabili, perché significherebbe perdere risorse e anche inquinare senza motivo. Infatti ricordiamo che i termovalorizzatori sono meno inquinanti dei vecchi inceneritori, sono utili perché generano energia dai rifiuti, ma sono comunque inquinanti, i fumi di scarico emettono diossine cancerogene e di questo bisogna tener conto.
Considerare i rifiuti come una risorsa e non come un problema è il modo giusto di affrontare la situazione. Fare una campagna martellante sull'importanza del riciclo, obbligare le aziende ad indicare su tutti i materiali in maniera chiara il luogo di smaltimento e la possibilità di riciclo, sanzionare chi non ricicla e premiare chi invece lo fa. Per quanto riguarda il premiare i riciclatori ci sono già state diverse iniziative interessanti, che andrebbero ampliate, come i buoni sconto in cambio di bottiglie ad esempio, realtà già presente in alcuni comuni. Anche uno sconto sulla tassa dei rifiuti non sarebbe male, più ricicli, meno tasse paghi sarebbe uno slogan di grande impatto in un Paese con una pressione fiscale così elevata.
Produciamo circa 30 milioni di tonnellate di rifiuti l'anno, perché correre il rischio di trovarceli per strada, quando riciclando possiamo addirittura guadagnarci?

(International Business Times)

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