Burkina Faso, il potere a Isaac Zida....





Beniamino Franceschini

Dopo il colpo di Stato in Burkina Faso il presidente Compaoré è fuggito in Costa d’Avorio. Il suo posto è stato ricoperto prima dal generale Traoré, poi dal tenente colonnello Zida, secondo manovre di potere non facili da interpretare. Nel Paese, però, continuano gli scontri in piazza, con le opposizioni civili che chiedono di essere attivamente coinvolte nella fase di transizione.
1. AGGIORNAMENTI – Nonostante il quadro restasse incerto, sembrava che nella notte tra venerdì e sabato gli eventi avessero ormai una propria linearità: Compaoré aveva accettato la deposizione e il generale Traoré aveva assunto le funzioni di capo dello Stato, garantendo – su esplicita richiesta dei partiti – elezioni democratiche entro 90 giorni. Tuttavia, la situazione è mutata nuovamente. Il I novembre il tenente colonnello Yacoub Isaac Zida, vicecomandante della Guardia presidenziale, si è nominato Presidente, sostituendo il generale Traoré, a sua volta insediatosi al posto di Compaoré, fuggito in Costa d’Avorio. Già nelle prime ore dell’assalto al Parlamento da parte dei manifestanti (3o ottobre), la Guardia presidenziale aveva subìto una frattura all’interno, con una parte legata alla storica fedeltà a Compaoré e l’altra in attesa di ulteriori sviluppi.
Dopo aver definito il ruolo del generale golpista Traoré come «superato», Zida ha parlato della necessità di raggiungere la democrazia richiesta dal popolo e si è definito un garante contro una «pregiudizievole anarchia». E invece in queste ore a dominare è soprattutto il caos: gli esponenti dei partiti hanno chiesto che la transizione non sia gestita solo dai militari, cosicché Ouagadougou è stata nuovamente attraversata da ampie manifestazioni contro Zida. Un ragazzo è stato ucciso di fronte alla sede della televisione nazionale, occupata dai soldati.
Manifestazione del 31 ottobre
2. ROTTURA O CONTINUITÀ? – Resta adesso da capire come sia giunta la scelta di Zida e in quali rapporti il tenente colonnello sia con la prima linea del colpo di Stato, rappresentata sia dal generale Traoré, sia dall’ex ministro della Difesa Lougué, ritenuto nella giornata della deposizione di Compaoré come il mediatore tra esercito e partiti politici. Intorno a Zida, che non ha chiarito se intenda confermare il termine di 90 giorni promesso da Traoré per la convocazione alle urne, ruotano infatti molti giovani ufficiali e alti esponenti della Guardia presidenziale, capaci di garantire una sorta di continuità che potrebbe essere in qualche modo apprezzata anche all’estero. Non è un caso, pertanto, se la temporanea élite alla guida di Ouagadougou abbia chiesto alla comunità internazionale di riconoscere il nuovo corso politico. Proprio in questa direzione va interpretata la cautela di USA e Francia nel reagire al golpe, al netto delle condanne di rito: al di là della storica amicizia con Compaoré, infatti, la persistenza dei militari nelle sfere di potere assicura che per il momento non ci saranno inversioni di rotta nel delicato ruolo regionale del Burkina Faso.

3. RICAPITOLANDO – Blaise Compaoré governava il Burkina Faso dal 1987, ossia da quando ha sostituitoThomas Sankara dopo averlo ucciso. Nel corso degli anni il Presidente ha saputo presentarsi come uninterlocutore affidabile per l’Occidente, stringendo ottimi rapporti con Francia e Stati Uniti per il contrasto ai gruppi islamici combattenti nel Sahel e per la gestione delle crisi (per esempio in Mali). Tuttavia, Compaoré ha basato il proprio potere su corruzione e personalismo: già da alcuni anni il popolo e lo stesso esercito avevano più volte manifestato contro il Presidente, fino all’epilogo in corso. Il 31 ottobre il Parlamento è stato incendiato al culmine di tre giorni di proteste contro la proposta di modificare la Costituzione per consentire a Compaoré di candidarsi nuovamente, nonostante egli avesse raggiunto il limite massimo di mandati. In una giornata convulsa e poco chiara si sono alternati i comunicati del capo dei golpisti, il generale Traoré, e del Presidente, il quale, paradossalmente, affermava di approvare la dissoluzione del Governo, definendola un’azione «patriottica» da parte dei militari, e si dichiarava pronto a guidare la fase di transizione, salvo poi accettare di dimettersi nella notte. Per tutto il pomeriggio e la sera si sono susseguite le trattative tra i vertici delle opposizioni, Traoré e Lougué, ex ministro della Difesa prima invocato dalla folla e poi passato in secondo piano. Negli scontri sono morte30 persone.
(Il Caffe' Geopolitico)

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