Storia, contagio e sintomi: tutto sul virus Ebola...





La malattia sta flagellando l’Africa occidentale e inizia a tocca anche gli Stati Uniti. Ma cos’è di preciso?

La peggior epidemia della storia del virus Ebola continua a mietere vittime nell’Africa occidentale, in particolare in Guinea, Liberia e Sierra Leone, dove le autorità sanitarie sono in difficoltà di fronte all’emergenza. E con il primo caso negli Stati Uniti è scattato l’allarme rosso anche in Occidente.

Ma cos’è di preciso il virus Ebola?

Proviamo a fare un po’ di ordine, a partire dai sintomi e dalle modalità di trasmissione. La malattia si presenta come una qualsiasi influenza con l’arrivo di febbre e di dolori articolari. Successivamente fanno la propria apparizione vomito e diarrea, accompagnati da emorragie: il sangue può uscire sia dalle feci, che dal naso.

Il virus Ebola è trasmissibile attraverso il contatto di fluidi corporei: il contagio può rivelarsi molto rapido proprio per questa ragione. L’organizzazione Medici Senza Frontiere spiega anche le origini della patologia:

Probabilmente all’origine il virus era nei pipistrelli, da lì si è spostato nelle grandi scimmie e poi negli uomini. Si trasmette tra gli uomini attraverso il contatto coi fluidi corporei (sangue, vomito, diarrea…), che, punto importante, può avvenire durante la cura dei malati. Questo significa che durante un’epidemia di Ebola il virus tende a diffondersi anche al personale sanitario e ai familiari dei pazienti.
La mortalità per gli ammalati di Ebola

Il tasso di mortalità del virus Ebola varia in base al ceppo: quello dell’ultima epidemia è il più letale. Potenzialmente può uccidere il 90% delle persone infettate. Nelle forme meno violente, il tasso di mortalità è comunque del 50%, a conferma della grande pericolosità della patologia. Il ceppo che si sta propagando in Africa non è il più aggressivo, anche se in questi casi il virus può mutare.

Non c’è un vaccino contro Ebola

Il problema maggiore del virus Ebola è relativo alla mancanza di un vaccino: nonostante la malattia sia stata scoperta 38 anni fa, nel 1976 ci furono i primi casi ufficiali in Sudan e Repubblica del Congo, nessun ricercatore ha trovato un farmaco in grado di scongiurare il contagio. Per questo motivo è fondamentale un perfetto funzionamento delle strutture sanitarie: gli ammalati vanno tenuti isolati per evitare che possano propagare il virus.
(Il Journal)

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