Stato Islamico: potrebbe essere sconfitto in sei mesi inviando truppe di terra...





Di Stefano Consiglio

Da quando durante il vertice NATO organizzato in Galles lo scorso settembre il Presidente Obama ha delineato un piano contro lo Stato Islamico, un elemento ha accomunato le dichiarazioni rese dai diversi leader occidentali: nessuna forza terrestre verrà inviata in Iraq e Siria per combattere l'IS. Nei giorni scorsi il PM britannico, David Cameron, si è pronunciato anch'egli a favore della strategia "no boots on the ground" voluta da Obama.
Secondo l'ex capo dell'esercito britannico, il generale David Richards - che ha rilasciato alcune dichiarazioni al britannico Huffington Post -, si tratta di un errore che potrebbe prolungare esponenzialmente la durata del conflitto. Se gli Stati Uniti e la Gran Bretagna inviassero i propri soldati contro l'IS, sostiene Richards, questa guerra potrebbe finire nel giro di sei mesi. A detta del generale la colpa dell'attuale situazione, in cui gli jihadisti continuano a controllare vaste aree sia della Siria che dell'Iraq, è dovuta in parte alle limitazioni imposte da Obama e Cameron, in parte al mancato intervento di alcuni Stati della stessa area geografica presa d'assalto dall'IS, primo fra tutti la Turchia.

Il Governo turco si è mostrato recalcitrante nell'intervenire in Iraq e Siria, principalmente a causa della possibilità di aiutare indirettamente i guerriglieri Peshmarga, che da anni si battono per l'indipendenza del Kurdistan. Diverse manifestazioni sono state organizzate nei giorni scorsi da simpatizzanti della causa curda in Turchia, Germania, Austria, Scandinavia, per chiedere ad Ankara di inviare i propri soldati a difendere i guerriglieri curdi che si battono contro lo Stato Islamico. Ciò su cui maggiormente insistono i manifestanti è la necessità della Turchia di inviare immediato supporto alla città siriana di Kobani, attualmente assediata dai miliziani dell'IS.

Un altro problema evidenziato dall'ex capo dell'esercito britannico è il fatto che molti Stati, tra cui la stessa GB, si sono limitati ad autorizzare un intervento militare contro l'Iraq ma non contro la Siria, data l'assenza di autorizzazione da parte del Governo siriano che esclude l'applicazione della legittima difesa collettiva. Ciò, secondo il Generale, impedirà una definitiva soluzione della "questione IS", diffondendo il caos anche negli Stati limitrofi e in tutte quelle nazioni affette da fenomeni di fanatismo religioso.

È bene sottolineare che questa non è la prima volta in cui un ministro di uno Stato impegnato contro l'IS propone di inviare soldati di terra in Iraq e Siria. Lo scorso 16 settembre, infatti, il Capo di Stato Maggiore americano, il generale Martin Dempsey, affermò che si potrebbe rendere necessario un intervento sul posto dei soldati a stelle e strisce. Un'idea condivisa dal Segretario della Difesa, Chuck Hagel, che ha tuttavia sottolineato che la cooperazione degli alleati presenti in Medio Oriente potrebbe evitare un simile scenario.

(International Business Times)

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