Le responsabilità internazionali sull’epidemia di Ebola...
Jim Kim, il presidente della Banca Mondiale, fa un mea culpa sugli errori commessi con il virus Ebola.
Sulla risposta al virus Ebola, “la comunità internazionale ha fallito miseramente”. Così, il presidente della Banca Mondiale, Jim Kim, sul virus Ebola, responsabile della morte di oramai 3.800 persone in Africa occidentale, approdato da pochi giorni anche in Europa, tesse il mea culpa dei governi.
A Madrid infatti, altre 3 persone sono state messe in quarantena. Lo hanno reso noto funzionari spagnoli, spiegando che oltre all’infermiera di 44 anni, contagiata mentre curava il missionario spagnolo Manuel Garcia Viejo, morto il 26 settembre scorso, sono stati messi in isolamento anche il marito e un uomo arrivato con un volo proveniente dalla Nigeria, oltre ad una seconda infermiera appartenente allo stesso staff della prima.
“È tardi, è molto tardi”, ha dichiarato Kim ai microfoni del Guardian, “avremmo dovuto fare tante cose. Avremmo dovuto costruire dei sistemi sanitari ad hoc e i controlli sarebbero dovuti partire quando sono stati segnalati i primi casi. Ci sarebbe dovuta essere una risposta meglio organizzata”.
Secondo il presidente, la mobilitazione internazionale non si è mossa alla stessa velocità del virus, sebbene adesso tanti siano gli sforzi di Stati Uniti e del Regno Unito, ad esempio. Ma le previsioni di Jim Kim sono avvilenti :” Adesso che ci sono dei casi di Ebola negli Stati Uniti e in Europa, il rischio contagio è ancora più alto”.
Kim ha esortato i Ministri delle finanze a partecipare all’incontro annuale della Banca mondiale e dell’FMI, che si terrà questo week end, per affrontare la questione delle risorse necessarie ad affrontare i malati di ebola nei loro paesi d’origine. La Banca dovrebbe fornire denaro utile a costruire grandi centri di trattamento speciliazzati ed estendere la cura alle comunità locali. “Ogni paese sviluppato deve essere pronto a inviare personale medico addestrato per l’Africa occidentale”, ha detto Kim.
Sistemi sanitari rudimentali nei tre paesi dell’Africa occidentale hanno incoraggiato la gente a viaggiare all’estero per il trattamento, diffondendo in tal modo il virus. Prima della crisi, la Liberia aveva 61 medici e 1.000 infermieri, mentre la Sierra Leone aveva 327 letti d’ospedale. “Molte persone hanno lasciato le proprie terre d’origine in Africa, per cercare aiuto in altri paesi. Bisogna fermare questo flusso! Sia per preservare il resto del mondo, sia per portare aiuto in Africa. L’unica soluzione è di avere programmi che aumenteranno la sopravvivenza della gente”.
Uno studio della Banca Mondiale pubblicato mercoledì scorso ha dimostrato che il costo economico di Ebola potrebbe essere alto 33 miliardi di dollari nei prossimi due anni, se il virus si dovesse diffondere nei paesi vicini all’ Africa occidentale. Kim ha ammesso che la Banca ha dovuto combattere su più fronti, come quello dell’OMS, accusata di non aver fatto abbastanza. Ma “la cosa più importante, adesso, è smettere di discutere su ciò che sia o non sia possibile fare e andare avanti facendo ciò che è necessario”.
E nel tragico quadro generale, Kim ‘consola’:” Siamo fortunati che il virus Ebola non sia stato troppo veloce, ma le possibilità che la sua circolazione aumenti sempre più, nei prossimi dieci anni è reale”.
(Il Journal)
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