Hong Kong, riprendono gli scontri. Studenti aggrediti da filocinesi...



Scontri e aggressioni tra i manifestanti di Occupy Central e sostenitori del governo cinese; si sospetta che tra gli oppositori alle manifestazioni ci siano esponenti della mafia cinese chiamati dal governo, ma anche cittadini esasperati dalla totale paralisi della città.



La tensione è altissima ad Hong Kong, dove da sei giorni un nutrito numero di manifestanti che chiede riforme democratiche, sta letteralmente tenendo sotto scacco l'intera città ex colonia britannica.
Ieri, venerdì 3 ottobre, si sono verificati violenti scontri in uno dei più famosi e congestionati shopping centre di Hong Kong, mentre centinaia di sostenitori del governo cinese hanno divelto tende e striscioni dei manifestanti filo-democratici, costringendo molti ad andarsene.
Alcuni degli assalitori avevano un nastro blu, l'emblema del gruppo anti-Occupy Central che si oppone alle proteste, mentre i manifestanti hanno nastri gialli. Tra gli aggressori potrebbero esserci anche alcuni residenti stufi per i disagi delle strade bloccate e dei negozi chiusi, che forse sono stati incoraggiati a prendere in mano la questione dagli appelli rivolti dalla polizia ai manifestanti affinché sgomberassero le strade.
Il bilancio degli scontri è stato di 19 feriti, di cui sei poliziotti. Diciotto le persone arrestate.
Secondo Benny Tai, il professore di diritto che guida Occupy Central, il governo avrebbe mobilitato le triadi mafiose per intimidire e combattere il movimento pacifico di disobbedienza civile.
Intanto, dopo gli scontri, la Federazione degli studenti ha annunciato di aver sospeso i colloqui con il governo proposti dal leader di Hong Kong, Leung Chun-ying. In un comunicato, la Federazione degli Studenti, uno dei gruppi che guida le dimostrazioni, ha affermato di "non aver altra scelta" che quella di cancellare gli incontri, dato che la polizia "ha chiuso gli occhi" sugli attacchi. 

La rivolta dei giovani ha come primo obiettivo l'annullamento delle severe limitazioni imposte in agosto da Pechino alle prossime elezioni per il "chief executive", che si terranno nel 2017. Il governo centrale ha deciso di consentire elezioni a suffragio universale ma i candidati non potranno essere più di tre e dovranno in precedenza essere approvati da un collegio elettorale controllato da Pechino. 
(Articole Tre)

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