«Non andate alla Mecca». La Mers è peggio di Ebola...





Nulla può fermare un musulmano dall’Hajj, il pellegrinaggio a La Mecca. Almeno una volta nella vita il fedele devoto è obbligato ad andare a pregare nella Kaaba. Il cubo dove è custodita la Pietra Nera che Abramo, il patriarca biblico, recuperò dopo il Diluvio e lì sistemò con l’aiuto del figlio Ismaele, capostipite degli arabi. Baciare il meteorite, accarezzarlo dopo un lungo percorso spirituale di ravvedimento garantisce l’assoluzione dai peccati.
Quest’anno però niente Hajj. C’è la Mers, l’influenza «cugina» della Sars che ha già ucciso più di ottocento persone in Medio Oriente. Decessi si sono registrati anche a La Mecca, la città del Profeta Maometto a cui la tradizione attribuisce il primo pellegrinaggio.
Il Ministero degli Esteri dell’Arabia Saudita ha sconsigliato l’Hajj, che verrà celebrata dal 3 all’8 ottobre, per cardiopatici, diabetici, malati di cancro, anziani over 65, donne in gravidanza. Il rischio di contrarre la nuova influenza durante le affollatissime liturgie è elevato. E, visto che la Mers (Middle east respiratory syndrome) uccide un terzo dei pazienti, il governo di Ryad invita pure chi è sano a rinviare al prossimo anno il pellegrinaggio. L’allerta è stato rilanciato dal Ministero della Sanità del Regno che riporta come dal 2012, quando il virus venne scoperto dal medico egiziano Ali Mohamed Zaki lavorando a Jedda, siano stati rilevati 726 casi. Trecentodue persone sono già decedute, altre 399 sono state ricoverate e si sono salvate. Venticinque sono in isolamento in questi giorni negli ospedali dell’Arabia Saudita, da dove la nuova influenza (sembre portata da cammelli e dromedari) ha invaso il Medio Oriente: dal Qatar al Libano, dallo Yemen alla Siria, fino a raggiungere l’Egitto e la Tunisia. Con l’Hajj, il pellegrinaggio maggiore che avviene in ottobre, ma anche con la «minore» Umrah (il pellegrinaggio che può avvenire in qualsiasi altro periodo), il pericolo che l’epidemia si allarghi all’Europa e al resto del mondo è forte. Se lo «sconsiglio» indurrà i più prudenti a rinunciare, alla Mecca ci saranno almeno due milioni di fedeli. Compresi musulmani che arrivano da Italia, Francia, Spagna, Gran Bretagna. Terminato il pellegrinaggio torneranno a Roma, Parigi, Madrid e Londra con la possibilità che siano stati contagiati dal virus pur non manifestandone ancora i sintomi.
All’aeroporto di Fiumicino i poliziotti sono sul piede di guerra, perché dovranno controllare passaporti e bagagli ai pellegrini di ritorno dall’Hajj. «Gli agenti che operano sulle frontiere aeree non sono tutelati contro i rischi sanitari: Mers, Ebola e patologie infettive», sottolinea il Sap. Dall’Italia nel 2013 sono stati quasi quattromila i pellegrini volati nella città di Maometto. Diecimila dalla Francia e altrettanti dall’Inghilterra. Mentre la Farnesina si limita ad inserire l’Arabia Saudita tra i paesi a rischio Mers, Quai d’Orsay e il Foreign Office rilanciano in prima pagina lo «sconsiglio» per l’Hajj riportando la circolare del dicastero saudita. Lo stesso fa il Dipartimento di Stato americano. Dagli Usa sarebbero in partenza undicimila pellegrini. Sulla questione sono intervenuti pure l’Organizzazione mondiale della Sanità e il Cdc di Atlanta, il Centre for desease control che si sta già occupando di Ebola. Tutti invitano i musulmani a rinunciare al pellegrinaggio, che però è uno dei cinque pilastri dell’Islam (insieme alla preghiera, alla carità, alla testimonianza di fede e al Ramadan). Molti partiranno egualmente. Per evitare che alla Mers si mischi Ebola, che ha ucciso 1.550 persone in Africa, l’Arabia ha chiuso le frontiere ai fedeli in arrivo da Sierra Leone, Liberia, Guinea e Nigeria. Ma la febbre emorragica ora si è allargata al Congo e ieri è stato registrato il primo caso in Senegal.
Alessandra Zavatta
(Il Tempo.it)

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