«Is, decapitato un soldato libanese» Nuova esecuzione in video: è giallo. Riad: «Jihadisti tra un mese in Europa». Caschi blu sotto attacco....
Un altro video, un'altra decapitazione. La vittima dei jihadisti dello Stato Islamico, questa volta, sarebbe un soldato libanese sequestrato in agosto al confine con la Siria. Ma il condizionale, almeno per il momento, è d'obbligo.
Nel filmato, pubblicato il 30 agosto sul web da un sedicente combattente del gruppo estremista sunnita, il sottufficiale Ali al Sayyed (presentato come «un apostata appartenente all'esercito della Croce») appare bendato, con le mani legate dietro la schiena: un combattente legge la sua condanna a morte mentre un altro gli taglia la testa.
DUBBI SU BOIA E VITTIMA. Il boia, con il volto coperto, non è tuttavia vestito di nero, particolare che ha alimentato i dubbi su rivendicazione e autenticità del video. Inoltre, secondo fonti della sicurezza, al Sayyed avrebbe fatto defezione dall'esercito durante i combattimenti delle scorse settimane.
L'uomo decapitato, insomma, potrebbe non essere il sottufficiale e il suo carnefice un cane sciolto, non appartenente all'Is. Le autorità libanesi hanno avviato gli accertamenti del caso.
L'ARSENALE DELL'IS: 50 TANK E 400 MISSILI. Se dovessero confermare l'autenticità del video, si tratterebbe dell'ennesimo caso in pochi giorni, dopo quelli del giornalista statunitense James Foley e dei quattro egiziani accusati di lavorare per il Mossad israeliano.
E mentre nella comunità internazionale cresce la preoccupazione per le azioni dello Stato Islamico (accreditato dagli esperti di 50 tank da battaglia, tra cui M1A1 americani e T-72 russi rastrellati nelle basi irachene nella regione di Mosul, e 250-400 missili terra-aria SA-24 dalla base dell'esercito siriano a Tabqa), Washington passa al vaglio le possibili contromisure.
KERRY: «FORMARE UN'AMPIA COALIZIONE». Il segretario americano John Kerry, in un editoriale sul New York Times, ha proposto la creazione di una «ampia coalizione di nazioni» per impedire al «cancro dell'Is di diffondersi ad altri Paesi».
Kerry ha annunciato che avanzerà la sua proposta insieme al segretario alla Difesa Chuck Hagel agli alleati europei durante un vertice della Nato in programma a inizio settembre nel Galles, e poi a vari Paesi del Medio Oriente durante una missione che entrambi effettueranno nella regione.
AIUTI PER GLI STATI MINACCIATI DAI JIHADISTI. Inoltre, il presidente Barack Obama è pronto a illustrare l'iniziativa durante la riunione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. «Costruire una coalizione è un lavoro duro, ma è il miglior metodo per opporsi a un nemico comune», afferma il segretario di Stato americano, portando come esempio l'ampia alleanza costituita dall'ex presidente George Bush padre e dal suo segretario di Stato James Baker che portò all'intervento armato contro l'Iraq di Saddam Hussein dopo l'invasione del Kuwait. «In questa battaglia», aggiunge Kerry, «c'è un ruolo quasi per ogni Paese». E tra i settori di intervento sottolinea l'assistenza militare, l'assistenza umanitaria e aiuti per sostenere le economie di Stati minacciati dall'Is.
ARABIA E QATAR: «CONDANNIAMO IL TERRORISMO». Contro lo Stato Islamico si sono schierate, ufficialmente, anche le monarchie del Golfo, alcune delle quali sono accusate da più parti di essere complici dei jihadisti: Arabia Saudita, Bahrain, Emirati Arabi, Kuwait, Oman e Qatar hanno diramato un comunicato in cui condannano le azioni terroristiche dell'organizzazione sunnita e fanno appello affinché venga garantita l'unità dell'Iraq.
«Se li ignoriamo, sono sicuro che raggiungeranno l'Europa in un mese», ha affermato il re saudita Abdullah, «e l'America in un altro mese».
USA: «A RISCHIO IL CONFINE MESSICANO». Un allarme confermato dalle stesse autorità statunitensi. Secondo il Dipartimento per la sicurezza pubblica del Texas, «un esame dei messaggi sui social media dell'Is mostra il crescente interesse sul potersi infiltrare clandestinamente nel confine Sud Ovest degli Usa per un attacco terroristico. Gli account che si ritengono essere di militanti jihadisti hanno indicato una non specificata operazione al confine e la loro consapevolezza di una possibile entrata illegale tramite il Messico».
Nel filmato, pubblicato il 30 agosto sul web da un sedicente combattente del gruppo estremista sunnita, il sottufficiale Ali al Sayyed (presentato come «un apostata appartenente all'esercito della Croce») appare bendato, con le mani legate dietro la schiena: un combattente legge la sua condanna a morte mentre un altro gli taglia la testa.
DUBBI SU BOIA E VITTIMA. Il boia, con il volto coperto, non è tuttavia vestito di nero, particolare che ha alimentato i dubbi su rivendicazione e autenticità del video. Inoltre, secondo fonti della sicurezza, al Sayyed avrebbe fatto defezione dall'esercito durante i combattimenti delle scorse settimane.
L'uomo decapitato, insomma, potrebbe non essere il sottufficiale e il suo carnefice un cane sciolto, non appartenente all'Is. Le autorità libanesi hanno avviato gli accertamenti del caso.
L'ARSENALE DELL'IS: 50 TANK E 400 MISSILI. Se dovessero confermare l'autenticità del video, si tratterebbe dell'ennesimo caso in pochi giorni, dopo quelli del giornalista statunitense James Foley e dei quattro egiziani accusati di lavorare per il Mossad israeliano.
E mentre nella comunità internazionale cresce la preoccupazione per le azioni dello Stato Islamico (accreditato dagli esperti di 50 tank da battaglia, tra cui M1A1 americani e T-72 russi rastrellati nelle basi irachene nella regione di Mosul, e 250-400 missili terra-aria SA-24 dalla base dell'esercito siriano a Tabqa), Washington passa al vaglio le possibili contromisure.
KERRY: «FORMARE UN'AMPIA COALIZIONE». Il segretario americano John Kerry, in un editoriale sul New York Times, ha proposto la creazione di una «ampia coalizione di nazioni» per impedire al «cancro dell'Is di diffondersi ad altri Paesi».
Kerry ha annunciato che avanzerà la sua proposta insieme al segretario alla Difesa Chuck Hagel agli alleati europei durante un vertice della Nato in programma a inizio settembre nel Galles, e poi a vari Paesi del Medio Oriente durante una missione che entrambi effettueranno nella regione.
AIUTI PER GLI STATI MINACCIATI DAI JIHADISTI. Inoltre, il presidente Barack Obama è pronto a illustrare l'iniziativa durante la riunione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. «Costruire una coalizione è un lavoro duro, ma è il miglior metodo per opporsi a un nemico comune», afferma il segretario di Stato americano, portando come esempio l'ampia alleanza costituita dall'ex presidente George Bush padre e dal suo segretario di Stato James Baker che portò all'intervento armato contro l'Iraq di Saddam Hussein dopo l'invasione del Kuwait. «In questa battaglia», aggiunge Kerry, «c'è un ruolo quasi per ogni Paese». E tra i settori di intervento sottolinea l'assistenza militare, l'assistenza umanitaria e aiuti per sostenere le economie di Stati minacciati dall'Is.
ARABIA E QATAR: «CONDANNIAMO IL TERRORISMO». Contro lo Stato Islamico si sono schierate, ufficialmente, anche le monarchie del Golfo, alcune delle quali sono accusate da più parti di essere complici dei jihadisti: Arabia Saudita, Bahrain, Emirati Arabi, Kuwait, Oman e Qatar hanno diramato un comunicato in cui condannano le azioni terroristiche dell'organizzazione sunnita e fanno appello affinché venga garantita l'unità dell'Iraq.
«Se li ignoriamo, sono sicuro che raggiungeranno l'Europa in un mese», ha affermato il re saudita Abdullah, «e l'America in un altro mese».
USA: «A RISCHIO IL CONFINE MESSICANO». Un allarme confermato dalle stesse autorità statunitensi. Secondo il Dipartimento per la sicurezza pubblica del Texas, «un esame dei messaggi sui social media dell'Is mostra il crescente interesse sul potersi infiltrare clandestinamente nel confine Sud Ovest degli Usa per un attacco terroristico. Gli account che si ritengono essere di militanti jihadisti hanno indicato una non specificata operazione al confine e la loro consapevolezza di una possibile entrata illegale tramite il Messico».
Sabato, 30 Agosto 2014
(Lettera 43)
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