Prima ti telefono, poi ti bombardo: Israele e 'l'umanità' della Roof Knocking...





Di Luca Lampugnani 
Se vi doveste trovare a Gaza, vi squillasse il telefono e dall'altro capo rispondesse una voce metallica che si presenta al nome di David, preparatevi: casa vostra potrebbe saltare in aria da un momento all'altro.
Roof Knocking, 'bussare sui tetti', è la risposta israeliana alle numerose critiche di cui le Forze Armate di Tel Aviv sono continuamente oggetto, una tattica costante che accompagna le loro azioni fin dal 2006. E che, ovviamente, non manca nell'ennesima escalation di quest'ultima settimana tra Israele e Palestina, situazione precipitata in seguito al ritrovamento dei cadaveri di tre ragazzi israeliani rapiti e all'uccisione, probabilmente come vendetta, di un giovane palestinese.
"Si è presentato per nome, poi ha detto: 'Ci sono donne e bambini in casa. Esci. Hai cinque minuti prima che i razzi colpiscano'", ha raccontato martedì al Washington Post Sawsan Kawarea, palestinese residente a Khan Younis. Immediatamente ha seguito il consiglio di David, e si è precipitata all'esterno con i suoi figli. Cinque minuti più tardi, la loro casa veniva colpita da un piccolo razzo, l'avvertimento finale. Poi, in ultimo, la grande esplosione: l'obiettivo dell'Esercito era stato colpito e raso al suolo definitivamente. Secondo fonti delle autorità palestinesi, l'operazione israeliana ha messo a bilancio sette vittime, tra cui tre minorenni. Carneficina da cui sarebbero sfuggiti, stando ad Hamas, i veri target di Tel Aviv.
Come già scritto, per Israele si tratta di una tattica ben rodata. Della telefonata di David parla ad esempio al britannico Guardian Mohammed Deeb, che nel 2006 si è visto distruggere la casa dopo la conversazione con la voce registrata dell'Esercito: "salve, il mio nome è David. Sono un ufficiale dell'intelligence militare israeliana. Entro un'ora casa vostra sarà colpita". Due anni dopo, nel 2008, con l'operazione 'Piombo Fuso' nel pieno della sua attività, ancora una volta Tel Aviv faceva partire chiamate, lanciava piccoli razzi di avvertimento - trasportati tramite droni, presumibilmente - e quale minuto dopo colpiva e radeva al suolo, senza scrupolo alcuno.
Nel 2009 la tattica del Roof Knocking fu poi presentata ufficialmente al mondo dalle stesse Forze Armate d'Israele, salutata come "innovativa procedura" e accompagnata, lo stesso anno, da un report del ministero degli Esteri di Tel Aviv che rendeva noto di aver effettuato oltre 165 mila telefonate. Dato, questo, che di per se nasconde un aspetto spesso sopravvalutato o ignorato: quanto facilmente Israele può penetrare all'interno delle reti di comunicazioni telefoniche e internet della Palestina? Quanti e quali dati vengono raccolti costantemente, presumibilmente anche su civili innocenti e lontani dal braccio armato di Hamas e in generale dalla stupidità di un conflitto infinito?
Insomma, nella brutalità dei continui raid israeliani e dei razzi di Hamas, una sorta di tentativo sgangherato di dimostrare un certo attaccamento ai civili, come nella grande maggioranza dei conflitti i più colpiti dalle rispettive offensive militari. A tutti gli effetti, appunto, Roof Knocking viene spesso presentato alla stregua di uno strumento umanitario, nonostante nella realtà dei fatti non sia nient'altro che una sonora lavata di mani e una clamorosa tutela preventiva nel caso, per errore, qualche povero innocente dovesse rimanere coinvolto negli attacchi mirati di Tel Aviv. Se dovesse succedere, infatti, Israele potrebbe candidamente affermare di aver avvertito del raid, di aver provato a risparmiare delle vite.
Ma dietro la maschera non si nasconde solo la tendenza al pilatismo di Israele. Secondo non pochi report di organizzazioni umanitarie e internazionali, sono molti i casi registrati di telefonate usate come sorta di guerra psicologica sugli abitanti dei territori al di la della striscia. In alcuni casi, scrive il Washington Postle chiamate vengono fatte partire senza che poi accada nulla, tanto per spaventare e mantenere alta la tensione - altre volte gli avvertimenti non sono ascoltati. O ancora, non mancano ovviamente i raid senza alcun avvertimento o quelli che colpiscono, nella furia cieca della violenza, l'obiettivo sbagliato, magari facendo molti più danni del previsto soprattutto se colpisce in zone particolarmente ristrette come Khan Younis.

(International Business Times)

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