La protesta palestinese arriva in bassa Galilea. Autopsia: Mohammed bruciato vivo...





L’onda di sdegno provocata dall’assassinio brutale di Mohammed Abu Khdeir, ha toccato anche Taibe, Tira, Kalansua, Baqa el Gharbiyeh e altri centri abitati arabi nella bassa Galilea, all’interno del territorio israeliano, dove i dimostranti hanno bloccato incroci stradali e bruciato copertoni

AGGIORNAMENTO ORE 10.30. MOHAMMED BRUCIATO VIVO
Gerusalemme, 5 luglio 2014, Nena News – Il 16enne palestinese sarebbe stato seviziato e bruciato vivo dai suoi aguzzini. Sono questi i risultati di un primo esame autoptico riferiti dal procuratore generale Muhammad Abd al-Ghani Uweili all’agenzia Ma’an.
Una fine terribile per Muhammad Abu Khdeir, i cui funerali, celebrati ieri, sono stati seguiti da una notte di sconti tra palestinesi e polizia israeliana. il ragazzo è stato rapito mentre si recava in moschea e il suo corpo è stato ritrovato in un bosco vicino a Gerusalemme mercoledì scorso. L’omicidio è probabilmente una ritorsione di estremisti israeliani per l’assassinio dei tre giovani israeliani scomparsi il 12 giugno.
Intanto, stamattina si è diffusa la notizia di un altro rapimento, durato poche ore, di un 22enne palestinese a sud di Nablus. Il giovane ha raccontato di essere stato avvicinato ieri sera, verso mezzanotte, da alcuni coloni ebrei a bordo di due macchine e di essere stato portato in una zona isolata, dove è stato picchiato e poi abbandonato. Nena News

 Gerusalemme, 5 luglio 2014, Nena News -Le luci del giorno hanno messo fine a una notte di scontri diffusi tra dimostranti palestinesi e polizia. In particolare a Gerusalemme Est, la zona araba della città dove gli incidenti sono andati avanti per molte ore  dopo i funerali di Mohammed Abu Khdeir, il ragazzo palestinese rapito e brutalmente ucciso e, con ogni probabilità, rimasto vittima di una ritorsione di estremisti israeliani per l’uccisione dei tre ragazzi ebrei in Cisgiordania. Shuaffat, dove viveva Mohammed, Beit Hanina, Wadi al Joz, Issawiya, Umm Tuba, la città vecchia di Gerusalemme sono stati teatro degli scontri che hanno fatto decine di feriti tra i dimostranti palestinesi. La polizia riferisce del ferimento anche di alcuni dei suoi agenti.
I dimostranti hanno inoltre bloccato la linea del tram che collega le colonie ebraiche alla periferia nord di Gerusalemme alla zona ebraica della città, passando in parte anche nel settore arabo (Est) occupato militarmente da Israele nel 1967 assieme a Cisgiordania e Striscia di Gaza.
La protesta intanto si allarga, sull’onda dello sdegno provocato dalla morte del ragazzo palestinese (i suoi rapitori lo hanno seviziato e poi ne hanno bruciato il corpo). Ieri sera ha raggiunto anche Taibe, Tira, Kalansua, Baqa el Gharbiyeh e altri centri abitati arabi nella bassa Galilea, quindi all’interno del territorio israeliano, dove i dimostranti hanno bloccato incroci stradali e bruciato copertoni.
E’ una fase delicata che potrebbe innescare una rivolta palestinese di ampie proporzioni, se non addirittura quella terza Intifada di cui si parla da tempo in conseguenza delle politiche svolte dal governo israeliano, a cominciare da una colonizzazione sempre più intensa e continua dei Territori occupati.
Si vive in bilico anche lungo le linee di demarcazione tra Gaza e Israele. Il movimento islamico Hamas – che nega l’accusa di aver organizzato il rapimento e l’uccisione in Cisgiordania dei tre ragazzi ebrei che gli rivolge il governo israeliano – ieri ha riferito di un cessate il fuoco imminente con lo Stato ebraico. Ma attacchi e ritorsioni sono andati avanti lo stesso, con i gruppi armati palestinesi che hanno lanciato una trentina di razzi verso il territorio israeliano facendo solo qualche danno alle cose, e l’aviazione dello Stato ebraico che in serata, dopo una sospensione dei raid aerei durata 24 ore, ha colpito obiettivi a sud di Gaza. Non si segnalano feriti.

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