Il lancio di razzi dal Libano, Hezbollah si tira fuori...
(di Lorenzo Trombetta, Ansa) “Il pericolo per Israele” non viene da Hezbollah, il movimento sciita filo-iraniano che controlla il sud del Libano, bensì dal “jihadismo sunnita”: è questo il messaggio recapitato nelle ultime dal Paese dei Cedri, da dove l’11 luglio sono stati sparati tre razzi verso la Galilea settentrionale da un reo confesso, talmente alle prime armi con i Katiuscia da rimanere ferito e subito identificato dalle autorità.
E’ lui – Hussein Atwe – l’unica vittima di un episodio dai lati ancora oscuri e che riceve gli onori delle cronache mediorientali perché inserito nel contesto dell’ennesimo sanguinoso round bellico tra Israele e Hamas. Dal canto suo, il movimento sciita libanese Hezbollah, sostenuto dall’Iran e arci-nemico dello Stato ebraico, si è tirato fuori dalla vicenda negando ogni coinvolgimento, pur ribadendo il sostegno “politico e morale alla resistenza palestinese”. Hezbollah controlla quasi del tutto la fascia di territorio a ridosso della Linea Blu.
Dei tre razzi, solo due hanno superato la Linea Blu che separa il Libano e Israele. I Katiuscia hanno raggiunto un’area a nord della città di Kiryat Shmona e l’artiglieria israeliana, come di consueto in questi casi, ha subito risposto, sparando colpi di mortai verso il punto da cui sono stati lanciati i razzi, nel settore orientale della Linea Blu, nell’area di Hasbaya. Anche in questo caso non si sono registrati danni o vittime.
Il sud del Libano è pattugliato dai caschi blu della missione Onu (Unifil) comandata dal generale italiano Paolo Serra. “E’ un serio incidente che viola la risoluzione Onu n.1701 e che va sicuramente a scuotere la stabilità della regione”, ha commentato Serra. Ma il sud del Libano, dove nel 2006 scoppiò la guerra tra Hezbollah e Israele, rimane paradossalmente l’oasi di relativa stabilità in tutto il Medio Oriente. In Siria infuria una guerra regionale a cui Hezbollah partecipa attivamente con migliaia di miliziani impegnati su più fronti.
In Iraq l’offensiva qaedista ha spinto circa “un milione di sciiti” – secondo i governatori di diverse regioni del centro-sud – ad arruolarsi in milizie filo-governative e quelle curde ad appropriarsi di importanti zone petrolifere contese con i vicini arabi. Così, quelle che nel 2006 erano le prime linee di Hezbollah contro Israele, adesso sono le retrovie di un movimento sciita che sembra avere tutto l’interesse a non portare l’incendio in casa propria.
Una fonte di Hezbollah interpellata dall’ANSA a Beirut non ha solo negato ogni coinvolgimento nel lancio di razzi, ma ha anche detto che il sostegno del movimento alla resistenza di Hamas contro Israele si limita all’aspetto “politico e morale”. E’ questo un modo implicito per non associarsi a Hamas, ala palestinese dei Fratelli musulmani e che nel 2012 ha rotto con l’asse Hezbollah-Iran schierandosi con gli insorti siriani anti-Damasco.
La tv al Manar del movimento ha fornito dettagli sul tipo di razzi sparati (“Katiuscia da 107 mm l’uno”), mentre la polizia libanese – che in quelle zone si coordina sempre con Hezbollah – ha arrestato dopo poche ore, fatto davvero inedito, il colpevole del lancio: Hussein Atwe (foto) ha confessato di appartenere a un non meglio precisato “gruppo estremista” e di esser stato aiutato da “due palestinesi”.
Ha fallito il lancio del terzo razzo ed è rimasto ferito alle gambe e al volto. Il riferimento al “movimento estremista” di Atwe è alla minaccia jihadista che Hezbollah e i suoi alleati – l’Iran e il regime di Damasco – dicono di poter fermare. In serata, due razzi sono stati sparati da ignoti contro un’area dominata da Hezbollah nella valle orientale della Bekaa, e al Manar ha accusato non meglio precisati “jihadisti”. (Ansa, 11 luglio 2014)
Successivamente alla pubblicazione di questo articolo, non meglio precisate fonti della sicurezza libanese hanno detto al The Daily Star che Atwe appartiene alla Jamaa Islamiya, escludendo sia membro dello Stato islamico o della Jabhat an Nusra.
(SiriaLibano)
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