Sud Sudan. 20 anni di feroci conflitti...
Fame e malnutrizione aggravano la vita a Leer, mentre viene firmato l’ennesimo vano cessate il fuoco
di Federica Iezzi
Leer (Sud-Sudan), 14 maggio 2014, Nena News – E’ una zona paludosa Leer, per lo più sconosciuta al mondo, fino a quando non si trivellò il sottosuolo ricco di petrolio.
Fanno da teatro in questa zona dell’estremo nord del Sud-Sudan, schieramenti ordinati di fucili, proiettili e bombe dei ribelli sudanesi contro quelle degli eserciti governativi, con accanto uno schieramento altrettanto ordinato di corpi di civili uccisi. Qui la popolazione è in gran parte di etnia nuer.
Dopo l’ultima sanguinosa guerra civile, durata più di 20 anni, il Sud-Sudan trova l’indipendenza nel 2011. Fin dalla sua nascita, il presidente del governo del Paese è stato Salva Kiir Mayardit, militare del popolo dinka, cresciuto a Bahr el Ghazal. La regione dell’oro bianco. Il fertile bacino bagnato dalle acque del Nilo.
Nel 1991, in piena guerra civile, Riek Machar, ex vice-presidente del neo sbocciato Paese, provoca la scissione dell’esercito sudanese di liberazione popolare. Il movimento ribelle viene guidato dal suo leader storico, John Garang, guerrigliero di etnia dinka di Bor. La nuova unione recluta soldati di etnia nuer, viene guidata da Riek Machar e si allea con il governo di Khartoum contro l’esercito sudanese di liberazione popolare di Garang.
Gli scontri tra le due fazioni degenerano rapidamente in conflitti tribali, provocando decine di migliaia di vittime.
Oggi ancora contro i civili, spesso sigillati dentro assedi infiniti, si ripetono bombardamenti indiscriminati, esecuzioni sommarie, stupri, privazione dei beni di prima necessità, fino alla fame, arma di guerra che ha sempre consumato la popolazione.
La vita è diventata così incomprensibilmente terrificante. Povertà assoluta, con lo stretto indispensabile per non morire. In questo Paese anche le attività più semplici privano la gente della dignità.
Molte strade sono bloccate, i ponti distrutti, spesso anche le linee telefoniche sono inutilizzabili. L’elettricità è un lontano lusso. Le abitazioni nelle città sono incompiute, con i balconi aperti come bocche sdentate e le finestre offuscate come occhiaie vuote. Gran parte della popolazione è analfabeta.
Secondo l’ONU, i morti dall’inizio dell’insensata lotta politica per il potere sono oltre 13.000. Più di 1,3 milioni di persone sono fuggite dalla loro terra a causa del conflitto di matrice interetnica, sullo sfondo della rivalità tra le tribù dinka e nuer, che ha partorito unicamente massacri e ferocia contro i civili.
3,2 milioni di persone hanno urgente bisogno di assistenza. Solo a Leer più di 270.000 persone non hanno accesso alle cure mediche.
Meno di una settimana fa, ad Addis Abeba, il presidente Salva Kiir e il capo dei ribelli Riek Machar hanno firmato il cessate il fuoco, dopo cinque mesi di duri conflitti armati.
Ora nuvole color rame cariche di pioggia peggiorano la già vacillante sopravvivenza. La stagione delle piogge equivale a una trappola, per le fitte famiglie raccolte accanto alle proprie case, senza tetto e annerite dal fumo. Si sentono le pungenti voci dei bambini che giocano sulle strade con il fango e le grida soffocate dei 250.000 bambini consumati dalla malnutrizione.
(Nena News)
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