Guerra in Siria, chi fugge forse si salva ma i disagi mentali aumentano e mancano gli psichiatri...
Sotto la pressione della guerra sono anche crollate le reti di solidarietà familiari e comunitarie. Come gli altri paesi arabi, la Siria aveva una lunga tradizione di coinvolgimento della comunità per il benessere e l'assistenza all'individuo. Secondo Medici Senza Frontiere (MSF) il 15% dei rifugiati siriani nei campi profughi iracheni mostrano sintomi di disturbi mentali gravi, il doppio rispetto a un anno fa
di MAURO POMPILIBEIRUT - La madre di Rhula è preoccupata. Teme che ci voglia troppo tempo per passare la frontiera e rientrare a Damasco. Pensa a sua figlia che è rimasta sola. È dovuta arrivare qui a Chtaura, in Libano a pochi chilometri dal confine siriano, per acquistare i farmaci di cui la figlia ha assoluto bisogno. "Rhula ha 40 anni - racconta - è schizofrenica da quando era piccola. La malattia era abbastanza sotto controllo con le medicine, ma ora in Siria non si trovano più". Il boato dei mortai in città, ormai, è quasi costante, quei boati spesso scatenano in Rhula agitazione e paranoie. "A volte si chiude nella sua stanza per giorni, non esce neppure per mangiare".
La sanità pubblica cancellata dal conflitto. Rhula è, come tanti altri siriani che soffrono di disagi psichici e neurologici, due volte vittima della guerra civile che da tre anni sconvolge il Paese. Prima dell'inizio delle proteste contro il governo tutti i siriani avevano accesso all'assistenza sanitaria pubblica, non sempre di qualità, ma a disposizione di tutti. Oggi, molti ospedali sono inagibili, le fabbriche farmaceutiche distrutte e le strutture psichiatriche sono praticamente inesistente.
Forte richiesta di assistenza psichiatrica. Sotto la pressione della guerra sono anche crollate le reti di solidarietà familiari e comunitarie. Come gli altri paesi arabi, la Siria aveva una lunga tradizione di coinvolgimento della comunità per il benessere e l'assistenza all'individuo. Con la guerra, le comunità sono state sradicate, molti villaggi e città distrutti e milioni di persone hanno abbandonato le loro case. Così, i più vulnerabili sono rimasti senza una rete di sicurezza. La richiesta di assistenza psichiatrica non è mai stata così forte. I pochi specialisti che ancora riescono a lavorare sono letteralmente sopraffatti da pazienti traumatizzati dal conflitto.
Persi nel dramma della guerra. Abbandonati a se stessi, spesso scompaiono senza lasciare tracci. A Damasco ormai è frequente vedere volantini con le foto di persone con disturbi mentali che sono scomparse. Anche i più fortunati, che vivono in aree relativamente sicure al centro di della capitale, che possono rivolgersi ai pochi centri psichiatrici ancora in funzione, rischiano di cadere in crisi profonde per lo stress provocato dalla battaglia continua. Uno psichiatra, che ancora lavora a Damasco e che vuole restare anonimo, racconta la storia di Gandour. Un uomo di 50 anni maniaco-depressivo curato da anni con il litio. La difficoltà di reperire i farmaci e l'impossibilità do un ricovero, l'ospedale si trova in una zona inaccessibile della città, hanno acuito la sua sindrome. Così, Gandour ha iniziato a scomparire per ore, anche durante i bombardamenti più pesanti. Usciva senza meta, di nascosto dai familiari. L'ultima volta non è più rientrato a casa e nessuno riesce a sapere se è ancora vivo, se è stato rapito o è ferito da qualche parte.
I traumi dei profughi. La situazione per i siriani non migliora al di là del confine. Non molto tempo fa Medici Senza Frontiere (MSF) ha dichiarato che il 15% dei rifugiati siriani nei campi profughi iracheni mostrano sintomi di disturbi mentali gravi, il doppio rispetto a un anno fa. "Tra i rifugiati disturbi come la schizofrenia e la depressione acuta stanno diventando sempre più frequenti. Inoltre, stiamo vedendo molte persone con tendenze suicide", ha dichiarato Ana Maria Tijerino, consulente per la salute mentale di Msf. Il prezzo più alto lo pagano i bambini Non stupisce che siano i bambini a pagare il prezzo più alto.
Ragazzini che provano a suicidarsi. "L'entità e la natura dei casi che incontro mi hanno costretto a ripensare tutto il mio approccio al trattamento. Incontro tanti, troppi, bambini con disturbi da stress post-traumatico. Sono incapaci di rimuovere dalla loro vita le immagini di morte cui assistono. Le rivivono in continuazione". Il medico racconta di un ragazzo di dodici anni che sta cercando di aiutare. Un anno fa il ragazzino era in macchina con la sua sorellina mentre, con la famiglia, cercavano di allontanarsi da un conflitto a fuoco. "La bambina è stata colpita da un proiettile ed è morta tra le sue braccia. A lungo si è rifiutato di lasciarla. Ha già tentato due volte di togliersi la vita".
Tornare a disegnare fiori. Chi vive nelle aree controllate dai "ribelli" non riesce a ricevere né medicinali né assistenza medica. I medici di Damasco forniscono, almeno, assistenza agli sfollati da quelle zone che vivono nei rifugi, realizzati negli edifici scolastici. Con l'aiuto della solidarietà internazionali, gli psichiatri locali hanno avviato diverse attività terapeutiche per i più piccoli: corsi di teatro, di disegno, di scrittura creativa, di musica e sport. Contemporaneamente, nelle aree meno a rischio, realizzano corsi di formazione agli insegnanti per aiutarli a riconoscere tempestivo i segni del trauma psicologico. Juliette Touma, diUNICEF, stima che circa 4 milioni di bambini in Siria hanno bisogno di sostegno psicologico, ma molti non sono raggiungibili per i pesanti combattimenti. "Per i bambini che riusciamo a raggiungere - dice Touma - i vantaggi sono evidenti. In un primo momento, disegnano colori forti come il rosso e il nero, e i soggetti sono carri armati, soldati e cadaveri. Dopo alcuni mesi disegnano casette, fiori e tutte le cose che ti aspetti di trovare nei disegni di un bambino".(Repubblica.it)
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