Siria, oltre 100 morti a sfondo religioso nella battaglia per il controllo della frontiera con il Libano...





Si intensifica l'offensiva dei lealisti e degli alleati di Hezbollah contro la città di Yabroud, snodo strategico lungo il confine utilizzato per il contrabbando. Le vittime dello scontro tra miliziani sunniti e rivali sciiti fedeli al regime ne sarebbero un "effetto collaterale". Ripresa l'evacuazione di Homs. Russia contro la bozza francese di risoluzione Onu per accelerare gli aiuti.

BEIRUT - Oltre un centinaio di persone uccise, tra cui civili, costituiscono il tragico bilancio di massacri a sfondo religioso nella Siria centrale, avvenuti tra sabato e domenica da parte di miliziani fondamentalisti sunniti e da loro rivali fedeli al regime. Secondo i bilanci, non verificabili in maniera indipendente, forniti dal regime, dalle opposizioni armate e da altre piattaforme di monitoraggio delle violenze, nella regione di Hama tra sabato e domenica scorsa sono state uccise 116 persone. 

In particolare, le diverse fonti riferiscono di almeno 21 uccisi il 9 febbraio nel villaggio alawita (branca dello sciismo a cui appartengono i clan al potere in Siria) di Maan, a nord-est di Hama, attaccato da miliziani fondamentalisti sunniti. L'agenzia ufficiale Sana parla di 42 uccisi a Maan. Altre fonti, che forniscono liste dettagliate delle vittime, riferiscono di altre 35 persone uccise sabato 8 febbraio a Sawran, villaggio a maggioranza sunnita, da milizie filo-regime. E di altre 16, tra cui donne e bambini, nel vicino villaggio di al Jamala a maggioranza sunnita, attaccato da forze lealiste.

Il massacro sembra essere "effetto collaterale" dell'offensiva intensificata nelle ultime ore delle truppe lealiste e delle milizie libanesi di Hezbollah, loro alleate, contro la città di Yabroud, snodo strategico lungo confine con il Libano. L'attacco rientra in quello che i locali hanno ribattezzato come la "battaglia per Qalamun", dal nome della regione montuosa lungo la frontiera con il Libano utilizzata sia dai ribelli che dagli uomini di Assad per contrabbandare persone e beni. 

Ma gli scontri al confine rischiano di alimentare le tensione settarie all'interno del Libano, dove la profonda divisione tra sunniti e sciiti, così drammaticamente evidenziata dal conflitto in Siria con conseguenze come il massacro di cui si diceva all'inizio, ha già aumentato l'instabilità.

Per l'Osservatorio Siriano per i Diritti umani, l'attacco potrebbe essere la premessa di una più ampia offensiva per stanare i ribelli. Secondo l'Osservatorio, nelle ultime ore sono già stati oltre 10 raid aerei, che seguono un notte di intensi scontri. "Le incursioni - osserva il direttore Rami Abdelrahmansi - si sono bruscamente intensificate e non è chiaro se l'offensiva a Yabroud sia iniziata o stia spianando la strada a un'offensiva più massiccia". Anche secondo il canale arabo Al Meyadeen, gli attacchi sono l'inizio di una più ampia offensiva militare e diversi gruppi dell'opposizione confermano che Hezbollah è coinvolto nelle operazioni.

Intanto a Homs, contemporaneamente alla consegna degli aiuti umanitari, è ripresa l'evacuazione dei civili, sotto l'assedio delle truppe leali ad Assad da quasi due anni. Lo ha annunciato alla France Presse il governatore Talal Barazi, precisando che i veicoli carichi di aiuti verranno poi usati per far uscire i civili. "Alle 11 gli aiuti umanitari sono entrati nella città vecchia di Homs", ha annunciato Barazi.

Secondo il capo delle operazioni della Mezzaluna Rossa, Khaled Erksoussi, a Homs, nella città siriana restano intrappolate 28 famiglie, per lo più cristiane. I nuclei si trovano nel quartiere di Bustan al-Diwan e non riescono a trovare un passaggio che consenta loro di approfittare del cessate il fuoco mediato dall'Onu per lasciare la città assediata. "Vogliono uscire - spiega Erksoussi -, ma non c'è una strada attraverso la quale possano arrivare a un punto d'uscita. Stiamo dunque facendo pressioni sulle Nazioni Unite perché forniscano loro una via d'uscita".

Sul fronte diplomatico, si registra nuova tensione tra la Russia e gli altri protagonisti occidentali del negoziato sulla Siria. Lunedì scorso, il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius ha annunciato che Parigi presenterà al Consiglio di Sicurezza dell'Onu una risoluzione per accelerare la distribuzione di aiuti umanitari e medici nelle città siriane sotto assedio. Fabius ha spiegato che la Francia sta lavorando al testo insieme "a una serie di Paesi". 

Se il capo della diplomazia di Mosca, Serghei Lavrov, ieri ha definito la bozza di risoluzione "distaccata dalla realtà" e "unilaterale", oggi è ancora più diretto il viceministro degli Esteri russo, Ghennady Gatilov: la Russia bloccherà la risoluzione sugli aiuti umanitari in Siria, proposta dall'Occidente al Consiglio di sicurezza Onu, se verrà messa al voto nella sua attuale formulazione. "Il modo in cui è stata stesa è inaccettabile per noi e non c'è dubbio che la bloccheremo", ha dichiarato Gatilov da Ginevra, evidenziando come il testo sia "politicizzato e il suo scopo è porre le basi per future operazioni militari contro il governo siriano, nel caso di non adempimento di certe richieste incluse" nella risoluzione. Il viceministro russo ha poi avvertito che la Cina - altro Paese con diritto di veto a Consiglio di sicurezza - è della stessa opinione...
(R.it ESTERI)

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