In Siria la guerra infinita attorno al castello crociato che ora rischia di scomparire...



                                          Il Krak des chevaliers

Dai mamelucchi ai massacri libanesi, fino alla guerra civile:
il mitico “Krak des chevaliers” travolto dal corso della storia

Il tempo non passa in fretta come per noi al “Krak des chevaliers” , il più celebre castello crociato in Siria, «la migliore illustrazione possibile a una storia delle crociate», copyright Lawrence d’Arabia: scivola piano, lentamente scartavetra i blocchi vetusti di arenaria. Solo ogni tanto, ma ormai a cadenze ravvicinate, parte un’accelerazione: esplosioni e schegge d’acciaio portano dentro la fortezza, che resistette al Saladino, la velocità moderna nella sua forma più distruttiva. Dai massacri libanesi alla guerra civile siriana, altro che i mamelucchi di Baibars che nel 1271 presero la rocca con un inganno. 

Raccontava Robert Fisk nel suo indimenticabile “Il martirio di una nazione” (il Krak è vicino alla frontiera col Libano) che, durante la guerra civile libanese, il Krak fu occupato dai palestinesi. I fedayin ci avevano piazzato delle batterie ma furono subito bombardate dagli israeliani. Due anni fa, in un articolo che denunciava le devastazioni del meraviglioso patrimonio archeologico siriano, Fisk è tornato a raccontare di battaglie intorno al castello degli Ospitalieri, dove i ribelli (il Krak è vicino alla città insorta di Homs) si erano asserragliati, martellati dai cannoni dell’esercito e dai Mig dell’aviazione. La piccola cappella con le volte a botte era rimasta danneggiata. 

Ieri il suo collega Patrick Cockburn, altro decano del Medio Oriente, firma anche lui del britannico Independent, ha ripreso il racconto come se fosse stato interrotto soltanto il giorno prima: sempre i ribelli asserragliati dentro e in basso sempre l’esercito. Nelle campagne intorno, che si dividono tra villaggi sunniti fedeli ai ribelli e cristiani vicini al governo, le battaglie proseguono intermittenti. I militari contano di prendere il controllo dell’area in un paio di settimane, ma potrebbero essere un po’ troppo ottimisti. 

La guerra civile in Siria sta cancellando molti monumenti irripetibili, ponti fragili e struggenti che ci collegavano a un passato sempre più sfuggente, lasciandoci nel desolato presente a fare un’inventario di che cosa abbiamo perso, che non importa più a nessuno. ..
(La STAMPA ESTERI)

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