L’appello di due siriani: “Aiutateci a trovare i nostri figli, sono in Italia”...



di Monica Ricci Sargentini

I due bambini che vedete nella foto si chiamano Mohamad e Ahmad Hazima, il primo ha 8 anni e il secondo 12. Mohamad e Ahmad sono siriani e hanno perso ogni contatto con i loro genitori il 10 ottobre scorso quando la nave su cui avevano lasciato la Siria ha fatto naufragio. Da allora la mamma e il papà, Feryal e Rfaat, li cercano indefessamente e hanno chiesto a questo blog, tramite l’onlus We Are, di lanciare un appello per il loro ritrovamento. I signori Hazima, che hanno anche un altro figlio Anas, sono convinti che i loro figli siano in Italia perché al momento del naufragio alcuni bambini sono stati salvati da una nave italiana mentre loro sono stati portati a Malta dalla guardia costiera maltese.
I piccoli non hanno documenti. Mohamad, al momento della scomparsa, indossava una maglia bianca, una felpa blu con cappuccio. Ahmad, invece, aveva una giacca con sotto una felpa verde. Un medico Maamun Abras ha assicurato agli Hazima di aver visto con i suoi occhi i bambini sulla barca di soccorso italiana.  Ma le loro foto non compaiono né tra i sopravvissuti al naufragio, né tra i morti.  Secondo una segnalazione Mohamad e Ahmad potrebbero essere in un centro accoglienza di Siracusa ma gli Hazima da 20 giorni sono in Svezia e non possono recarsi a Siracusa per mancanza di soldi. Di qui l’appello lanciato da papà Rfaat alle autorità italiane e ai cittadini in genere: “Vi prego aiutateci a trovare i nostri figli, siamo disperati”.  
Ecco il racconto di Rfaat Hazima così come ci è arrivato.
Io, mia moglie e tre bambini ( Anas, il maggiore, il secondo Ahmad, disperso e il terzo Mohamad, pure disperso) siamo partiti dalla Libia verso Lampedusa il giorno 10/10/2013. Il giorno seguente a partire dalle ore 12 di mattina abbiamo iniziato a chiedere soccorso alla guardia costiera italiana e a quella maltese. Quella italiana ci rispondeva che eravamo più vicino a Malta e quella maltese ci diceva il contrario, ovvero che eravamo più vicini all’Italia.
Dopo vari tentativi, la guardia costiera italiana ci ha detto che sarebbe giunta in nostro soccorso dopo 40 minuti, ma sono arrivati solo alle 16.40 e noi siamo sprofondati in acqua. A questo punto ho perso di vista i miei figli . Dopo un po’ ho visto il maggiore, Anas, in acqua. Eravamo soli e non avevamo ancora attorno né maltesi, né italiani. Dopo circa 20 minuti ho visto mia moglie. Siamo rimasti circa un’ora in mare. Poi un elicottero ci ha lanciato una barchetta elastica dove io e mio figlio abbiamo tirato su mia moglie.
Intanto io ho iniziato a cercare i miei due figli dispersi. A questo punto è arrivata la barca maltese e dopo un po’ quella italiana. I maltesi salvavano adulti e bambini, mentre gli italiani salvavano solo bambini, SOLO BAMBINI. Io mi avvicinavo alla nave italiana e mi allontanavano dicendomi “ solo bambini”. Siamo rimasti circa 4 ore in acqua. Io cercavo i miei figli e quando ho perso la speranza sono ritornato alla “barchetta elastica” dove c’erano mia moglie e mio figlio Anas.
A questo punto i maltesi ci hanno portati a Malta. Siamo rimasti fino al giorno seguente in una sorta di coma. Dopo due settimane dall’Italia sono arrivate  le foto dei vivi e non c’erano quelle dei miei figli. Dopo un’altra settimana ci hanno portato quelle dei morti e non c’erano neanche lì le foto dei miei figli. Con noi c’era il dottor Maamun Abras che ha visto i nostri figli sulla nave italiana, al momento del naufragio, e mi ha detto: “ Stai tranquillo che i tuoi figli sono in vita e li ritroverete”, ma quando ci hanno portato le foto dei rimasti in vita e dei morti non abbiamo trovato tracce dei miei figli. Aiutateci a trovarli...
(CORRIERE DELLA SERA.it)

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