Siria, Onu presenta piano ufficiale per la distruzione delle armi chimiche...


Di Luca Lampugnani | 05.12.2013 09:29 CET
Impacchettare, spedire e distruggere. A parole può sembrare cosa facile, ma nei fatti la definitiva rimozione ed eliminazione dell'arsenale chimico di Damasco (circa 500 tonnellate di 'veleni') è da considerarsi tutt'altro che archiviata.
Mercoledì, durante un incontro 'privato' del Consiglio di Sicurezza, l'ONU ha cercato di dettare una road map ai suoi agenti al lavoro in Siria a stretto contatto con quelli dell'OPAC (Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche). In seguito ad una prima parziale distruzione sul luogo, dove sono stati resi completamente inservibili i siti utilizzati dal regime siriano per la fabbricazione delle armi chimiche, lo step successivo prevede, entro il 31 dicembre, che tutto l'arsenale residuo e sequestrato lasci il Paese.
Come per la prima fase delle operazioni, anche in questo secondo caso a rendere difficile il lavoro degli agenti di Nazioni Unite e OPAC è l'incessante guerra civile che si combatte in tutta la Siria tra forze regolari e fedeli al presidente Bashar al-Assad e 'ribelli', movimento che molti raccontano come ormai preda di gruppi islamisti e vicini ad Al-Qaeda. "Se ci saranno ritardi dovuti alle condizioni di sicurezza, dovremo naturalmente rivalutare e rivedere i nostri piani", ha spiegato il coordinatore speciale della missione Sigrid Kaag all'uscita dal briefing del Consiglio di Sicurezza. Al momento, com'è comprensibile, l'Onu non ha specificato precisamente quali saranno i 'passi' che muoverà entro fine mese per raggiungere il primo obiettivo.
Tra le poche cose certe è che l'arsenale chimico sequestrato, tra cui ci sono gas nervini, dovrebbe essere prima raccolto e poi fatto salpare da Latakia, grande città vicinissima al confine turco indicata dal governo di Damasco e su cui gli ispettori delle Nazioni Unite hanno già effettuato alcuni sopralluoghi. Una volta fatta arrivare la 'merce' pericolosa al porto, questa dovrà essere imballata e preparata per il trasporto, che avverrà su navi di alcuni degli Stati membri dell'ONU (non specificati, ma secondo molti organi di informazione tra gli altri si parlerebbe della Danimarca). Da qui in poi la strada dovrebbe essere, si fa per dire, tutta in discesa: in un luogo che ancora non è stato rivelato le imbarcazioni dei vari Paesi dovrebbero 'traghettare' il loro carico ad una grande nave statunitense (Cape Ray), attrezzata a dovere per l'occasione, che dovrebbe essere in grado di 'smaltire' le armi chimiche direttamente a bordo e al largo di acque internazionali.
Tempo previsto per la conclusione di tutte le fasi della missione: metà 2014. In ogni caso non vanno dimenticate le tensioni e le violenze di cui da oltre due anni è teatro la Siria, tanto che nelle scorse settimane è stata chiusa al traffico la principale arteria di asfalto tra Damasco e Homs. Da una parte l'ONU e l'OPAC tendono a sfoggiare un cauto ottimismo, ma sono più che comprensibili le preoccupazioni della Kaag rispetto a complicazioni e ritardi nelle operazioni. "È una delle principali vie di trasporto su terra" ha detto il coordinatore speciale parlando della strada, all'incirca 162 chilometri, che divide la capitale ed Homs. "Se non potremo utilizzarla, sarà un vero problema". Inoltre, ha spiegato ancora la donna, non sono stati presi in considerazione (questo ovviamente è tutto da vedere) eventuali 'piani B': "Latakia è il porto designato per l'uscita degli agenti chimici dal Paese" ha sottolineato, aggiungendo che "è stato valutato come funzionale e quindi in grado di gestire il processo".   
(International business time)

Commenti

AIUTIAMO I BAMBINI DELLA SCUOLA DI AL HIKMA

Post più popolari

facebook